L’elenco dei bersagli da colpire, nel quale figurano anche i due esponenti del governo regionale del Molise, è stato ritrovato nell’abitazione di Luigi Di Menno,ora ai domiciliari. Considerato uno dei leader, a casa sua sono state anche ritrovate delle armi. Su quel pezzo di carta, un piccolo foglietto a righe, oltre agli esponenti politici del piccolo Molise, c’erano i colleghi dell’Abruzzo e delle Marche. Ma non è tutto, dato che uno dei loro intenti sarebbe stato quello di far saltare in aria delle sedi di Equitalia con dentro i dipendenti.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, il piano degli indagati era “basato su un doppio binario”: da un lato atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale e dall’altro un’opera di capillare intromissione nei posti di potere, tramite regolari elezioni popolari con la presentazione di un loro nuovo partito”.
Al vertice del gruppo “Avanguardia ordinovista” che si rifaceva appunto a quello disciolto di Ordine Nuovo gli inquirenti collocano Stefano Manni, Carabiniere in congedo di Montesilvano, accusato di aver “utilizzato il web”, ed in particolare Facebook, “come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo”. Proprio sul profilo dell’organizzazione di questo social network, infatti, sono comparse incitazioni alla condanna a morte del presidente della Repubblica, Napolitano, del presidente della Camera, Boldrini e di molti altri.
“E’ giunto il momento di colpire, ma non alla cieca”, sono alcune parole di Manni emerse dalle intercettazioni. “Non come alla stazione di Bologna, tra l’altro non attribuibile a noi – dice ancora nelle registrazioni – vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro. E’ arrivato il momento di farlo, ma farlo contestualmente”.
Secondo gli inquirenti, tra gli indagati c’era anche chi aveva redatto un testo simile alla nuova costituzione dell’Avanguardia ordinovista.
Intanto, la vicenda di cronaca è stata commentata dal governatore Frattura. “Di fronte alla naturale e umana impressione derivante dall’apprendere che le istituzioni molisane, come quelle di Abruzzo e Marche, sono state considerate potenziali bersagli della violenza del gruppo eversivo neofascista, un’impressione di portata generale, poiché legata all’esistenza stessa del nucleo terroristico – le parole del numero uno del Molise – resta la serenità che accompagna ogni nostra azione quotidiana. Non abbiamo mai registrato minacce di tale calibro e di certo non muteremo le nostre abitudini e la nostra condotta tutte improntate alla normalità. In questo momento la prudenza guida ogni commento e ogni reazione in attesa che la magistratura concluda l’inchiesta. Intanto – conclude Frattura – un ringraziamento sentito alle forze dell’ordine e agli inquirenti che hanno stroncato l’esistenza del gruppo neofascista”.