Numeri che spaventano quelli diffusi dall’Istat relativi al dato della povertà in Italia. Nel Belpaese, che di bello sembra avere sempre di meno, le famiglie che vivono in condizioni di indigenza nel 2017 sono pari a un milione 778mila, per un numero che va oltre i 5 milioni di individui.
Singoli e nuclei familiari sempre più poveri per un dato che dimostra come, rispetto al 2016, sia cresciuta la povertà assoluta, così come quella relativa, ovvero quella calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà), che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Ed è proprio qui che i numeri crescono, in particolare per ciò che riguarda il Mezzogiorno.
Nel 2017, si stima siano 3 milioni 171mila le famiglie in condizione di povertà relativa (con un’incidenza pari a 12,3% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 9 milioni 368mila individui (15,6% dell’intera popolazione). Di questi, 4 milioni 669mila sono donne (15,1%), 2 milioni e 156mila sono minori (21,5%) e quasi 1 milione e 400mila anziani.
Non va meglio in Molise dove la povertà relativa nel 2017 incide per il 21% a differenza dell’anno precedente, quando il valore era pari al 18,2%.
Una linea, quella tracciata dai dati Istat relativi alla povertà relativa che, di anno in anno, si sposta a causa della variazione sia dei prezzi al consumo sia della spesa per consumi delle famiglie. Nell’analizzare la variazione della stima si deve, dunque, tener conto dell’effetto combinato di entrambi gli aspetti.
Ciò che emerge dai numeri diffusi solo ieri, martedì 26 giugno dall’Istituto Nazionale di Statistica è che nel 2017 da una parte è peggiorata la situazione in termini di famiglie “sicuramente” povere (che hanno livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%): sono infatti il 6,2% (da 5,6% nel 2016), quota che sale a 12,5% nel Mezzogiorno (da 10,5%). Dall’altra, c’è la conferma del recente scivolamento sotto la linea di povertà di numerose famiglie che rimangono però prossime alla soglia, è “appena” povero (ovvero ha una spesa inferiore alla linea di non oltre 20%) il 6,1% delle famiglie residenti (era il 5,0% nel 2016), che diventa il 12,2% nel Mezzogiorno (da 9,2%); tra queste, più della metà (3,3%), presenta livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà (inferiori di non oltre il 10%); tale valore nel Mezzogiorno è pari a 6,3%.
È invece “quasi povero” il 7,4% delle famiglie (spesa superiore alla linea di non oltre 20%) mentre il 3,6% ha valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre 10%, quote che salgono rispettivamente a 11,9% e 5,8% nel Mezzogiorno, confermando il quadro del 2016. Le famiglie “sicuramente” non povere, infine, sono l’80,4% del totale (erano l’82,4% nel 2016), con valori pari a 89,3% nel Nord, 85,4% nel Centro e 63,4% nel Mezzogiorno.
Nel 2017 l’incidenza della povertà assoluta fra i minori permane elevata e pari al 12,1% (1 milione 208mila, 12,5% nel 2016); si attesta quindi al 10,5% tra le famiglie dove è presente almeno un figlio minore, rimanendo molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9%).
L’incidenza della povertà assoluta aumenta, inoltre, prevalentemente nel Mezzogiorno sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (da 9,8% a 11,4%), soprattutto per il peggioramento registrato nei comuni Centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti (da 7,8% del 2016 a 9,8%). La povertà aumenta anche nei centri e nelle periferie delle aree metropolitane del Nord.
Insomma, tutti numeri che fotografano una situazione drammatica in cui versa un Paese in cui la politica, invece dei soliti proclami elettorali, dovrebbe trovare il coraggio di agire prima che davvero sia troppo tardi.