Il nome della molisana La Selva è affianco a chi, come lei ha rappresentato al meglio il Paese. Trenta nominativi in cui figurano significative storie, come ad esempio quelle degli imprenditori di Cesenatico che sostengono un dipendente malato di tumore privo di copertura previdenziale, il dirigente scolastico in pensione che collabora con il Ministero dell’Istruzione per garantire lo svolgimento delle lezioni nelle zone terremotate, l’insegnante che presta servizio nelle sezioni scolastiche ospedaliere o, ancora, il volontario che favorisce l’integrazione degli emigranti italiani in Germania.
Tra chi ha ricevuto l’onorificenza spiccano poi i nomi di chi, come La Selva, si è distinto nel contrasto alla violenza sulle donne. Tra tutte, le due poliziotte, Francesca Romana Capaldo e Roberta Rizzo, che, con il loro operato, hanno contribuito in modo determinante agli arresti per gli stupri di Rimini del 26 agosto scorso. Ma soprattutto c’è Gessica Notaro, la giovane miss riminese sfregiata con l’acido dall’ex compagno Eddy Alvares che, con coraggio e determinazione, ha trasformato la propria testimonianza di vittima, nel suo impegno nell’ambito della sensibilizzazione sul tema del contrasto alle violenze di genere.
E proprio perché il suo nome compare in quella lista, resa pubblica solo ieri dal Quirinale, a circa 24 ore dalla notizia, Maria Grazia La Selva stenta ancora a trattenere l’emozione di un riconoscimento davvero importante, che la stessa dice di voler condividere con chi, insieme a lei, in tutti questi anni, ha operato sul territorio.
“Quando ho capito che davvero dall’altro capo del telefono ero in contatto con il Quirinale, non riuscivo più nemmeno a proferire parola”, racconta La Selva ripercorrendo gli attimi di quella telefonata arrivata ieri e, alla quale, per un momento, ha stentato quasi a credere.
“Ma quell’onore al merito nel campo del sociale, – ha proseguito – voglio condividerlo con tutte le professioniste che, insieme a me, combattono il fenomeno della violenza di genere sul territorio. Onore al merito va perciò alle dottoresse Rossella Pasquale, Lucia Gamberino, Emanuela Galasso e a tutte le volontarie quotidianamente impegnate in quest’opera di contrasto alla violenza”.
“La nostra associazione – dice ancora La Selva – è nata nel 2014, solo un anno dopo la Legge regionale emanata in materia (Legge numero 15 del 10 ottobre 2013 ndr). A quei tempi sembrava ancora difficile iniziare a parlare di violenza, far sì che le donne potessero raccontare le loro storie, per salvarsi e per aiutare le altre donne ad uscire dal tunnel dei soprusi. Con l’impegno, la forza di volontà e la passione, tutto è stato via via possibile. Un passo alla volta, in un sentiero costernato di ostacoli, sono poi state sempre di più le donne che hanno voluto ‘camminare’ insieme a noi per denunciare e per dire ‘no’ alla violenza. Ad oggi sono 55 i casi di donne vittime di violenza che abbiamo seguito. Di questi sei sono ancora all’attenzione del nostro centro antivolenza, messo su proprio per poter meglio rispondere alle richieste di aiuto delle donne, le quali, grazie a gruppi di mutuo aiuto, si possono raccontare e possono essere appunto d’aiuto a chi ha paura di denunciare. Tante sono, infatti, le donne che hanno deciso di parlare dopo essere state 10 o, addirittura, 20 anni accanto all’uomo che le maltrattava”.
Un riconoscimento, dunque, che la presidente di Liberaluna vuole dedicare a un lavoro di squadra che in questi anni ha permesso alla Onlus di sostenere le donne vittime di violenza, ma anche un messaggio da lanciare alle giovani generazioni.
“Vorrei – dice – che questo riconoscimento che premia anni di lavoro silenzioso sul territorio, possa fungere da monito per i giovani. Proprio a loro vorrei dire di credere sempre in quello che fanno, di farlo con passione, dandosi sempre un obiettivo da raggiungere, perché se ci si può dare un obiettivo allora lo si può anche raggiungere. Questa onorificenza la intendo come un riconoscimento al mio impegno e al mio credere, insieme a chi opera con me, in valori fondamentali. Ecco perché mi piacerebbe che la mia storia potesse essere contagiosa per i giovani, perché sono loro i primi che dobbiamo ascoltare. Loro saranno i genitori di domani, le famiglie di domani ed è quanto mai urgente che possano fare un percorso di vita basato sul rispetto dell’essere umano. Mi piacerebbe, ancora, che ognuno potesse poi essere consapevole che le singole scelte possano essere mirate a cambiare il mondo. Credo che ognuno, nel proprio piccolo, può dare un grande contributo per far sì che le cose migliorino”.
Sul riconoscimento ottenuto da Maria Grazia La Selva, intanto, si è espresso anche il governatore Frattura che ha parlato di un’onorificenza al merito dal “valore speciale, importante e profondo che, arrivando alla vigilia della giornata di contrasto alla violenza di genere, è carica di significato”.
“Siamo riconoscenti al Presidente Mattarella che, dopo l’onorificenza alla memoria della dottoressa Rita Fossaceca, uccisa in un agguato in Kenya dove si trovava per missione umanitaria, – le parole di Frattura – ha voluto premiare un’altra nostra concittadina: tutto questo è per noi, per il nostro Molise, motivo di grande orgoglio”.
E chi è protagonista di quell’orgoglio di cui può vantare la ventesima regione, promette di continuare a operare per il bene del territorio. Già domani, lunedì 20 novembre, infatti, a Montenero di Bisaccia è in programma una nuova tappa del tour del camper con il quale Liberaluna sta toccando tutte le principali piazze della regione, proprio per continuare a dire ‘no’ alla violenza sulle donne.
fabyabb