La madre lo accompagna a vendere la droga, il padre lo aiuta a nascondere 90mila euro e gli fa presentare domanda per il reddito di cittadinanza: il writer Pensa finisce in carcere insieme a un altro giovane

Sono loro gli autori dello scippo in via Ferrari e della rapina in via Monte Santo. La città torna a fare i conti con l'emergenza droga

È finito in manette il 25enne Michele Di Bartolomeo. Un nome molto conosciuto in città, soprattutto perché da tempo aveva imbrattato i muri di tutta Campobasso con la scritta ‘Pensa’. E l’indagine congiunta di Polizia e Carabinieri per la quale oggi sono state emesse 6 ordinanze di esecuzione di misure cautelari (di cui due in carcere e quattro ai domiciliari) porta proprio quella firma che i campobassani leggono in tantissimi posti della città.

Perché Di Bartolomeo, già arrestato in Romania per rapina, non solo è uno degli autori dello scippo a danno di due giovani, avvenuto ad agosto in via Ferrari, ma c’entra anche con quanto accaduto in via Monte Santo lo scorso 23 gennaio, dove una donna di origini brasiliane ha subito una rapina in casa.

Un fatto di cronaca quest’ultimo che ha coinvolto anche l’altro giovane finito in manette: Andrea Maselli. Quest’ultimo si era presentato addirittura in Caserma insieme al suo legale per fornire una testimonianza. Parole che lo avrebbero di fatto scagionato ma che non hanno, però, convinto  gli inquirenti, i quali hanno continuato a indagare e sono riusciti a chiudere un cerchio, all’interno del quale ci sono le altre quattro persone finite ai domiciliari (C.A. F.D. V.A. P.L.) e le 8 denunciate.

Un perimetro, quello che unisce le vite dei giovani finiti nei guai, tenuto insieme dalla droga che fruttava parecchio denaro.

Il writer Pensa con quelle sostanze stupefacenti ci riusciva ad alzare quasi 3mila euro al giorno.

Ma il 25enne non agiva da solo. Ad aiutarlo ci pensavano madre e padre, non conviventi e separati ma entrambi con la voglia di assecondare le inclinazioni del figlio.

In quella casa lo spaccio era ormai un affare di famiglia, anche perché al ragazzo per i suoi precedenti penali, oltre all’obbligo di dimora notturna era stata anche ritirata la patente. Un inconveniente quest’ultimo a cui però sapeva far fronte la madre: proprio la donna accompagnava, infatti, il figlio sia nei rifornimenti che nella vendita.

Nello stesso tempo era il padre ad aiutarlo a nascondere tutto quel denaro contante, che in qualche modo andava ripulito. Ben 90mila euro sono stati ritrovati a casa del genitore del writer. Soldi, nascosti all’interno della fessura di un muro e sulla cui provenienza proseguono le indagini degli investigatori.

Una ricchezza tutta in nero che non aveva impedito al padre di pretendere che il ragazzo presentasse domanda per il reddito di cittadinanza.

Insomma, anche questa volta, così come per l’operazione Drug Market, tutto sembra basarsi sull’affetto familiare.

Intanto, le indagini degli inquirenti hanno consentito di ricostruire come la droga provenisse dalla vicina Foggia. I fornitori pugliesi sono finiti ai domiciliari, mentre Polizia e Carabinieri sono riusciti a ricostruire come nel momento dello spaccio che avveniva sul territorio del capoluogo molisano scattavano vere e proprie minacce ed estorsioni a danno dei clienti che tardavano a saldare i debiti.

Ma anche come gli spacciatori locali, per accaparrarsi le sostanze stupefacenti senza intaccare le riserve di denaro nascoste, pianificavano ulteriori rapine.

Insomma, partite di roba con le quali non si giocava solo con la vita dei tossicodipendenti, ma con cui si metteva in discussione anche la sicurezza della città, dove in nome della droga proliferavano altri tipi di reati. Una vera e propria emergenza con cui Campobasso, il Molise intero, le istituzioni e ognuno di noi è chiamato a dover fare i conti.

fabyab

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