In contrada Fonte Pozzo, nei pressi di Oratino, quelle autovetture di grossa cilindrata non erano passate inosservate tra i residenti della zona che avevano notato strani movimenti. Proprio da un veicolo non coperto da assicurazione ha preso, infatti, il via l’indagine della Squadra Mobile di Campobasso che ha portato all’arresto di Giuseppe Bruno e Vincenzo Zeoli, quest’ultimo difeso dall’avvocato campobassano Antonio Di Renzo. Pugliese uno, ex guardia giurata del capoluogo l’altro. Entrambi 50enni, avevano avuto benefici reciproci. Bruno, che era agli arresti domiciliari a Foggia, da dove però aveva fatto perdere le tracce, pur non risultando tra le fila di qualche organizzazione malavitosa, aveva i canali giusti per rifornirsi di cocaina, ma aveva anche la necessità di una persona insospettabile come Zeoli, il quale, nello stesso tempo, poteva beneficiare dei proventi dell’attività illecita messa su.
300 grammi di cocaina già suddivisa in dosi, 35mila euro in contanti, ma anche due fucili da caccia, una pistola, numerose cartucce e appunti con i nomi di alcuni spacciatori del capoluogo. È stato questo il ‘bottino’ ritrovato e sequestrato in una villa in un posto tranquillo, poco fuori dal capoluogo molisano.
La “centrale del confezionamento” o, dimora (ma non proprietà) del foggiano, si trovava in una zona quasi difficile da raggiungere, dove però non c’era alcun tipo di via vai. Quasi certamente lì la ‘roba’ veniva semplicemente suddivisa per essere poi trasferita ai piccolo spacciatori della città che la rivedevano a una ‘Campobasso benestante’, fatta di persone che possono permettersi di pagarla a un prezzo sostenuto: 50-60 euro a grammo.
Se la droga conservata in contrada Fonte Pozzo non fosse stata sequestrata, avrebbe così fruttato ai due tra i 15 e i 18mila euro.
Quando gli uomini della Mobile hanno fatto irruzione nell’abitazione, dopo averla monitorata per alcuni giorni, l’uomo di origini pugliese aveva già buttato nel water tutta la droga, che è stata però rinvenuta nella fossa biologica. Le armi sono state, invece, ritrovate in una casa, a pochi metri di distanza dalla villetta, che era stata affittata dal campobassano. I fucili e la pistola erano detenute legamente, anche se il 50enne avrebbe dovuto tenerle presso l’abitazione di Termoli, città dove lo stesso ha vissuto e lavorato.
Rinvenute numerose schede telefoniche ma anche un walkie talkie per comunicare in maniera più sicura: i due non avevano lasciato nulla al caso e prendevano tutte le precauzioni possibili per non essere scoperti. Cautele che, tuttavia, non sono servite a non insospettire i residenti della zona, da cui è partita la segnalazione con la quale si è arrivati a sgominare un importante giro di spaccio, che potrebbe ora far restare in “crisi di astinenza” quella ‘Campobasso bene’ che può permettersi di sborsare 60 euro per un grammo di cocaina.