All’avvocato Fernando Arbotti non doveva essere applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “I treni del gol”.
La Cassazione ha ribaltato quelle che erano state le tappe che avevano portato alla custodia cautelare del procuratore sportivo di Termoli, coinvolto nell’indagine sulla compravendita delle partite che sarebbe stata voluta dal patron del Catania, Pulvirenti.
Arbotti fu sottoposto, lo scorso 23 giugno, agli arresti domiciliari dagli agenti della Digos, i quali gli notificarono il provvedimento. Quattro in totale sono stati i mesi di custodia cautelare tra domiciliari e obbligo di dimora.
I supremi giudici della Cassazione hanno accolto la tesi degli avvocati Angelo Sbrocca (sindaco di Termoli) e Nicolino Cristofaro, i quali avevano, nei mesi scorsi, ottenuto dinieghi sia dal giudice per le indagini preliminari sia dal Tribunale del Riesame. Ed era stato il gip qualche settimana fa, dopo l’ennesima istanza di revoca presentata dagli avvocati difensori, a restituire ad Arbotti la piena libertà personale.
Cinque sarebbero state le gare acquistate, attraverso intermediari, per permettere al club etneo di salvarsi nel campionato di serie B. L’inchiesta giudiziaria è sfociata anche in quella sportiva con la retrocessione in serie C e nove punti di penalizzazione ai danni del Catania.
Coinvolti, insieme ad Arbotti e al patron Pulvirenti, nei “Treni del gol” anche l’amministratore delegato del Catania, Pablo Cosentino, il direttore generale Daniele Delli Carri e i procuratori sportivi Giovanni Impellizzeri, Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi.
LE TAPPE DELLA VICENDA
Inchiesta ‘I treni del gol’, il termolese Fernando Arbotti non parla davanti al Gip