Una volta Campobasso era un’isola felice, una cittadina in cui si poteva lasciare la macchina parcheggiata in tripla fila, con la chiave inserita nel quadro, senza che nessuno osasse avvicinarsi per spostarla. Neanche i vigili. Ah è ancora così? Ironia a parte, una volta ci si sentiva davvero più sicuri, anche perché il Molise non lo conosceva proprio nessuno, nemmeno erano nate le pagine web che ci prendevano beatamente per i fondelli: nessuno sapeva dell’esistenza di una regione che non esiste fino a quando non è arrivata l’era dei social a far chiarezza. E poi siamo diventati famosi. Con la notorietà abbiamo iniziato a reclamare gli stessi diritti riservati ad ogni città capoluogo che si rispetti e sono arrivati il multisala, il McDonald’s, H&M, l’ombra della metropolitana leggera, il Freccia Rossa ‘Termoli-Milano’ e il parcheggio al Selvapiana. Una volta avevamo un solo cinema e due o tre trattorie di cucina tipica, esistevano ancora le mercerie e il centro commerciale era il centro. Stop. Dobbiamo però riconoscere che diventare famosi ha avuto i suoi lati negativi: tipo quello di essere geograficamente localizzati e successivamente riconosciuti come cittadini benestanti e quindi presi di mira da diverse tipologie di malviventi, ladri inclusi. In questo periodo l’escalation di reati come furto, rapina, scippo e truffa è impressionante: si va dalle incursioni nelle abitazioni a quelle nelle scuole, nei garage e nei supermercati, senza dimenticare le rapine nelle gioiellerie, i furti d’auto, le truffe telefoniche e quelle informatiche. Ormai quando riceviamo la chiamata di un parente, prima di rilasciare dati sensibili, vogliamo che sblocchi il livello avanzato di diffidenza fornendoci nel dettaglio:
a) il nome di quella malattia avuta da bambini che ha lasciato una cicatrice a forma di… ? E dove?(Il punto preciso sul corpo);
b) l’autore della poesia che puntualmente dovevamo recitare in piedi sulla sedia, durante le riunioni di Natale in famiglia;
c) il nome del primo fidanzato avuto all’asilo, quello che non sapeva di essere il nostro fidanzato ma si doveva sparare per forza un nome per far tacere nonne, zie e madrine una volta per tutte.
Intanto le forze dell’ordine continuano a suggerire una serie di accorgimenti da adottare tali da poterci regalare l’illusione di vivere in fortezze inespugnabili. Qualche esempio:
- Durante le assenze brevi lasciate accesa una luce o banalmente la radio o la televisione in modo da mostrare all’esterno che la casa è abitata. I rumori scoraggiano il ladro;
Bene. Ora immaginiamo questi esperti scassinatori, che magari ci osservavano da giorni, rimanere fregati da una lucina lasciata accesa per ore nel corridoio, la parte della casa in cui, lo sanno tutti, ci si sofferma effettivamente anche per una giornata buona a contare le venature del pavimento in marmo di Carrara. E, ancora, una televisione in funzione al buio, ferma su Media Shopping senza che nessuno reagisca con il ditino sul telecomando ma subendone passivamente lo strazio.
- Sulla segreteria registrate il messaggio sempre al plurale. La forma più utile a prevenire i furti non è “siamo assenti”, ma “in questo momento non possiamo rispondere”.
In effetti cosa importa se tutto il paese sa che sei una nonnina sola da vent’anni? Devi far credere di avere un figlio sessantenne, che però tieni segregato nel sottoscala dal 1950, e poi lasciare un messaggio in segreteria che faccia vagamente capire ai malintenzionati che cosa potrebbe toccargli se entrassero di nascosto in casa tua :”in questo momento non possiamo rispondere perché uno di noi è legato ai piedi del letto. Riprovate più tardi che magari è riuscito a liberarsi, anche se ho i miei dubbi”.
- Fatevi installare, ad esempio, una porta blindata con spioncino e serratura di sicurezza. Aumentate, se possibile, le difese cosiddette passive come, ad esempio, l’installazione di videocitofoni e/o telecamere a circuito chiuso.
Molto utile, perché in tanti avevamo invece pensato di buttare giù i muri di cemento armato e costruire delle bellissime pareti in vetro di murano in modo da tenere l’ambiente circostante sotto controllo e riuscire a vedere i ladri in avvicinamento con largo anticipo.
Invece per quanto riguarda il problema furti nelle scuole, bisogna precisare che si è trattato di un malinteso:
“Scuola Aperta” è un progetto che la Polizia di Stato sta tenendo negli istituti scolastici della provincia per educare i giovani alla legalità, ma evidentemente qualcuno l’ha inteso come un gentile invito al saccheggio libero, nell’attesa che si riescano finalmente a piazzare due telecamere prima che, le telecamere stesse, diventino l’unica cosa di valore rimasta nelle nostre scuole.