Otto mesi di reclusione, con pena sospesa, e il risarcimento del danno in favore delle parti civili: è questa la pena riconosciuta dalla Corte D’Appello di Campobasso per l’autotrasportatore di San Giuliano di Puglia, imputato per omicidio colposo per la morte di Gabriele Caccavaio, il giovane di 29 anni che nel 2010 perse la vita in un drammatico incidente sulla strada che collega Bonefro a Casacalenda.
Una sentenza, quella di secondo grado, pronunciata oggi, giovedì 11 gennaio 2018, nel Tribunale di Campobasso che ribalta l’assoluzione di primo grado del 2016 emanata dal Tribunale di Larino.
I giudici del capoluogo, hanno riconosciuto per l’imputato la corresponsabilità. I familiari, che si erano costituiti parte civile e che sono stati difesi dai legali Erminio Roberto e Fiorina Piacci, dovranno essere risarciti. “Siamo soddisfatti perchè, – le parole dell’avvocato Roberto – la sentenza di primo grado è stata completamente ribaltata, confermando la tesi mia e della collega che ha smontato di fatto la perizia sul tachimetro”.
Come si fa a sopravvivere alla morte di un figlio mamma Carmen lo aveva raccontato quest’estate dinanzi le telecamere di UnoMattina estate, quando aveva lasciato intendere di star vivendo il calvario di un iter giudiziario lungo e doloroso, “in cui – aveva detto in quell’occasione – è stato necessario capire e studiare”, ma anche continuare ad avere la forza per andare aventi e continuare a credere nella giustizia.
E quella forza Carmen aveva cercato di trovarla in una semplice frase che, nei momenti di disperazione più profonda, le ritornava spesso alla mente. “Sono stato seppellito ma non si sono accorti che ero un seme”, era stato l’aforisma citato in diretta nazionale da una mamma che un seme in tutti questi anni lo è stato davvero, aderendo all’associazione Vittime della Strada grazie alla quale, più di un anno fa, l’omicidio stradale è diventato legge.
“Oggi sei stato accanto a noi tutto il giorno. La tua presenza l’abbiamo sentita tutti. Adesso vola tranquillo lassù”, scrive sui social Carmen dopo la sentenza. Un post a cui fanno seguito commenti di quanti conoscevano Gabriele, il ragazzo dagli occhi blu che stava studiando per diventare infermiere. Lui che non aveva mai avuto paura di essere al fianco di chi soffre e che in città era conosciuto soprattutto per il suo impegno attivo all’interno della Croce Rossa Italiana. Operativo sia durante il sisma di San Giuliano di Puglia, Gabriele fu anche tra i primi volontari a partire per l’Abruzzo nel 2009, dopo il terremoto che distrusse L’Aquila.
Un’esperienza che lo segnò particolarmente e di cui non parlò mai, conservando silenziosamente, nel profondo del suo animo, lo strazio di chi, per ore, ha scavato tra le macerie. Gabriele conosceva da vicino il dolore, probabilmente lo stesso che la sua famiglia ha dovuto sopportare da quel terribile 5 agosto 2010.