Cresce l’emergenza cinghiali in Molise. Dopo l’ultimo incidente automobilistico verificatosi lo scorso 8 giugno lungo la statale 17, nei pressi del bivio di San Polo Matese, si riaccendono i riflettori, per la verità mai spenti, su una problematica irrisolta da anni: l’aumento incontrollato e ormai inarrestabile di cinghiali sull’intero territorio regionale.
Parliamo di interi branchi che ormai circolano incontrastati su terreni, strade e centri abitati, spesso seminando il panico fra la popolazione sempre più allarmata verso un problema che non interessa più solo gli agricoltori, i cui campi vengono sistematicamente e quotidianamente distrutti ma anche la pubblica incolumità.
Dunque agricoltori messi sul lastrico dalle quotidiano scorribande di cinghiali, automobilisti sempre più a rischio di pericolosissimi incidenti stradali, anche lungo le strade statali e non più solo le vie secondarie della regione, come anche cittadini che si imbattono con sempre maggiore frequenza in cinghiali che si appropriano di parchi e giardini senza alcun timore dell’uomo.
“E’ un quadro a tinte fosche – spiega Giuseppe Spinelli, delegato confederale di Coldiretti Molise – quello dipinto dalla realtà degli ultimi mesi che urge soluzioni efficaci e immediate. Grazie alla nostra azione sindacale continua e pressante siamo riusciti ad ottenere dalla Regione Molise una serie di misure, la maggiore della quale è certamente l’intervento di selecontrollo, che consente agli imprenditori agricoli muniti di licenza di porto di fucile per l’esercizio venatorio e opportunamente formati con uno specifico corso, la possibilità di difendere i propri campi dalla forza distruttiva dei cinghiali; ma – aggiunge Spinelli – questo purtroppo non basta. Adesso la palla passa al Parlamento nazionale che dovrà modificare la Legge sulla caccia (n. 157 del 1992), prevedendo opportune norme che consentano di ridurre il numero di questi animali, estremamente prolifici, per risolvere realmente il problema. Ne va della sopravvivenza delle nostre aziende – conclude – linfa vitale dell’economia regionale e nazionale, già duramente provate dalla crisi della pandemia, ma anche la tutela della biodiversità e ovviamente l’incolumità dei cittadini”.