La legge sul cosiddetto biotestamento ha superato l’esame alla Camera dei deputati: 326 voti a favore, 53 i contrari. Il testo, ora, dovrà passare per il vaglio del Senato per la sua approvazione definitiva.
In modo particolare l’articolo 3 della legge è quello che regola le Dat, le Dichiarazioni anticipate di trattamento. Approvato con 313 voti favorevoli e 59 voti contrari e, parzialmente modificato durante l’esame, l’articolo dispone che “ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, attraverso disposizioni anticipate. La persona deve indicare un fiduciario che ne faccia le veci e la rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie”.
Quello che a breve arriverà in Senato è, dunque, un disegno di legge di cui in Italia si discute da tanti anni e che entra a far parte di un periodo di cambiamenti, iniziato con l’approvazione delle unioni civili da parte della Camera, nel maggio 2016. È proprio da quest’ultimo evento che nasce la decisione di alcuni sacerdoti molisani di far sentire la propria voce non solo dal pulpito, ma anche attraverso dei gesti in grado di scuotere l’opinione pubblica. I parroci di Carovilli, Castropignano, Duronia, Pietrabbondante e Salcito, appresa la notizia dell’approvazione da parte della Camera del ddl sul biotestamento, hanno fatto suonare le campane a morto.
A parlare di come nasce l’idea e degli obiettivi che questa vuole raggiungere è don Leonardo Sacco, giovane parroco di Pietrabbondante. Paese che, inoltre, ha visto affiggere un manifesto con scritto: “le campane suonano a morto perché la Vita è vittima della morte dall’aborto all’eutanasia delle Dat. Con queste l’Italia ha scelto di far morire, non di far vivere. Prosit”.
Come e da chi è nata l’idea di protestare contro il ddl sul biotestamento suonando le campane tipiche di quando decede una persona? “L’iniziativa ha preso spunto quando il parroco di Carovilli don Mario Fangio ha suonato le campane a lutto il giorno dell’approvazione della legge sulle unioni civili, molti parroci hanno sostenuto don Mario manifestando la loro approvazione per il suo gesto e il loro disappunto per la legge approvata. Nelle nostre riunioni ci siamo resi conto che è necessario far sentire la nostra voce non solo dal pulpito, ma anche attraverso gesti che scuotano le persone e la suonata funebre è ciò che subito mette in allerta nei nostri piccoli centri. Così abbiamo voluto unirci insieme per manifestare una contrarietà che non è solo di un singolo, ma fondamentalmente di tutta la Chiesa, che ultimamente di fronte a vicende morali sta rimanendo troppo in silenzio”.
Qual è lo scopo che vorreste raggiungere, attraverso l’espressione del vostro dissenso? “Come parroci siamo chiamati a guidare nella fede le comunità a noi affidate, e il primo scopo è far riflettere i fedeli a noi affidati. A volte, però, non basta solo la predicazione o l’attività ordinaria di una parrocchia, servono gesti forti che pongano interrogativi, il fatto di essere intervistato da lei dimostra proprio che l’opinione pubblica non la si scuote solo dall’altare. Le cose che sto dicendo a lei le ho dette in forma diversa dal pulpito anche durante le festività pasquali, ma lei non mi ha contattato non per quello che ho detto dall’altare, ma perché ho suonato le campane a morto dopo l’approvazione della legge. Oggi non si riflette più, si prende per buono qualsiasi cosa la televisione ci mette davanti. La Chiesa deve necessariamente far riflettere almeno coloro che si dichiarano credenti”.
Don Leonardo, se qualcuno le dicesse che non si può essere concordi su tutte le leggi, ma che bisogna accettarle in virtù della libertà di pensiero, cosa risponderebbe? “Rispondo semplicemente dicendo che proprio in virtù della libertà di pensiero sono libero di manifestare il mio disappunto. La mia non vuole essere una mancanza di rispetto al potere di legiferare dello Stato, ma al contenuto di una legge. Le leggi non possono prescindere dalla legge naturale e, aggiungo, anche che le leggi non possono prescindere dalla legge di Dio. Quando una legge viene promulgata mettendo da parte questi valori va necessariamente contestata senza mezzi termini. La maggior parte delle nostre leggi si basano su questi concetti, prendiamo ad esempio il divieto di uccidere, non esiste nessuno Stato al mondo dove l’omicidio volontario di una persona sia legale. Perché questo? perché è chiaro a tutti che l’omicidio è un atto per sua natura malvagio. Bene, noi oggi stiamo raggirando la legge naturale e stiamo legalizzando un atto intrinsecamente cattivo facendolo passare addirittura per un atto di carità. ma questo è assurdo. Concludo con una riflessione che ho avuto modo di condividere con i miei parrocchiani durante la settimana santa. Vivere la sofferenza non è facile per nessuno, e questo si sa, ma quello che dobbiamo riscoprire oggi più che mai è che la fede non è fatta da crocifissi portati al collo o da immagini di santi disseminati per la casa. La fede ci deve aiutare proprio nei momenti di sofferenza, nei momenti di sconforto e di afflizione, in quei momenti dove la forza umana sembra esaurirsi. Lì entra in gioco la forza di Dio che come il cireneo ci aiuta a portare la nostra croce fin sul calvario. La vera vita non è quella di oggi, ma quella che il Signore ci donerà se abbiamo perseverato a portare la nostra croce fino in fondo. Le celebrazioni pasquali che abbiamo vissuto, non terminano il venerdì Santo con la morte del Cristo, ma continuano con la risurrezione dai morti e la promessa del paradiso; della vita eterna. Oggi dobbiamo saper trasmettere questa fiducia perché è questo che ci fa essere una società protesa verso la vita e non verso la morte”.
Cori, composti da diverse voci che, nell’attesa di un eventuale approvazione del disegno di legge da parte del Senato, avvertono l’esigenza di dover scuotere le menti e i cuori verso posizioni diverse.