Botti vietati a Natale e Capodanno, i rivenditori non ci stanno. “I nostri prodotti sono sicuri e l’ordinanza potrebbe essere nulla”

Michele Rosa di Pirogiochi

A Campobasso è arrivata qualche giorno fa l’ordinanza firmata dal sindaco Antonio Battista che vieta i “botti” di Natale e Capodanno. Dopo l’appello dello scorso anno rivolto dall’amministrazione ai cittadini, questa volta da Palazzo San Giorgio è arrivato il provvedimento “per garantire la pubblica incolumità e il benessere degli animali”. Una decisione questa, non condivisa, però, dai rivenditori. In modo particolare è stato il titolare di Pirogiochi, Michele Rosa a schierarsi contro il provvedimento.

“I fuochi d’artificio in commercio, destinati ai consumatori, sono marcati CE e rispettano pertanto i requisiti della direttiva europea 2013/29UE, regolarmente attuata in Italia”, dice  infatti Rosa che specifica poi come “la presente direttiva stabilisca norme volte a realizzare la libera circolazione degli articoli pirotecnici nel mercato interno, assicurando un livello elevato di protezione della salute umana e di sicurezza pubblica, nonché la tutela e l’incolumità dei consumatori, e tener conto degli aspetti pertinenti connessi alla protezione ambientale”.

Secondo il rivenditore è, quindi, bene distinguere i cosiddetti botti  come ad esempio track o cipolle sicuramente pericolosi e proibiti, dai fuochi d’artificio acquistabili in apposite rivendite munite di autorizzazione prefettizi”.

“Numerosi sindaci – dice Rosa – ultimamente, dopo aver rilasciato licenze ambulanti provvisorie per la vendita di giochi pirici, hanno emesso ordinanze di divieto di accensione fuochi che presentano spesso una cattiva interpretazione della legge”. “Le stesse ordinanze – specifica ancora – più che un vero e proprio divieto richiamano solo alcuni articoli della normativa in vigore, anche perché i sindaci non hanno competenza in materia che spetta, invece, ai prefetti. Ecco perchè molte delle ordinanze emesse potrebbero essere nulle e, anche in caso di sanzioni,  sarebbe facile impugnare le stesse davanti al giudice di pace”.

“Noi che operiamo in questo settore – dice in ultimo il rivenditore – non accettiamo campagne discriminatorie e offensive verso chi questi articoli li utilizza per svago o per lavoro, ovviamente rispettando tutte le precauzioni necessarie”.

  

 

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