Una tragica fatalità. Che il 52enne di Bojano sia morto nell’abitazione dove il giovane di Baranello stava scontando i domiciliari, per il legale del 33enne, l’avvocato Teresa Discenza, “è stata nient’altro che una semplice e drammatica fatalità”.
Il legale lo dice qualche minuto dopo essere uscita dal carcere di via Cavour, dove c’è stato l’interrogatorio di garanzia del ragazzo.
“Il mio assistito – le parole della Discenza – è provato per quello che è accaduto. Si è visto morire davanti il suo amico, ha provato a rianimarlo, ha chiamato i soccorsi ma è stato tutto inutile”.
“Dimostreremo che l’uomo è morto per cause del tutto estranee al mio cliente”, afferma l’avvocato che ha nominato un perito di parte e che si dice poi fiduciosa del fatto che la giustizia faccia il suo corso e accerti la verità. Una cosa questa, che sicuramente dipenderà anche dall’autopsia a cui spetterà il compito di stabilire la causa del decesso.
Se si sia trattato di un malore oppure di overdose, infatti, solo l’esame autoptico potrà dirlo, così come potrà accertare se la vittima abbia davvero assunto droga e soprattutto quando. Proprio la dimensione temporale, nel caso in cui il verdetto dell’autopsia dovesse accertare il decesso per overdose, potrà essere un aspetto da non trascurare per scagionare il ragazzo dalle gravi accuse connesse alla morte del 52enne.
Quella sera l’uomo di Bojano era andato a trovare l’amico in quell’abitazione di Baranello, dove lo stesso poteva ricevere visite, purché di persone incensurate, proprio come il commerciante dell’area matesina.
Probabilmente l’uomo era lì per aiutare l’amico a radersi i capelli, così come il 33enne avrebbe raccontato nel corso dell’interrogatorio. Ma quella sera il giovane di Baranello i capelli non li ha mai tagliati. Quella drammatica morte avvenuta nella sua abitazione non lo ha permesso.
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