Imprese private costituite in una sorta di ‘cartello’ riuscivano ad aggiudicarsi importanti finanziamenti pubblici. Un sistema di appalti pilotati che sarebbe stato diretto dall’imprenditore Claudio Favellato e da Lenio Petrocelli, responsabile dell’Ufficio Gestione fondi strutturali della Regione e sindaco di Acquaviva di Isernia.
Le ingenti opere pubbliche finanziate con i fondi Cipe, venivano così date in appalto dagli amministratori coinvolti nell’inchiesta a una serie di imprese riconducibili al gruppo guidato da Favellato.
Il sistema interessava ovviamente anche pezzi grossi della capitale. La ’chiave’ utilizzata da Favellato per i rapporti a Roma, secondo la ricostruzione fatta dalla Finanza, sarebbe stato l’ex senatore ed europarlamentare calabrese dell’Udc, Gino Trematerra. C’era poi un ulteriore canale: un manager in quota a un importante partito politico.
La procedura negoziata prevista dallo ‘Sblocca Italia’ avveniva, inoltre, anche per gli appalti fino a 5 milioni di euro e proprio questa procedura, utilizzata in maniera “smodata” consentiva di eliminare al concorrenza, permettendo alle imprese del ‘cartello’ di ottenere l’appalto senza alcuna concorrenza.
Numerose le perquisizioni, i sequestri e l’acquisizioni di documenti da parte delle Fiamme Gialle. Documenti in mano agli inquirenti per i quali tremano ora numerosi amministratori comunali della piccola regione.