La riapertura della tratta ferroviaria Campobasso – Termoli era stata accolta con estremo favore dal mondo istituzionale molisano, ma soprattutto dai cittadini, ovvero dagli utenti chiamati a spostarsi dal capoluogo di regione e dal Molise centrale alla costa.
Un’offerta in più per i pendolari, che hanno dovuto attendere quattro anni prima di rimettere piede sul treno di una tratta che, tra l’altro, collega anche i paesi dell’entroterra molisano. Tra l’altro, durante il tragitto si può ammirare un paesaggio unico nel suo genere. Un percorso sfruttabile anche a fini turistici.
Riattivare quasi novanta chilometri di strada ferrata dopo quattro anni di abbandono totale non è stato semplice. Nonostante ciò, lavori stimati in un anno, ma effettuati in soli tre mesi.
C’era fretta per diversi motivi: restituire ai cittadini un servizio pubblico, ma anche (e forse è uno dei motivi più importanti) ridurre il traffico su strada da Campobasso a Termoli e sul malandato ponte della Diga del Liscione. Basti pensare che soltanto due anni fa, il terremoto con epicentro a Montefalcone nel Sannio portò gli esperti a optare per il senso alternato di marcia con un’andatura massima sul ponte di soli 50 chilometri orari, al fine di ridurre le vibrazioni sul ponte costruito negli anni ’70.
Tante le critiche nei primi giorni di riattivazione della tratta ferroviaria, a causa dei ritardi con cui il treno ha viaggiato. Ma i lavori sono proseguiti anche dopo la partenza del primo treno. RFI, attraverso le imprese e gli operai di quest’ultime, non si è mai fermata. Da oltre tre mesi, infatti, sulla tratta ferroviaria Campobasso – Termoli si lavora su tre turni (anche di notte) con l’impiego di attrezzature e macchinari guidati da operai specializzati.
Ancora oggi i lavori proseguono per assicurare la massima qualità possibile al servizio e tecnologizzare l’intera tratta ferroviaria, laddove soltanto tre mesi fa persisteva uno stato di completo abbandono.