L’emergenza Covid-19 è arrivata anche in Africa. Un’emergenza sanitaria di grandi dimensioni rappresenterebbe una catastrofe. A raccontarci la situazione in Uganda è la molisana Giuseppina D’Amico, project coordinator di Good Samaritan ODV.
“Il primo caso in Uganda è stato accertato il 21 marzo, ma già da tre giorni prima il Governo aveva predisposto la chiusura delle scuole e dell’aeroporto internazionale”, ha affermato Giuseppina D’Amico.
“Le misure restrittive – ha spiegato la molisana che da alcuni anni lavora a Gulu – sono state rinforzate dal 1° aprile con un progressivo lockdown per quindici giorni: dalla sospensione degli spostamenti da e verso l’Uganda, assicurato dal dispiegamento dell’Esercito, sono sospesi tutti gli spostamenti privati e pubblici all’interno del Paese, coprifuoco dalle 18,30 alle 6,30, chiuse le attività tranne quelle di prima necessità”.
“Considerati i numeri non elevati si potrebbe pensare a misure eccessive – le parole della molisana di Monacilioni, Giuseppina D’Amico – Ma, in realtà, la prevenzione è tutto, soprattutto in contesti come l’Uganda, dove la maggior parte della popolazione è immunodepressa e dove persiste un pessimo sistema sanitario. Se il Covid-19 dovesse prendere piede sarebbe una strage. D’altro canto, le misure sociali prese non sono adeguate”.
“La struttura per cui lavoro, la Comboni Samaritans, si è, sin da subito, attivata per seguire le direttive governative, sospendendo le attività legate alla formazione e al monitoraggio, che prevedevano il contatto tra le persone. La cooperativa è stata chiusa, come l’attività amministrativa. La fattoria resta l’ultimo progetto attivo con la produzione e vendita del latte, seppur tra mille problemi”, ha concluso Giuseppina D’Amico.
giusform