Le foto del suo viso subito dopo l’aggressione erano impressionanti e anche adesso, a quasi quattro mesi di distanza, gli restano tante cicatrici, esteriori ma anche interiori per un’esperienza traumatica in tutti i sensi, tanto più a quell’età. Il 22 maggio 2019 un quindicenne residente ad Agnone, in provincia di Isernia, è stato letteralmente azzannato al volto dal suo rottweiler, ma stavolta al cane non si possono imputare “colpe”. La particolarità e la gravità dell’episodio stanno nel come e nel dove si è consumato, ossia nella sala operatoria di uno studio veterinario associato di Paglieta, in provincia di Chieti.
Il padre del ragazzo e il figlio, che sono assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., vi avevano portato l’animale di famiglia che soffriva di un problema di salute per farlo visitare e, prima di procedere con un eventuale intervento chirurgico, il veterinario, P. T., ha ritenuto di sottoporlo ad alcune radiografie. Il fatto è che, per tutte le operazioni necessarie, si è fatto tranquillamente aiutare dai due padroni, compreso il minore, senza porsi il problema e senza informarli minimamente delle possibili conseguenze. Papà e ragazzino hanno tenuto fermo il loro rottweiler mentre il professionista gli depilava la zampa e gli praticava l’iniezione con l’anestetico, idem quando una sua collega l’ha posizionato sul tavolo operatorio per tosargli anche il pelo del ventre ed effettuargli i raggi: gli hanno anche cambiato posizione a seconda delle indicazioni che ricevevano. Non solo. Si sono occupati, sempre loro, di spostarlo su un altro tavolo dove P. T. gli ha fatto altre due lastre, propendendo alla fine – contrariamente al socio, M. T., che invece avrebbe operato subito -, per tentare con una cura farmacologica prima di portare il cane sotto i ferri. Il padre del quindicenne si è quindi recato con il dottore in un’altra stanza per farsi prescrivere i medicinali, tra cui uno sciroppo, mentre il ragazzo è rimasto da solo accanto al cane che, sotto sedazione, pareva non dare segni di vita. E invece l’animale, chiaramente alterato, sofferente e forse già in fase di risveglio, lo ha improvvisamente attaccato, mordendolo ripetutamente al volto, per poi ricadere di nuovo esanime sul “lettino”.
“Sono stati momenti di panico e di alta tensione, con il ragazzino che gridava dai dolori e dalla paura, grondante di sangue, con il genitore che urlava di chiamare il 118, nel terrore (anche) che il suo rottweiler aggredisse tutti. Il giovanissimo ferito è stato trasportato in ambulanza all’ospedale di Pescara dov’è stato ricoverato in chirurgia pediatrica e operato d’urgenza nella stessa nottata per suturargli le ferite multiple alla cute e ai tessuti sottocutanei e per ricostruirgli anche cartilagini e muscoli recisi. E’ stato dimesso dopo cinque giorni ma si è dovuto sottoporre a lungo a medicazioni e a un trattamento farmacologico e anche oggi conserva i segni di quel terribile pomeriggio, i cui fatti sono stati “registrati” anche dalle forze dell’ordine: presso lo studio veterinario sono intervenuti pure i carabinieri”, il racconto dello studio legale incaricato di seguire la vicenda.
Il papà del malcapitato, che, dopo aver caricato il cane in auto, si è precipitato a Pescara al capezzale del figlio, ha nutrito fin da subito pesanti riserve sulla condotta professionale del veterinario, il quale, nella confusione, si è pure scordato di somministrare l’antidoto per svegliare l’animale, rimasto a lungo “allucinato”: c’è mancato poco che in serata saltasse addosso anche al genitore del quindicenne.
“L’uomo, per fare piena luce sui fatti e appurare le responsabilità del professionista, ravvisando gravi omissioni nella condotta del veterinario, ha subito cercato di contattare lo studio presentando, intanto, la richiesta delle coperture assicurative per aprire il sinistro e avviare l’iter per risarcire adeguatamente i propri assistiti. Finora, però, la controparte non ha mai dato risposte, dimostrando anche disinteresse e scarsa sensibilità per la salute del suo giovanissimo cliente. Certo è che se non arriveranno riscontri, sarà inevitabile una citazione in causa per ottenere giustizia e un adeguato ristoro di tutti i danni fisici e morali patiti dal quindicenne e dalla sua famiglia”, si legge nella nota dello studio legale.
Carola Pulvirenti