È bagarre a Palazzo San Giorgio sulla discussione della mozione presentata dal consigliere di opposizione, Francesco Pilone, inerente la difesa della famiglia naturale, quella basata sul matrimonio civile e, sostanzialmente, religioso.
La mozione, che prevedeva anche l’istituzione di una festa a tutela della famiglia naturale, è stata respinta con 14 voti contrari e 12 favorevoli. Particolarmente interessante è stato il dibattito che ha preceduto il voto su un argomento di forte interesse sociale.
La mozione prevedeva la tutela della famiglia naturale con esclusione delle convivenze more uxorio, ovvero quelle unioni non consacrate dal matrimonio, sia civile e, soprattutto, religioso; l’istituzione della festa volta a celebrarla per esaltarne il modello; l’approvazione di un documento di indirizzo per tutelarla, oltre alla richiesta al Governo di non applicare le Linee Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’educazione sessuale nelle scuole, vista come una destabilizzazione per coloro ai quali questa è rivolta.
Nel corso della discussione sono state richiamate le parole dell’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini che, nella sua visita a Palazzo San Giorgio, aveva esortato il Consiglio comunale a non escludere nessuno, anche coloro che hanno optato per una convivenza, guardando ai veri problemi che attanagliano le famiglie al giorno d’oggi.
La mozione era stata firmata da ben 23 consiglieri comunali, dunque anche di maggioranza, i quali hanno successivamente votato contro, e questo è stato il casus belli che ha fatto infuriare le opposizioni, che hanno auspicato a una verifica politica da parte del sindaco Antonio Battista.
“La verifica della mia maggioranza – ha spiegato il primo cittadino – c’è ogni giorno. Occorre saper leggere il rapporto con gli uomini e coordinarsi per agire sempre meglio. La maggioranza non traballa. È normale che ci siano diversi punti di vista all’interno di una coalizione, soprattutto per quel che concerne temi etici. Questo è un comune denominatore a tutte le assemblee, dal Parlamento fino ai Consigli comunali. Sui temi etici, addirittura, assistiamo a posizioni differenti anche all’interno delle stesse famiglie. Ed è giusto che sia così, perché su determinati temi la politica c’entra poco, ma si risponde secondo la propria coscienza. E io credo, da buon ‘pater familias’, che vanno rispettate le opinioni di tutti. Non esiste un parere che sia migliore dell’altro per il semplice motivo che viviamo in un Paese democratico e l’assise civica è il luogo dove, per eccellenza, si vive e svolge la vita democratica della comunità. Proprio per questo motivo sono stati 23 i consiglieri a firmare la mozione presentata da Francesco Pilone. La maggioranza ha dato un segnale di forte apertura, perché abbiamo portato in aula questa importante discussione. Anzi, ne approfitto per ringraziare Pilone per averci permesso di confrontarci su un argomento così importante. E ringrazio, al contempo, tutti i consiglieri che hanno firmato la mozione e partecipato attivamente al dibattito in assise, utile per arricchire il nostro bagaglio culturale su un tema di estrema attualità. Alla fine ognuno ha votato secondo la propria coscienza e i propri convincimenti ed è prevalsa una linea ben precisa, che è quella non escludere nessuno dalla tutela giuridica, ricomprendendo realtà familiari che hanno optato per il matrimonio e quelle che, invece, non hanno voluto o potuto. E credo che in questo caso la coscienza è stata guidata da una opportunità di ricomprendere nella piena tutela giuridica tutti i cittadini, senza nessuna, ingiusta, esclusione. Se, poi, nonostante la nostra apertura si vuole forzare la mano, al fine di provare a far aprire un caso politico, io credo che non sia questa la circostanza sulla quale si possa far leva. Sia per gli interessi di una intera comunità sia perché non si può speculare su temi etici”.
A votare contro la mozione di Pilone anche il Movimento 5 Stelle, che in una nota stampa ha spiegato: “Abbiamo scongiurato l’approvazione di una mozione che definire anacronistica e fuori contesto è eufemistico. Il Consiglio Comunale di Campobasso è ancora degno di essere annoverato tra le amministrazioni socialmente moderne e inclusive, senza discriminazione alcuna rispetto a contesti e aggregazioni sociali che riescono, in egual modo alla famiglia naturale, quale fenomeno sociale fondato sul matrimonio, a garantire la libera espressione degli individui di una collettività avanzata”. Un comunicato stampa non senza un pizzico di polemica sui consiglieri che avevano firmato la mozione, per poi votare contro, accusando la maggioranza di essere fermi al palo.