L’incontro rientra nel cartellone di eventi natalizi ‘Un Natale…coi fiocchi!’, promosso dal Comune di Campobasso.
Come ha spiegato Spinelli il libro parla delle fragilità e di come sia necessario rapportarsi con esse per capire fino in fondo la vita. “Questo libro – ha raccontato l’autore – mi è venuto in mente quando ho visto mio figlio in una culla termica nel reparto di terapia intensiva, avvolto da aghi e tubi. Sembrava un rovo. Vicino a quella culla dovevo essere attento a muovermi, proprio come bisogna muoversi con attenzione attorno a un rovo. Tuttavia, – ha proseguito – non basta farsi venire in mente un libro simile. La cosa fondamentale è la voglia di farlo. Quando mi sono buttato in quest’avventura, ero consapevole che un libro del genere non va spinto, ma va accompagnato. Io sono un illustratore e sono abituato a stare davanti a un foglio bianco, invece, un testo simile ti fa stare vicino a un pubblico”.
La spinta per passare dall’idea alla pubblicazione del libro all’autore è arrivata dalla storia di Agnese, interpretata nel libro dalla coccinella. “Un giorno – ha detto Spinelli – la mamma di questa bambina disabile mi ha raccontato come la figlia non venisse mai invitata alle feste di compleanno dei compagni e come i genitori di quest’ultimi, pur essendo al corrente della situazione, non facessero nulla. È stato in quel momento che ho deciso di mettere in pratica la mia idea”.
E se nel testo non c’è solo ed esclusivamente la storia di Agnese, ma tutti i personaggi parlano di altri bambini e altrettante storie reali, il testo volutamente non si rivolge sono ai più piccoli. “Questo volume – ha spiegato, infatti, l’autore – vuole essere quasi uno strumento per accompagnare i bambini a capire quali siano le fragilità e le diversità e a doverle rispettare perché sono una ricchezza. Oggi, – ha continuato – in una società sempre più individualista, ci viene insegnato a correre, a non aspettare nessuno. Io voglio, invece, dare un messaggio contrario. Credo che nella vita sia necessario aspettare e relazionarsi con le diversità, perché esse sono sempre una ricchezza per ognuno di noi”.
“Un vero cambiamento culturale non può avvenire facendo a meno di queste tre parole. Fatele vostre, – ha detto la de Capoa agli studenti – perché il cambiamento non può che partire da voi”.