Più che ‘Centro per l’Impiego’, servirebbe in primis impegnare più personale per poter essere in proporzione al bacino di utenti che, ogni giorno, hanno necessità di alcuni servizi e si imbattono in interminabili giornate da incubo.
Accade che per avere un semplice documento C2 storico e la Did, ovvero la Dichiarazione di disponibilità immediata al lavoro, ci si deve armare di grande pazienza e mettere in conto interminabili ore, se non giorni, di attesa presso il Centro per l’Impiego.
In un rovente lunedì di luglio, c’è chi è in coda da ben presto prima dell’apertura mattutina degli uffici. Una volta entrati e preso il numero per la fila, si fa da spola tra l’esterno della sede, sotto il sole cocente, e la calda sala d’attesa. Accade, però, che molti utenti, dopo essere stati in fila per ben 4 ore, una volta giunti al proprio turno, non hanno potuto ricevere nessun servizio per via di un inspiegabile crash dei sistemi telematici e sono, così, stati rimandati al pomeriggio.
Mentre fuori ci sono lunghe e snervanti code, dentro gli uffici, però, non va meglio. La gentilezza e la disponibilità degli impiegati non sono sufficienti a soddisfare il gran numero di richieste degli utenti e così, si implode nelle scartoffie, lavorando con strumenti obsoleti e momenti di tensione tra gli stessi dipendenti.
Richiedere una semplice DID Online o farne un aggiornamento, con un sistema che potrebbe improvvisamente non rispondere più e depennare l’utente dalle liste, si rivela una vera e propria ‘mission impossible’ che porta l’impiegato a ‘farsi il segno della croce’, e non solo nel senso letterale del termine.
Il paradosso del ‘Centro dell’impiego’ è palese: prima di preoccuparsi di impiegare i cittadini, ci sarebbe bisogno di qualche impiegato in più per evitare disservizi e interminabili attese.
mcgiovannitti