Una “tirata d’orecchie” simbolica Colasurdo la dedica a coloro che non hanno indossato le scarpe nere, disattendendo così le numerose comunicazioni nel lungo periodo dei preparativi. Poi le raccomandazioni soprattutto per il comportamento che, quanti intoneranno i versi scritti da Pietro Metastasio sulle note di De Nigris, dovranno avere in un momento così solenne per l’intera comunità del capoluogo.
“Il nostro biglietto da visita è il silenzio. Diamo l’esempio per conquistare la gente. Quello che ci apprestiamo a intonare è un inno di dolore, perciò è importante che siate seri anche quando non canterete”, dice con serietà assoluta Colasurdo.
Vietati ovviamente anche cellulari, foto e selfie durante tutto il percorso della processione, così come le sigarette. “Cercate di non fumare anche durante le soste, in modo particolare quella che avverrà dinanzi al carcere”. Infine, il maestro si sofferma sul divieto di prendere fiori dalle statue nel momento in cui la processione fa rientro nella chiesa di Santa Maria. Poi un lungo e solenne minuto di silenzio dedicato a chi non c’è più.
Tutto è pronto per dare il via alla commovente processione del venerdì santo. “Vi voglio bene, scusate se sono stato duro”, è il congedo del maestro Colasurdo in una piazzetta diventata all’improvviso troppo piccola per contenere le circa 800 persone del coro e della banda, che pian piano si dirigono su via Marconi per raccordarsi con l’uscita delle statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata.
Il capoluogo è pronto ad accogliere uno dei momenti più importanti per i fedeli, ma suggestivo e di raccoglimento anche per chi non crede.
Intanto, il coro ha raccolto trecento euro che sono stati inviati alle zone terremotate, il cui bonifico è stato esposto in Cattedrale.
Le fotografie di Piazzetta Palombo