Settant’anni dalla Liberazione, a Campobasso il 25 aprile si ricordano i partigiani molisani e la “forza di tutto il popolo”
Giuseppe Formato
CRISTINA SALVATORE
L’associazione culturale Incas, in occasione della significativa ricorrenza che ha gettato le basi per la costituzione della Repubblica Italiana, ha organizzato questa mattina, nella sala Alphaville di Campobasso, un incontro-dibattito dal titolo ‘Settant’anni dalla Liberazione’.
Intervenuti per analizzare storicamente e criticamente il significato del 25 Aprile, il giornalista della Rai, Marco Durazzo, il docente di Diritto Costituzionale alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi del Molise, Michele della Morte, e lo scrittore e saggista Enzo Antonio Cicchino. Presente in sala anche l’intera giunta comunale di Palazzo San Giorgio.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Antonio Battista e dell’assessore alla cultura Emma de Capoa, sono saliti sul palco il Prefetto di Campobasso, Francescopaolo Di Menna, e il vice presidente della giunta regionale Michele Petraroia, ricordando i partigiani molisani che hanno dato la loro vita in nome della libertà di una nazione intera. Tra questi, Giuseppe Barbato nato a Campobasso e morto impiccato a 27 anni per difendere la libertà. E poi ancora, Mario Brusa Romagnoli fucilato perchè cercò di impedire che le truppe tedesche portassero via dal suolo molisano pezzi di macchinari della Fiat. Ma insieme ai partigiani va ricordata la forza di tutto il popolo, come racconta al microfono lo stesso sindaco. “Se ogni singola famiglia non avesse ospitato, dissetato, sfamato quegli uomini che hanno combattuto fino allo stremo, – le parole di Battista – noi molisani non avremmo avuto quel rispetto che ci ha consentito di portare avanti una storia come la nostra a livello internazionale”
“La nostra Costituzione è figlia di quel 25 Aprile. Difenderla – ha poi continuato della Morte – significa difendere l’uomo e la sua dignità e il ricordo va tramandato e sentito dal profondo delle nostre anime, affinchè gli orrori della storia possano non ripetersi mai più”.