MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
“Se una persona è gay e cerca il Signore ed ha una buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate” queste le parole di Papa Francesco che rivoluzionano la Chiesa, da sempre in una posizione intransigente verso l’omosessualità. Non bisogna giudicare né tanto meno discriminare: parole d’ordine del Bergoglio’s style. Peccato che la realtà italiana non è proprio così e quella molisana è ancora peggio.
Sfottò, persecuzioni, umiliazioni, ricatti e pestaggi: questa è la situazione in cui vivono gli omosessuali secondo i dati riportati nel report 2013/2104 pubblicato dall’Arcigay. Un 2013 sconfortante se si considerano i ben 4 suicidi e 2 tentati suicidi. Eppure l’omosessualità è in aumento, secondo l’ISTAT: 7.513 coppie gay che convivono, un dato sommario se si considera l’imbarazzo nel parlarne.
La situazione in Molise è anche peggiore: non c’è l’Arcigay, non vi sono associazioni locali del genere, non esistono posti di ritrovo LGBT e, per quanto riguarda la politica, nessuno che si muove in difesa del registro per le coppie di fatto – a parte un piccolo tentativo fatto ad Agnone. Vivere l’omosessualità in regione è una tragedia eppure il numero di gay è molto alto: 12 mila persone, di cui 7 mila lesbiche e 5 mila omosessuali uomini, in aumento del 15%. Discriminazioni ed omofobie segno di retaggi culturali. Ecco che Beatrice, giovane omosessuale che vive a Campobasso, attualmente fidanzata con una ragazza di Ferrara, ci racconta la sua storia e si rivolge anche a Papa Francesco.
Come vive la propria sessualità in Molise una persona omosessuale? “Malissimo. Non c’è l’arcigay. Non un’associazione riconosciuta. L’unica via per vivere bene è andare nelle chat tematiche sui vari forum LGBT. E spesso per vivere una storia ti devi nascondere oppure conoscere persone di fuori regione”.
A quanti anni ti sei ‘riconosciuta’ lesbica? Ci racconti la tua storia? “Mi sono riconosciuta molto tardi e dopo esperienze negative col sesso maschile. Per me è difficile tuttora vivere la cosa. Non mi sono mai dichiarata alla mia famiglia perché è un nucleo cattolico e non capirebbe. Per ora più che lesbica mi definirei una persona che ama uomini e donne al di la del sesso ma guardando solo al loro cuore. Mi posso innamorare di chiunque, basta un bel cuore e un’anima affine alla mia. Ma vivere questo è ancora più difficile che essere lesbica. Perché vieni schedata da entrambe le comunità. Ti danno dell’ibrida, la donna che non sa scegliere”.
Se volessi conoscere altra gente che punti di ritrovo hai? Ci sono locali LGTB? “Come ho detto prima non c’è nulla. Ci provarono a Termoli a organizzare un incontro in un locale gay friendly. Ma è rimasto tutto un fatto isolato“.
In Molise associazioni per gli omosessuali non esistono. Chi fa valere i vostri diritti? “Nessuno. I comuni non hanno registri appositi per le coppie gay e la politica si gira altrove. Meglio pensare alla venuta del Papa o alla chiusura dei centri commerciali la domenica, per andare a messa”.
Che idee e proposte avanzeresti alla politica regionale per la difesa degli omosessuali? “Registri per le coppie di fatto e fondi per promuovere le associazioni gay. Ma visto l’alto cattolicesimo del nostro territorio ci credo poco che accada”.
Quanti tabù, ad esempio, deve ancora superare? “Moltissimi ma soprattutto quelli moral-cattolici. Se uno è gay è uno scandalo, se un prete pedofilo stupra una ragazzina di 13 anni viene difeso da tutta la sua parrocchia”.
Sei credente? “Credo in Dio ma sono critica verso la Chiesa. Mi definirei anticlericale ma non atea“.
Cosa diresti a Papa Francesco se sabato avessi la possibilità di parlargli? “Di eliminare privilegi e pass per le persone più vicine alla Chiesa. E’ ingiusto che ci siano cattolici di serie A seduti a guardare e credenti di serie B in piedi sotto al sole. Poi direi anche di aprire alle tematiche gay e di condannare invece i preti pedofili”.