I negozi cinesi contro i piccoli artigiani, in città è boom di shop orientali in cui lavorano italiani. Cosa può nascondere il ribasso del prezzo

CRISTINA SALVATORE

Non sembra aver freni l’ascesa dell’imprenditoria ‘made in China’ che da diversi anni ha preso piede in Molise. Al contrario delle botteghe artigiane e dei piccoli negozi commerciali, che sono costretti a far fronte ad una crisi che non conosce battute d’arresto, il giro d’affari cinese è tutt’altro che in recessione. Sarà forse merito di prezzi oggettivamente più bassi rispetto alla media o di uno spiccato senso imprenditoriale, il dato di fatto è sotto gli occhi di tutti. Numerosi sono i molisani che hanno trovato occupazione come commessi all’interno di questi “chinese shop” e ciò potrebbe essere un’ulteriore conferma di quanto stia crescendo il potere d’acquisto da parte di chi gestisce tali attività. Per approfondire la questione, CBlive ha provato a fare una normalissima indagine di mercato ricevendo dai titolari di un noto negozio cinese di Campobasso un categorico rifiuto a rilasciare interviste seguito dal cortese invito ad abbandonare il locale se non interessati all’acquisto. A questo punto non resta che tirare le somme e immaginare che gli affari procedano a gonfie vele: d’altra parte i clienti che preferiscono acquistare prodotti a bassissimo costo piuttosto che aiutare le piccole imprese del territorio sull’orlo del fallimento, sono in aumento.

Attenzione però: spesso un prezzo troppo esiguo dovrebbe destare qualche legittimo sospetto almeno in merito alla qualità delle materie prime utilizzate.  In particolare, gli articoli per l’igiene personale, i giocattoli e i capi d’abbigliamento risultano essere tra i prodotti più pericolosi se non sottoposti a severe verifiche prima dell’immissione sul mercato. L’Ue utilizza un sistema di controllo chiamato “Rapex” che individua e rimuove in tempi brevi la merce valutata non a norma. Il dato di fatto è che più della metà delle note avvisate dal sistema Rapex riguardano proprio i prodotti di derivazione cinese, affidando a questo paese orientale il primo posto in termini di non adeguatezza, in percentuale, ai canoni di sicurezza e salute per l’acquirente. Senza creare falsi allarmismi e sottolineando l’esistenza di negozi cinesi perfettamente in regola con le normative Ue, è comunque utile mettere a conoscenza il consumatore sull’importanza di saper leggere le etichette. Una scrupolosa attenzione al momento dell’acquisto può sicuramente fare la differenza in termini di salute e contrasto all’illegalità. L’utilizzo di vernici tossiche applicate sia su giocattoli che su prodotti tessili, ha dato origine in alcuni casi a gravissime lesioni e irritazioni cutanee oltre a preoccupanti danni ambientali. Oggi il cliente ha la possibilità di controllare provenienza e composizione chimica stampata sulla targhetta anche attraverso l’uso dello smartphone. Basta una semplice ricerca in internet in loco. La presenza di sostanze come, ad esempio, il dietilenglicole (DEG) nei dentifrici, le nitrosammine in campo alimentare e il dimetilfumarato (DMF) come colorante tessile, deve allarmare immeditamente in quanto ci si trova di fronte a veri e propri veleni.

In Italia i controlli sono affidati alle autorità doganali mentre sul territorio il ruolo decisivo è svolto dalle autorità sanitarie e dall’Arma dei Carabinieri mediante i Nuclei Anti Sofisticazioni (NAS) che verificano la presenza delle diciture, in italiano, sulle etichette obbligatorie per legge. Importanti indicazioni su come riconoscere i prodotti conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti dalle direttive comunitarie, vengono forniti dall’Unione Nazionale Consumatori. Il simbolo della marcatura CE, ad esempio, deve rispettare le proporzioni qualsiasi sia la grandezza del logo. Equivale a dire che la scritta ‘CE’, se ingrandita, deve avere la stessa dimensione per lunghezza e larghezza e comunque mai inferiore a cinque millimetri. Non tutti i prodotti devono riportare questo simbolo grafico ma solo quelli sotto le direttive comunitarie: i giocattoli e tutti gli articoli elettrici, sono tra questi. Nel dubbio che gli oggetti esposti non siano conformi alle regole della Ue, è possibile contattare l’Arma dei Carabinieri, inoltrare una segnalazione ai Ministeri competenti per materia o rivolgersi alle associazioni sul territorio a tutela dei consumatori.

Exit mobile version