In vista del Natale il sindaco di Campobasso, Antonio Battista, ha voluto rivolgere gli auguri alla città.
Una lunga lettera con cui il primo cittadino si rivolge ai campobassani, ai quali chiede di mettersi in gioco. Di seguito il testo integrale.
“Cari concittadini, manca poco al Santo Natale e appena qualche giorno alla fine di un altro anno difficile. Metto insieme queste poche righe di sera, mentre completo il presepe insieme alla mia famiglia nella convinzione che la proprio la famiglia e il presepe siano i simboli di queste feste. Intanto penso alla mia città, alla nostra città, e mi passano davanti agli occhi i momenti più importanti vissuti nel corso di questi 12 mesi. Un 2018 iniziato con timidi spiragli di speranza diventati poi incertezze sul presente e pesanti punti interrogativi sul futuro, il frutto di un sistema politico nazionale che risente delle continue ‘strigliate’ dell’Unione Europa. Europa di cui dobbiamo essere convinti sostenitori e non accaniti nemici. Incognite che pesano sui mercati finanziari e sulle nostre teste, che si ripercuotono sulla vita quotidiana dei cittadini, come sulle decisioni di tanti imprenditori costretti a chiudere ‘bottega’ o a lasciare il nostro Paese allungando la lista dei disoccupati. Una coperta troppo corta per mantenere promesse in cui tanti italiani hanno creduto e che difficilmente il governo centrale potrà mantenere, deludendo chi vorrebbe andare pensione o quanti, ormai senza speranze, attendono di ricevere il reddito di cittadinanza. Richieste lecite, in un mondo dove però le bacchette magiche non esistono più e gli slogan elettorali cozzano con i conti pubblici.
Impossibile, per chi come me ogni giorno ascolta e incontra tanta gente in difficoltà, nascondere gli evidenti problemi di chi vive il nostro tempo, e di chi aspetta risposte che non arrivano. Noi amministratori locali siamo stati lasciati soli, ma ci rimbocchiamo le maniche mettendo a disposizione la disponibilità, la competenza e la passione, perché senza passione non si va poi così lontano. In questi giorni di festa spero che ognuno di noi riesca a trovare la pace e la serenità nella luce che emana Gesù bambino.
Natale è però anche il momento di tracciare bilanci e provare a ragionare su quanto fatto e su quanto si dovrà ancora fare, sulle attività in cantiere e su quelle che ormai sono in via di ultimazione. Un momento per riflettere sul passato, ma anche per chiedere a se stessi di fare sempre meglio e di più, metodo questo che adotto per affrontare la quotidianità di cittadino e di amministratore. Ma non basta: occorre il coraggio di scendere in campo, perché solo così si possono utilizzare esperienza e professionalità per creare le condizioni di sviluppo, per valorizzare le nostre peculiarità e le ricchezze di cui dobbiamo essere orgogliosi. Ma il mio mettermi in gioco, è anche un invito che rivolgo alla cittadinanza affinché ognuno, per come può, si metta a disposizione degli altri.
Una forma di altruismo del nuovo millennio, volto alla crescita della comunità in cui abitiamo. E proprio perché il periodo non è facile, occorre la collaborazione collettiva per ridisegnare un futuro migliore in cui far crescere i nostri giovani, per non deluderli e per consegnargli un mondo possibilmente migliore di quello che i nostri padri hanno consegnato a noi. E per farlo seriamente occorre sentirci parte integrante di un unico grande cambiamento, di una voglia di riallacciare i fili di una storia che ognuno di noi costruisce passo dopo passo con il senso di responsabilità, con la voglia di guardare al di là degli steccati. Solo così possiamo avere una visione d’insieme che ci aiuti a pianificare nel dettaglio le nostre attività. Non possiamo farci cogliere impreparati, occorre tirar fuori coraggio e forza, ma anche carità e ospitalità. Non ci deve spaventare la possibilità di spalancare le nostre braccia al prossimo, di aprire i nostri cuori, ma anche le porte delle nostre case a chi vive accanto a noi o a chi arriva da altri Paesi.
È questo lo spirito del Natale, ma che dovrebbe accompagnarci per tutto il resto dell’anno. Nella grotta di Betlemme arrivarono pastori e magi che avevano affrontato lunghi viaggi per salutare Gesù che ci è venuto incontro senza guardare nessuno come straniero. Dobbiamo respirare la luce che annienta le disuguaglianze, che riempie di misericordia il cuore dei giusti, degli afflitti e dei peccatori. Luce che dovrebbe illuminare le nostre coscienze, e le nostre menti, che ci aiuti a non commettere troppi errori, ad essere umani tra gli esseri umani. Una luce che diventi consapevolezza e dignità, valori preziosi, che non si possono comprare, ma che possiamo far risplendere nei nostri occhi e in quelli di chi ci guarda, perché soprattutto la dignità non si misura né con il redditometro, né con un passaporto in regola. La dignità appartiene a quelle persone perbene che ogni giorno fanno il proprio lavoro, sotto o lontano dai riflettori, che non si tirano mai indietro, che sposano cause difficili e che sanno di potersi guardare allo specchio prima di andare a dormire. Dignità che è insita nel nostro carattere perché questa città, che qualcuno crede di poter bistrattare impunemente, si regge su valori sani e su gente che conosce il sacrificio, l’importanza e il peso delle parole, che misura gesti, che sa affrontare con lealtà le questioni che si presentano di volta in volta.
L’augurio che faccio a me stesso e che estendo ai miei concittadini è di fare un passo avanti, di dire “ci sono anche io”, di costruire insieme senza la preoccupazione di essere criticati. Mettersi in gioco, come forma di pacifica rivoluzione contro l’immobilismo di chi sa solo puntare il dito restando con le braccia conserte.
Auguri dunque a chi crede nella luce, nella speranza e nella forza delle persone, nel senso di unione che fa di noi una grande e solida comunità. Buon Natale e un sereno 2019.