ANDREA VERTOLO
Conservare e rinnovare la memoria sulla tragedia delle Foibe, questo l’obiettivo del Liceo Scientifico ‘Alberto Romita’ che questa mattina, mercoledì 10 febbraio 2016, ha voluto ricordare il giorno in cui, nel 1947, entrò in vigore il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia.
Le stragi avvennero all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si scatenò l’offensiva contro nazisti e fascisti. Nel mezzo furono colpiti indiscriminatamente tutti gli italiani per volere del maresciallo Tito, in nome di una pulizia etnica che doveva annientare la presenza degli italiani da quelle province.
Il “Giorno del ricordo”, inoltre, non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani, 350mila costretti all’esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono malamente accolti. Per oltre cinquanta anni sulle stragi delle foibe e sull’esodo dei giuliani si è steso un assordante silenzio. Solo nel 2004, infatti, il Parlamento ha istituito una giornata commemorativa per le vittime dei titini, allo stesso modo delle celebrazioni per l’Olocausto degli ebrei.
A curare il lavoro di ricerca, illustrato nell’aula magna, sono stati gli studenti della sezione F del quinto anno, i quali hanno potuto illustrare ai propri colleghi il proprio lavoro, dal titolo: “Le Foibe e l’esodo giuliano dalmata”.
Oltre alle tesi storiche curate dai ragazzi del ‘Romita’, anche il contributo del professore Giovanni Cerchia, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise.
A coordinare l’evento, la professoressa Licia Vigliardi, la quale ha spiegato come “la scuola per diversi anni stia dedicando all’argomento uno spazio più ampio in quanto, giornate come questa di oggi, hanno un valore molto importante”.
“Ci rendiamo conto – ha continuato la professoressa – che il dovere della scuola non è quello di far conoscere gli eventi in modo asettico, ma il nostro compito è quello di fornire nozioni già filtrate da fonti ben precise. Il rispetto per la verità e per la diversità di culture – ha concluso – sono i valori fondamentali che noi cerchiamo ogni anno di ricordare cercando di far crescere i nostri studenti”.
Sul silenzio che ha avvolto negli anni il massacro delle Foibe, il professore Giovanni Cerchia ha poi tenuto a precisare: “Il Novecento è stato un secolo di massacri e stragi. La storiografia si occupò delle foibe a suo tempo ma, per esigenze politiche di quegli anni, si cercò di non enfatizzare l’evento. Si tenga presente – ha spiegato il professore Cerchia – che la Jugoslavia di Tito, rompendo con il blocco sovietico, divenne un territorio interessante nell’ottica della guerra fredda. Questo fattore ha influito molto sulla diffusione di certe notizie”.
Presente all’incontro anche l’esponente della Giunta di Palazzo San Giorgio, l’assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, Emma De Capoa, per la quale: “Questa delle Foibe è una pagina vergognosa della nostra storia, è molto grave che per più di cinquanta anni non se n’è parlato, l’incontro di oggi è un passaggio fondamentale per riportare nelle scuole lo studio di questo evento”.
L’assessore, rappresentante a Palazzo San Giorgio del partito dei Comunisti italiani, ha poi evidenziato l’importanza di “non confondere il regime totalitario di Tito con la storia politica della sinistra italiana, in quanto nella Jugoslavia di quegli anni v’era in atto una vera e propria pulizia etnica, che non trova giustificazioni alcune in nessuna ideologia”.