Migliaia di persone in strada per assistere alla commovente processione del venerdì santo a Campobasso.
Come da tradizione il maestro Colasurdo ha convocato il coro alle 16,30 in Piazzetta Palombo, dove dalle 17 sono iniziate le prove e soprattutto dove sono state impartite le ultime severe raccomandazioni. Ai coristi e ai musicisti Colasurdo ha ricordato che dall’anno prossimo nessuno potrà aggiungersi al coro senza aver compiuto le prove che precedono questo giorno. Un momento di imbarazzo è stato poi sgenalato quando al maestro è stato comunicato l’ingresso di un corista senza tessera. Colasurdo ha più volte chiesto al protagonista della vicenda di farsi avanti, ovviamente inutilmente.
Attimi di commozione poi nel ricordo verso chi non c’è più: Gino Aurisano e don Armando, ma soprattutto Adriano Parente socmparso di recente. “Loro, da lassù, ci aiuteranno a pregare. Oggi e sempre”, ha detto Colasurdo prima di un applauso scrosciante e di un minuto di silenzio che ha preceduto l’uscita del coro dalla piazza.
Alle 18 la lunga processione ha preso il via dalla chiesa di Santa Maria della Croce, dove giace il Cristo morto e la Madonna Addolorata che sono stati portati in spalla, seguiti dalle strazianti note del ‘Teco Vorrei’, intonato dalle 700 voci del coro.
Alle 19.30 circa, la tradizionale tappa dinanzi al carcere di via Cavour, durante la quale un detenuto (ex art.21) ha recitato sul piazzale antistante una preghiera. Subito dopo ha preso la parola l’arcivescovo Bregantini che ha ricordato a tutti i fedeli di compiere una preghiera per don Giovanni Diodati, ricoverato all’Hospice di Larino e don Giovanni Pompilio che si trova, invece, nel reparto di Rianimazione del Cardarelli.
Nelle parole del presule anche gli immancabili aspetti sociali, sui quali i fedeli sono chiamati a riflettere. Soprattutto il fenomeno della tossicodipendenza sempre più dilagante in città.
Non poteva mancare, così come avvenuto lo scorso anno, un riferimento alle imminenti elezioni per il rinnovo dell’amminsitrazione comunale. “Le forze politiche in campo pensino al bene della città”. Un auspicio quest’ultimo per il quale davvero ai cittadini non è rimasto che pregare.