Ho vissuto a Donetsk, in Ucraina, per quasi un anno e mezzo, ho fatto volontariato, ho insegnato italiano, e poi qualche mese fa ho cominciato a lavorare nelle scuole di lingue. Sono tornata una settimana fa a Campobasso. Tra le tante manifestazioni di affetto, i saluti calorosi e la curiosità, ci sono state anche domande e commenti che mi hanno lasciata un po’perplessa: «Perché sei tornata?», «Per vacanza» – ho risposto io, ironica, a un interlocutore digiuno di attualità. Alcuni mi hanno chiesto come mi fossi trovata in Russia. «Mi sono trovata bene, in Russia, prima che la Russia ci invadesse, grazie» -rispondo invece a un altro interlocutore digiuno di geografia. So che non a tutti stanno a cuore le sorti dell’Ucraina, e se io sono così coinvolta, è perché ho vissuto lì e ho visto quello che succede.
Sono stanca di sentire la solita storia del fascismo, di sentire che la Guardia Nazionale (l’esercito nazionale ucraino) spara intenzionalmente sui civili e usa armi di distruzione di massa vietate anche da “quel certo” trattato internazionale, che la minoranza etnica russofona del Donbass (la regione di Donetsk) è minacciata e così via. E mentre dall’altra parte delle barricate, a combattere per l’unione con la Russia, per il separatismo o l’indipendenza (neanche si è capito bene per cosa) ci sono solo banditi, criminali e mercenari (una buona parte col passaporto russo), i fascisti, secondo l’opinione pubblica, sarebbero gli ucraini.
Vado allora a parlare con Larissa, una donna originaria proprio della regione di Donetsk e che vive e lavora ormai da tempo a Campobasso. Voglio sapere cosa ne pensa lei, cosa pensa dell’informazione italiana. So che potrei trovarmi di fronte una persona che non condivide le mie posizioni. A Donetsk sono in molti ad appoggiare la Russia e lei potrebbe essere una di loro. Potrebbe avere parenti e amici, o addirittura figli, che combattono per la causa separatista, ma anche in tal caso troverei interessante avere un confronto. Larissa è una donna sorridente, piena di energia e molto disponibile. Vive in Italia dal 1999 e da 11 anni è sposata con un molisano con cui ha aperto un locale «per far fronte alla crisi»– mi racconta. Le piace lavorare al bar, le piace il contatto con i clienti, ma questa «non è certo la mia passione»– mi confessa. «Sono laureata» – precisa – «sono un’infermiera». A Donetsk ha lasciato un figlio di quasi maggiorenne che ha appena finito il primo anno di università. Le ho detto subito che tornavo da Donetsk e che lì ho lasciato il mio ragazzo, attivista. Alla parola attivista Larissa mi guarda e mi interrompe «per l’Ucraina o per la Russia?». Evidentemente anche lei vuole sapere subito da quale parte della barricata mi trovi.
«Per l’Ucraina», rispondo.
«Dovete stare attenti… essere per l’Ucraina a Donetsk è pericoloso… Ti spaccano la testa».
«Lo so bene, ho visto…», e già capisco che parliamo la stessa lingua.
Le dico che se riesco vorrei pubblicare quello che verrà fuori dalla nostra chiacchierata.
«Non vorrai mica scrivere anche il mio cognome?» – mi chiede lei un po’ agitata – «Ricordati che ho un figlio lì… non scrivere il mio cognome, questi mi bruciano la casa, sai quanto ho dovuto lavorare per costruirla?». Mi chiede con tono provocatorio, ma so che non è uno scherzo. Sebbene qui si possa stare tranquilli, ho imparato a mie spese che il sospetto e la paura, la reticenza a parlare di politica in Ucraina sono una forma mentis.
«Cosa intendi con “questi”» – So benissimo chi sono, ma voglio che sia lei a raccontare. Mi spiega che si riferisce a chi lavorava per il “vecchio potere”, per il governo di Yanukovich, in breve, i separatisti, gli elementi criminali del Donbass, che dopo la rivoluzione del Majdan, per restare a galla, si sono trasformati in separatisti, con il massiccio sostegno militare e finanziario della Russia.
Cominciamo allora con le domande di Francesca a Larissa.
I tuoi clienti sapranno che sei ucraina, ma sanno che sei proprio della regione di Donetsk? “Sì, lo sanno, e si preoccupano”.
S’interessano della questione Ucraina? Fanno domande su cosa realmente succede? “Sì, mi chiedono spesso. Mi ripetono di portare qui mio figlio il prima possibile”.
Tu li trovi informati? Come consideri la qualità dell’informazione italiana rispetto all’Ucraina? “Non sono molto informati, alcuni non sanno affatto cosa succede. La gente si limita a seguire i canali principali d’informazione che danno sempre notizie contrastanti, a volte sostengono la Russia, a volte l’Ucraina ma senza una chiara visione dei fatti”.
I miei amici e conoscenti insistono nel parlare di FASCISMO in Ucraina… “Ma fascismo da quale parte?”
Da parte degli ucraini… “Che grande bugia! Ma io voglio vedere almeno un fascista in Ucraina! UNO! Io non ho mai conosciuto qualcuno con idee e orientamenti fascisti, al massimo nazionalisti, patrioti. Io lo dico anche alla gente della mia regione, a quelli che credono alla propaganda russa, che me lo facessero conoscere un fascista! Se ci sono, come ce ne sono ovunque, sono la minoranza”.
Hai sentito il discorso (del 24 giugno 2014) di Marta Grande, portavoce del M5S alla Camera, sull’Ucraina? [Marta Grande ha parlato di forte discriminazione verso la minoranza etnica russa nel Donbass e addirittura di “mattanza” da parte dell’esercito ucraino, di campi di concentramento. http://www.youtube.com/watch?v=PCZAd0tqps8] “Assurdità… da tutta la vita parliamo russo e non siamo mai stati minacciati né discriminati. A Donetsk, ad essere discriminato è chi è per l’Ucraina unita e libera. Mia madre è russa, non parla una parola di ucraino, ma noi in famiglia siamo tutti per l’Ucraina unita. Io ho origini russe ma mi sento ucraina. Sono ucraina. Questo scrivilo. Io vorrei chiedere a questa deputata se è mai stata nel mio paese per poter diffondere notizie del genere. Noi spesso neanche ci accorgiamo del passaggio da una lingua all’altra, non ci facciamo caso, come tra me e te (NdA: passiamo dal russo all’italiano e viceversa). Io vedo più razzismo e discriminazione nell’est che nell’ovest, in generale”.
Hai parenti che vivono ancora nella regione di Donetsk, oltre tuo figlio? “I miei genitori, zii, cugini.. oltre a conoscenti e amici ora lontani non solo fisicamente ma anche per visioni ideologiche”.
Cosa raccontano? “Cosa raccontano… controllo le loro pagine su “odnoklassnik” (social net molto usato in Russia e in Ucraina, soprattutto tra gli adulti) e penso che sono impazziti. La gente segue i canali russi. Inneggiano a Putin.. sono diventati veri e propri zombi, ipnotizzati dalla propaganda russa”.
E cosa ne pensi tu? “Penso che sia tutta colpa dell’ignoranza, la gente non capisce, non vede niente… Io sono stata a Donetsk verso la metà di maggio, si ha paura anche solo a parlare, a esprimere le proprie idee e le proprie opinioni, a schierarsi contro questo potere illegale che si è instaurato nel Donbass. La polizia è assente. La legge stessa è assente. La gente non si sente tutelata e resta in silenzio. Molti attivisti, giornalisti, semplici cittadini, sono spariti, come in Crimea. Altri sono stati picchiati, costretti a inginocchiarsi davanti ai separatisti, umiliati, minacciati. Questo la televisione russa non lo dice. A marzo mi ha chiamato un cugino da Volgodonsk (Russia), piangeva, ci ha invitati da lui, a rifugiarci in Russia, dopo aver visto un servizio in cui mostravano presunti fascisti che dall’ovest del paese andavano nel Donbass e con bastoni e mazze picchiavano gli abitanti, spaccavano finestre, ci derubavano… Questo è quello che passano i canali russi. Ma sono solo bugie. E poi cosa crede la gente, ipnotizzata dalla propaganda, che in Russia si viva meglio? Non è così! Nei piccoli centri hanno i bagni in strada, non ci sono strade decenti, non ci sono nuove tecnologie, non ci sono diritti civili, l’omosessualità non è tollerata, e puoi finire anche in galera per il solo fatto di essere gay, la gente non può neanche manifestare in piazza. Con questo non voglio dire che l’Ucraina deve entrare in Europa. A noi non serve neanche l’Europa, non ci servono i loro soldi per poi ripagare i debiti. Vogliamo l’indipendenza, non vogliamo la Russia e non vogliamo l’Europa… dobbiamo per forza dipendere da qualcuno? Noi vogliamo essere liberi… e rivogliamo la Crimea, la nostra Crimea, perché – questo scrivilo – la Crimea ce l’hanno rubata!”
Credi che i separatisti, i terroristi, siano pagati? “Al cento per cento! Non ci sono dubbi. Quando sono tornata in Ucraina sono stata al mercato a Dzerzginsk (una piccola città a un’ora da Donetsk), dove ho visto uomini, anche giovanissimi, che venivano “reclutati” dai separatisti per 200/300 grivne (13/18 euro). E non cercavano solo “mercenari”, ma anche soldi. Io gli ho detto di non avvicinarsi neanche a me, perché non gli avrei dato nulla. Ti ripeto, ho visto tutto, i mercenari, i più “semplici” ricevono dalle 200 alle 300 grivne al giorno, sono drogati, alcolizzati, per la maggior parte. Possono guadagnare anche 800 grivne al giorno se hanno una qualche esperienza militare. Nei posti di blocco oltre ai soldi gli viene assicurato anche il doppio/triplo pasto. Nel tragitto dall’aeroporto a casa, dall’autobus, ho avuto modo di vederli da vicino. Ci hanno fermati al posto di blocco, erano tutti con il viso coperto. Ma se sono patrioti e amano la loro regione, mi dico io, perché si coprono il volto? Si erano accampati nelle tende e vicino alle tende c’erano bottiglie di vodka sparse qua e là. Non facevano nulla, se non intimorire… questa gente che non dovrebbe neanche toccarla un’arma. E’ gente pericolosa. A noi è andata bene”.
Quando torni in Ucraina? “Non so, spero presto…”
Non hai paura? “Ho paura… certo. Quando li ho visti al posto di blocco, ho nascosto subito il passaporto italiano. Erano le 2 di notte, mi sono sentita in pericolo. Io non mi sento più sicura di niente. Al ritorno, quando ho lasciato l’Ucraina, c’erano già i soldati ucraini ai posti di blocco, non c’hanno neanche fermati, se invece ci fossero stati “gli altri”, i ribelli che non conoscono legge… avrebbero potuto derubarci… spararci, come è successo a quella famiglia di Gorlovka (una città vicino Donetsk) che non si è fermata al posto di blocco. Questo è quello che dicono loro… dicono che gli hanno sparato perché non si sono fermati, ma chi lo sa, probabilmente erano ubriachi o sotto l’effetto di droga. Hanno ucciso madre e padre. Solo la figlia di 10 anni è rimasta viva”.
Un’ultima domanda. Qual è la tua opinone su Bandera? [Bandera è stato un politicoucraino, capo della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e il fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), eroe nazionale per l’Ucraina dell’ovest e nemico, collaborazionista e filo-nazista per il potere sovietico, per la Russia oggi e per una parte delle regioni dell’est dell’Ucraina.] “Quando andavo a scuola, ci dipingevano Bandera come uno dei peggior nemici dell’Unione Sovietica. Un fascista, un nazista. Ma la storia scritta nei libri lo sappiamo tutti che non è la vera storia. E’ quella che ha scritto il potere… Io non posso dire che è un nemico e non posso dire che è un eroe, molti eventi storici sono stati cancellati, inghiottiti dal comunismo, e poi negati. Ma, il fatto che combattesse per l’Ucraina, per la liberazione e l’indipendenza è già qualcosa”.
Sì, molti eventi sono stati cancellati e poi negati dal potere sovietico, e ancora oggi dalla Russia, e non solo dalla Russia, da molti storici che l’appoggiano. Come la tragedia dell’Olocausto Ucraino del 1932-33, Holodomor, tragedia a pochi conosciuta. [Il termine Holodomor significa “infliggere la morte attraverso la fame”. Si tratta di un genocidio provocato dal regime sovietico contro la popolazione ucraina.] “Esatto, se n’è cominciato a parlare quando l’Ucraina è diventata indipendente… mio figlio, a scuola, ha conosciuto un’altra versione della storia rispetto a me e ai miei coetanei. E’ stato lui che in casa, per la prima volta, ha acceso una candela per la commemorazione del Holodomor”.
Ma come possiamo accettare che un altro popolo entri a casa nostra armato, e ci metta gli uni contro gli altri? Genitori contro figli? La Russia deve togliere le mani dalla nostra terra e deve restituirci la NOSTRA Crimea.