L’annosa questione dell’Hotel Roxy sarebbe stato risolta nei primi 100 giorni di governo. Durante la campagna elettorale era stata questa la promessa del sindaco Gravina agli elettori. Ora sul tema è lo stesso primo cittadino ad alzare i riflettori, facendo sapere di aver diffidato la Regione, proprietaria dell’immobile che ormai cade a pezzi.
La diffida, che porta la data di oggi, 25 luglio, chiede alla Regione Molise di “effettuare un intervento di bonifica dei luoghi interessati, nonché a provvedere alla chiusura dei varchi e a predisporre la sistemazione della recinzione in essere sull’area identificata”
“In mancanza di riscontro – si legge ancora nel documento – si adotterà apposita ordinanza”. Burocratese che di fatto sta a significare che, diversamente, l’immobile sarà abbattuto.
Era il 25 febbraio scorso quando il governatore Toma, dall’aula consiliare di Palazzo San Giorgio, annunciò che il Roxy sarebbe stato abbattuto. Lo fece in pieno clima di campagna elettorale, rendendo noto come l’Ente di via Genova fosse impegnato a trovare le somme necessarie alla ricostruzione di quell’edificio che, stando a quanto stabilito in passato, dovrebbe ospitare la nuova sede della Regione. Per quest’ultima, nel corso della precedente legislatura, era stato fatto un concorso di idee, vinto da un professionista del posto.
Un modo probabilmente per sanare una situazione drammatica che era stata ereditata.
Era il 2010, infatti, quando la Regione Molise, capeggiata dall’allora presidente Michele Iorio, acquistò l’immobile dalla famiglia Morelli, la quale, a sua volta, lo aveva prelevato da poco a un’asta giudiziaria. Il costo dell’operazione a carico dell’Ente Molise fu di sette milioni di euro.
Un fiume di denaro pubblico andato in fumo e capace, oggi, di produrre esclusivamente degrado e sporcizia in un’area centralissima della città, di cui tante volte il M5S di Campobasso si era occupato.
In realtà l’attuale sindaco di Campobasso, Gravina, all’epoca consigliere di minoranza a Palazzo San Giorgio aveva chiesto al sindaco Battista di intimare alla Regione l’apertura del cantiere. Era avvenuto quando al vertice dell’ente di via Genova c’era l’ex presidente Frattura, appartenente allo stesso partito dell’ex primo cittadino di Campobasso.
Oggi la richiesta arriva in un panorama politico totalmente differente, con un Palazzo San Giorgio completamente pentastellato e una Regione di centrodestra, con cui il M5S sembra non avere più buoni rapporti a livello nazionale.
E sul territorio il tema potrebbe, infatti, acquistare anche un sapore squisitamente politico che, a differenza di quanto avvenuto in passato, potrebbe mettere d’accordo PD e Movimento Cinque Stelle.