In questi lunghissimi giorni di tempo incerto, bufere di neve e freddo polare, l’umore di noi cittadini è sceso più in basso delle temperature minime. Chiusi in casa, impossibilitati ad uscire, i social network sono diventati la nostra finestra sul mondo e, come accade anche nella vita in carne ed ossa, c’è chi da quella finestra si è affacciato cantando allegramente quanto fosse bella la coltre bianca, chi, urlando, l’ha maledetta per l’eternità e chi ha parlato a vanvera, giusto per creare inquinamento acustico che ben si sposava con il clima teso del momento. Ma i dialoghi più esilaranti hanno riguardato un argomento di interesse mondiale: lezioni scolastiche sospese o no? Non c’abbiamo dormito la notte. Le fazioni di commentatori si sono divise in tre squadre:
1) Quella dei sostenitori delle scuole chiuse durante l’intero periodo invernale-primaverile, con riapertura a giugno giusto per riabbracciare e augurare una buona estate ai compagni di scuola lontani e a tutto il corpo docenti.
2) Quella dei sostenitori delle scuole aperte anche la domenica, “perché non è possibile che nel 2017 ancora esista un giorno di riposo dedicato ad alunni e docenti che vanno in vacanza per ben tre mesi di fila”.
3) Quelli che non avevano più la corrente per collegarsi sui social e quindi sono stati costretti ad approfondire la conoscenza dei membri della propria famiglia, dei vicini di casa o dei condomini.
Partiamo dalla descrizione della prima squadra: prevalentemente formata da ragazzini e ragazzi tra gli 11 e i 18 anni. Li riconosci perché la loro immagine del profilo è stata occupata da un Pokemòn o da un personaggio del meraviglioso mondo degli idoli inarrivabili, oppure semplicemente hanno la gigantografia di due occhioni luccicanti e una bocca a cuore con le mattonelle del bagno alle spalle; oppure appaiono con gli amici della palestra, a petto nudo, con le dita che mostrano una “V” di vittoria o un 2 in matematica, non è ancora chiaro. Comunque, solitamente si capisce che sono adolescenti dalle prime due parole che danno vita al pensiero scritto: “sindaco ke ci dici se domani sono chiuse le scuole?”. Per carità, la domanda è legittima, buona e giusta, ma se vogliamo soffermarci sulla forma si potrebbe pensare che ad aver ragione siano, senza ombra di dubbio, quelli del gruppo B: scuole aperte pure a Natale, di grazia! Tralasciando quel ‘che’, straziato dalla cappa, se da piccola avessi osato rivolgermi con un ‘tu’ ad una persona giusto un po’ più grande di me, avrei ricevuto dai miei parenti un rovescio con guanto chiodato sul muso accompagnato da ricorsa.
Ma andiamo avanti parlando dei commenti inviati da alcuni fanciulli generosi che spiegavano alla platea in ascolto “non è per me, eh, io penso a quei poveri ragazzi, miei compagni di classe, che vivono nei paesi e non riescono a raggiungerci”. Queste anime, non solo generose ma anche ingenue, sul serio ritenevano che qualcuno, pure sotto effetto di sedativi ipnotici, potesse mai credere alla veridicità di un sacrificio tanto nobile quanto altruista?
Io non so che tipo di adolescenti ci siano in giro adesso, ma so per certo che alla loro età io e i miei amici cercavamo un demone che potesse essere interessato ad acquistare la nostra anima in saldo, affinché venisse giù tutta la riserva di neve che Zeus distribuiva in porzioni giuste per il cosmo, per poter saltare la scuola legalmente.
Passiamo alla seconda squadra: quella prevalentemente formata da chi a lavoro ci va anche sotto attacco alieno e quindi se “sta male Rocco, deve star male tutta la Rocca”. Oppure semplicemente in pena per il grado di istruzione di certi ragazzini. Oppure perché il timore di lasciare i figli in casa da soli crea ansia, insonnia, depressione e possibile divorzio.
Comunque tra la squadra A e B, c’è stata una lotta all’ultimo sangue senza esclusione di colpi. Che in tanti ci si chiedeva: ma sta squadra B, che dice di lavorare tutto il giorno, ma dove lo trova il tempo per stare in rete a combattere? Poi ti vengono in mente le parole di un vecchio insegnante d’Italiano del liceo: “se non basta il giorno, esiste la notte”. Quindi dubbio risolto.
E infine, l’ultima squadra. La mia preferita. La C. Quelli che hanno avuto una serie infinita di sfighe a catena per via di un’abitazione sita in Contrada Culonia, alle pendici del “Mo’n’ te Scoraggia’ Però”. Quelli che non si sono persi d’animo e hanno cominciato a conoscere il vicinato di cui non avevano notizie dall’ultima litigata per le siepi confinanti non potate. Quelli che le siepi, alla fine le hanno trovate a pezzi sotto la neve, e accatastate insieme. Quelli che la coltre bianca l’hanno spalata a turni e che sono riusciti a scorgere nella profondità di un disagio, una grandissima opportunità per non starsi più sulle ovaie.