CRISTINA SALVATORE
I writers o si amano o si odiano. La via di mezzo, quella percorsa dall’indifferenza, non può esistere.
Io li amo, ad esempio. Amo i loro capolavori e amo quello che cercano di comunicare attraverso immagini ricercate e colori brillanti. In realtà posso dire, con assoluta certezza, di amare tutte quelle persone che, in qualche modo, riescono ad esprimere sé stesse attraverso qualsiasi forma di arte. Il writing, fatto bene, è una di queste.
Tornando a parlare del “graffitismo” in particolare, e facendolo forse in maniera superficiale, potrei descriverlo come l’espressione della propria creatività attraverso “interventi pittorici” nel tessuto urbano. Attenzione però: dal “graffitismo” – inteso come arte e manifestazione sociale e culturale – al “Geppi ti amo, sei bellissima quando ti trucchi!” (scritto sulla facciata della Cattedrale ) c’è la stessa differenza che passa tra la “Pizz’ e minestra” di Zia Concetta e lo spaghetto in polvere della Knor: l’abisso.
Intanto vorrei portare l’attenzione su un dettaglio fondamentale: diversi mattoni che compongono alcune mura di Campobasso hanno avuto l’onore di essere accarezzati, palpeggiati e, infine, dipinti da Blu (per dirne solo uno importante, eh!). Immagino ci sia chi, tra noi, si stia domandando: “Ma chi è ‘sto Blu?”.
Posso assicurarvi che non si tratta di un Puffo Imbianchino, anzi. Sto parlando di uno dei più grandi artisti, writer o come meglio vi piace definire la categoria in questione, che l’Italia abbia mai partorito, sia per la bellezza dei suoi lavori che per il contenuto da essi veicolato. Basti pensare che il signor Blu ha dipinto in tantissimi Paesi in Europa e spesso anche in Sud America, arrivando in seguito negli USA per invito della Deitch Gallery di New York. E qui mica stiamo a parlare di fiorellini disegnati sulle unghie dei piedi ed esposti in vetrina dal centro estetico!
Riassumendo, dunque: Campobasso possiede ben due opere (riconosciute) di Mr. Blu: una realizzata sulla facciata di un palazzone (prima) anonimo di Via Marche e l’altro ammirabile all’interno del terminal degli autobus del capoluogo molisano.
Ad ogni modo, Blu a parte, ci sono a Campobasso diversi graffiti, anzi, ‘pezzi’, degni di essere ammirati e apprezzati, realizzati probabilmente da giovani ragazzi che – sono sicura – un domani saranno gli eredi dei loro predecessori più famosi. Glielo auguro di cuore.
Ma poi, purtroppo, ci sono anche quelli che vorrebbero diventare dei bravi writers come i loro idoli… solo che, al posto di esercitarsi prima con uno schizzo su un banale foglio di carta (considerando che fino a qualche mese prima il loro pezzo di maggior rilievo raffigurava una foglia di Marijuana che pareva più che altro una mano schiacciata sotto un tir) decidono di sacrificare direttamente ogni superficie potenzialmente scrivibile in città: fosse anche la facciata della Chiesa di San Leonardo.
Ora, come si può spiegare a questi giovani appassionati che sarebbe davvero il caso di scegliere (almeno come prova iniziale di una carriera) un foglio A4 per tirare su uno schizzo che al suo interno mostri quanto meno l’ABC della prospettiva bidimensionale?
Non che io voglia demoralizzare, o peggio, cercare di impedire che questi giovani possano manifestare liberamente la loro energia creativa… però, magari, riflettere sull’importanza della brutta copia e della gavetta, eh!
Per iniziare io partirei dal tag: la firma, il simbolo, ciò che identifica un writer. Alcuni tags sembrano scritte da mani incerte durante le scosse di un terremoto di massima magnitudo. Ecco: così come non vi permettereste mai di posare il vostro pennello indeciso su una Fontana di Trevi qualunque a Roma, vi pregherei di cercare di rispettare anche i monumenti e il centro storico (almeno) della nostra città. Perché, vedete, neanche Mr Blu ( con il suo immenso curriculum vitae) si è mai permesso in vita sua di scrivere “Pirla chi legge” sulla fronte della statua di Gabriele Pepe in piazza Pepe a Campobasso.
E, in ultimo, volevo dire due cosine a tali ‘Francy e Lory’ (nomi fittizi ma testuali parole) che non vedevano l’ora di far sapere agli anziani che sostano sulle panchine davanti Villa Musenga che “si ameranno per l’eternità”: dalla profondità del concetto da voi espresso e dal tipo di grafia elementare utilizzato, potrei dedurre che qui siamo in presenza di giovani “imbrattatori amorosi” di 13 anni circa, al massimo. Bene, a questo punto fatevelo dire da una persona che è molto più grande di voi e magari qualche esperienza sentimentale in più ce l’ha: a meno che sulla terra non si schianti un meteorite che porrà fine al genere umano intero lasciando in vita solo voi due… vi annuncio che col passare del tempo – per fortuna – crescerete, cambierete, viaggerete e conoscerete. Quello che oggi vi piace domani non vi basterà più (a meno che non siate del plancton). Si chiama ‘evoluzione’. Rifletteteci prima di immortalare i vostri sentimenti adolescenziali su muri che appartengono a tutti. E comunque, secondo me, tempo di concludere questo articolo… e vi siete già mollati!