Aspettando di sapere se Antonello Venditti canterà ancora in Piazza Prefettura (confermando quindi che“certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”) e se si accontenterà di una vagonata di soldi che altri cantanti hanno rifiutato pensando, forse, di riceverli a monetine da due centesimi con la fionda, sarebbe il caso di dare spazio anche al coro di voci dei tassisti campobassani in protesta.
Pare che il malcontento della categoria, rappresentata dai due o tre operatori del settore in città, sia dovuto al trasferimento della postazione di partenza dal piazzale antistante la stazione ferroviaria a Piazza Cuoco, ma anche dal sospetto che qualcuno, abusivamente, eserciti quella stessa professione in incognito. In nero, per intenderci.
Partendo dal problema numero uno, ossia quello che riguarda il trasferimento in Piazza Cuoco, viene fuori un quadro che non lascia spazio ad interpretazione: chi ha bisogno di prendere un taxi per arrivare a casa deve necessariamente attraversare un pezzetto dell’insidiosissima via Cavour, rischiando la propria incolumità.
E’ sotto gli occhi di tutti la pericolosità di una strada in cui l’ingombro snervante degli autobus consente un’accelerazione della lingua capace di articolare parolacce complesse e componibili in grado di seccare il primo che accenna un passo indeciso sulle strisce pedonali e, per questo motivo, via Cavour entra di diritto nella top ten delle strade nere, quelle percorse da automobilisti con alto tasso di crampi alla caviglia, a pochi pollici dall’acceleratore, per cui il rischio di perdere il controllo del mezzo, in quel tratto, esiste eccome.
A questo disagio va aggiunto il clima rigido che ha reso famosa la città di Campobasso per i pinocchietti comprati a marzo e messi sotto le tute di lana a maggio. In parole povere, in Molise nove mesi su dodici fa freddo. Se non piove, nevica e, se non nevica, nevicherà. Come è possibile costringere i passeggeri all’attraversamento, sotto un temporale battente, di una via Cavour soprannominata dai residenti “Carjacked- la strada della paura”? Verrebbe voglia di rispondere “in questi casi si chiama un taxi”.
Ma qui entra in gioco il problema numero due. Il più inquietante se paragonato al primo. Pare ci siano dei tassisti abusivi che, in barba a quelli muniti di regolare licenza, si spingono oltre la linea gialla all’arrivo dei treni, sventolando cartelli con davanti la scritta ingannevole “asparagi a venti centesimi al chilo” ma dietro, con un inchiostro che compare solo se la carta viene bagnata con il primo sudore del mattino, celano l’offerta reale “gli asparagi sono finiti, per lo stesso prezzo ti accompagniamo a casa”.
A quel punto i già provati reduci del 21bis, senza farsi troppe domande sullo spessore morale dei falsi tassisti, accettano a mani basse convinti dallo spessore astrale dei loro calli plantari. Ma qual è il vero motivo che ha portato a spostare di qualche metro la fermata di partenza dei taxi a Campobasso? Pare che i tre parcheggi davanti al bar della stazione, quelli per cui ogni giorno si verificano scazzottate che fanno più vittime dei tamponamenti in via Cavour, siano riservati alle auto dei clienti del locale ma solo per il tempo di un caffè. Si narra che, a causa del decreto antiterrorismo introdotto nel 2015, sia stata vietata la sosta per un numero elevato di veicoli davanti a luoghi considerati sensibili (come le stazioni) e questo per prevenire “atti di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo”.
Il rischio che dentro i taxi di Campobasso possa nascondersi esplosivo per sabotare i trasporti è dunque altissimo tant’è che per evitare danni alle persone sono intervenute le istituzioni regionali e la stessa Trenitalia facendo sapere ai terroristi di andare altrove, ché a rendere il servizio impraticabile c’avevano già pensato loro. Invece, per quello che riguarda la sosta delle auto comuni davanti al bar, possiamo essere tutti sicuri che l’idea più devastante avuta fino ad ora dai frequentatori è stata quella di mangiarsi una pizza fritta coi cicoli alle sette del mattino.
Ad ogni modo, è giusto tutelare i tassisti in possesso di regolare licenza costata sacrifici e sudore, così come è un dovere permettere loro di svolgere una professione di grandissima utilità sociale in sicurezza e tranquillità. E come direbbe il buon caro e vecchio Venditti, nelle cui vene scorre un po’ di sangue molisano, sarebbe opportuno schierarsi sempre dalla parte di chi è in difficoltà perché “in questo mondo di ladri, c’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai”.