ANDREA VERTOLO
In una silenziosa via Larino, bagnata dalla pioggia di settembre, alcuni ragazzi passeggiano con la zaino in spalla, appena usciti dal loro primo giorno di scuola. Alla loro sinistra una squadra di operai, che inizia a caricare il camion di sediolini rossi. Sono quelli dell’ ex Ariston, lo storico teatro e cinema della città, luogo di incontro per intere generazioni, quell’Ariston che, in questi giorni, si appresta a piegare negli scatoloni anche le sue lunghe ed eleganti tende di velluto rosso. (L’ARTICOLO SUL GRUPPO FACEBOOK PER SALVARE L’ARISTON)
Nessuno studente, passando di fianco al teatro, volta lo sguardo. Sono tutti troppo giovani per ritrovare lì un ricordo, interamente immersi nel loro presente per dare attenzione a quei sediolini che, lentamente, vengono trasportati a mano dagli operai.
In città non è il primo né sarà l’ultimo edificio storico che cambierà radicalmente aspetto e funzione. Ma quando a chiudere i battenti è un luogo di cultura e di divertimento, un pizzico di malinconia non può che prevalere sull’idea del nuovo, e del moderno.
Il tempo si sa, è come un interminabile fiume in piena che non trova alcun impedimento nel suo percorso inesorabile, ma riavvolgendo il nastro all’indietro, per i tanti che ne possiedono memoria, non si fatica a trovare in ogni famiglia una serata di spensieratezza passata su quei sediolini rossi.
I primi cartoni della Walt Disney, come il ‘Re Leone’ o ‘La Bella e la Bestia’ sono stati proiettati proprio lì, e tanti bambini, oggi adulti, hanno cominciato a sognare proprio in quell’unica e sempre affollata sala cinematografica. Film che sono entrati nell’immaginario collettivo come ‘Titanic’ o ‘Seven’, furono proposti anche per interi mesi per dare la possibilità a tutta la città, e non solo, di guardare sul grande schermo il film di cui tutto il mondo parlava.
Era uno dei cinema più grandi del Centro-Sud quando fu inaugurato e, a guardarlo oggi, abbandonato e marcio di incuranza, mette un po’ di tristezza.
In fondo, verrebbe da pensare, è giusto che abbia trovato un’altra destinazione.
Dopotutto, il tempo non trova confidenza con ciò che lascia alle spalle e, come gli studenti di questa mattina, non trova nessun motivo per girarsi indietro, proseguendo inesorabile il suo percorso, il suo presente. Per chi su quei sediolini rossi ci ha lasciato anche solo un appannato ricordo di bambino, rimane un saluto, un secondo di nostalgia, un sorriso fugace, verso quei sediolini ammassati nel retro del grosso furgone.
Molti automobilisti, per un attimo, hanno girato lo sguardo, e chi sa dove saranno arrivati con la memoria. Poi, il traffico prosegue e si torna alla propria giornata piena d’impegni, la pioggia torna a cadere, e il futuro si prenderà ciò che è suo, di diritto.