La Sala consiliare di Palazzo San Giorgio si è riempita in tutti i suoi posti a sedere nel pomeriggio di venerdì 16 giugno 2017 per ascoltare la campobassana Chiara D’Addario, che ha esposto la sua tesi di laurea del Corso in Scienze dei Beni Culturali e Artistici, dal titolo ‘Fonti agiografiche dei Misteri di Campobasso’.
A meno di due giorni dalla sfilata dei Misteri, Chiara D’Addario ha ripercorso la storia del culto dei Santi e di come si sia giunti nel capoluogo molisano a quella che si pone come una delle tradizioni più importanti e affascinanti dell’intero territorio molisano.
L’evento è stato promosso dagli assessorati alla Cultura e Misteri Patrimonio dell’Unesco, curato dall’Associazione Culturale ‘Campobasso Live’ e rientrava tra le manifestazioni culturali dell’amministrazione comunale, organizzate in occasione delle festività del Corpus Domini.
Presenti per l’occasione il sindaco di Campobasso, Antonio Battista, gli assessori Emma de Capoa e Maria Rubino, che hanno sottolineato l’importanza che riveste per il territorio molisano la tradizionale sfilata dei Misteri, evidenziando gli sforzi che si stanno effettuando per il loro riconoscimento quale Patrimonio dell’Unesco.
Tra il numeroso pubblico, presenti anche il vice-sindaco Bibiana Chierchia e i consiglieri comunali Federico Sarli e Gianluca Maroncelli, con quest’ultimo che ha lanciato diversi mesi fa l’iniziativa legata alla tesi di Chiara D’Addario, raccolta dagli assessori de Capoa e Rubino.
A moderare l’evento i giornalisti Giuseppe Formato e Fabiana Abbazia.
Ha partecipato all’evento lo storico Franco Valente, il quale ha sottolineato la ricchezza culturale e storica dei Misteri, anche per questo meritevoli del riconoscimento quale Patrimonio dell’Unesco, e di tutto quanto offre il Molise dal punto di vista artistico, in una importante lezione di storia sul Molise.
Presente anche il presidente dell’Associazione ‘Misteri e Tradizioni’, Liberato Teberino, che ha ricordato come i lavori, come quelli di Chiara D’Addario, contribuiscano a divulgare una tradizione secolare e unica nel suo genere.
“I Misteri – ha ricordato Chiara D’Addario – rivestono una fondamentale funzione culturale e sociale per la città di Campobasso e per i suoi abitanti, che si ritrovano a partecipare ad un avvenimento culturale che, al di là di tutto, crea coesione sociale. Il culto agiografico all’interno di una comunità è fondamentale, perché è con i riti collettivi e la devozione popolare che si costruisce l’identità, non solo del singolo individuo, ma delle intere comunità. La processione dei Misteri propone un’interpretazione particolare delle figure dei santi e della devozione a loro tributata”.
Chiara D’Addario ha ripercorso la storia dei Misteri, soffermandosi su quelli perduti, secondo quanto resta delle fonti storiche: “I Misteri costruiti dal Di Zinno, ricordano gli autori locali, non erano 18 bensì 24: i sei della confraternita del Ss. Sacramento, che aveva sede nella Chiesa di San Leonardo, non ressero alla prova e così non furono ricostruiti e non uscirono mai durante la processione del Corpus Domini. Dei 18 che furono probabilmente costruiti da Paolo Saverio Di Zinno, quelli che destano maggior interesse, sono quelli della Ss. Trinità, del Corpo di Cristo, detto il Calicione per il grosso calice che appariva nella raffigurazione, della Madonna del Rosario, in cui il personaggio della Madonna roteava grazie ad un particolare ingegno, Santa Maria della Croce, di cui ci rimane un disegno, Santo Stefano e San Lorenzo. Per Camillo De Luca sei macchine rimasero sotto le macerie del crollo delle Chiese dalla Santissima Trinità e di Santa Maria della Croce, a seguito del terremoto del 26 luglio 1805. I Misteri di San Gennaro e San Rocco furono restaurati da Giuseppe Di Zinno, figlio di Paolo, secondo i modelli disegnati dal padre. Non furono invece più portati in processione quello della Ss. Trinità, della Madonna del Rosario, di Santo Stefano, di Santa Maria della Croce e del Corpo di Cristo detto anche Calicione”.
Tre i Misteri descritti da Chiara D’Addario nel loro significato e nella loro composizione, sottolineandone la particolarità del loro ‘ingegno’, che rende uniche le macchine di Paolo Saverio Di Zinno: Maria Maddalena, San Michele e Sant’Antonio Abate.