Domenico Rotondi
Si è tenuto ieri sera, presso la Sala Convegni del Palazzo Colagrosso in Bojano, l’atteso confronto politico sulla controversa Legge dell’autonomia differenziata. L’incontro, organizzato e promosso dal Comitato unitario regionale costituitosi contro la Calderoli, ha visto la partecipazione di una qualificata e numerosa platea, anche grazie alla straordinaria mobilitazione messa in campo sia dai volontari che dai militanti del Partito Democratico cittadino.
Dopo i saluti introduttivi di Lucia Amatuzio, nella duplice veste di dirigente regionale e responsabile locale del Circolo “Aldo Moro”, sono seguite le relazioni di Micaela Fanelli, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Paolo De Socio, segretario generale della CGIL Molise e Nicola Messere, direttore della Scuola Edile di Campobasso. Le conclusioni sono state affidate al presidente del Comitato unitario, Gianmaria Palmieri, docente universitario e già rettore dell’Università degli Studi del Molise.
I lavori hanno permesso l’approfondimento e la giusta considerazione delle molteplici tematiche socioeconomiche legate agli effetti dannosi prodotti dalla discussa riforma, senza dimenticare le preoccupanti dinamiche territoriali connesse alla necessaria salvaguardia del tessuto civile molisano.
Sta di fatto che i proposti tecnicismi, posti in essere dai gruppi parlamentari della Lega, stanno rivelando le chiare contraddizioni di una politica di stampo nordista. In effetti, la legge, oltre a penalizzare le Regioni del Meridione d’Italia, rischia di frantumare il tessuto produttivo nazionale, esponendolo alle speculazioni finanziarie dei mercati borsistici. In definitiva, detto processo legislativo, secondo molti osservatori ed analisti, potrebbe relegare l’Italia in una condizione di subalternità economica rispetto ai macrosistemi statunitensi, asiatici e russi, finendo per indebolire la stessa dimensione competitiva dell’Unione Europea.
Da qui le crescenti preoccupazioni manifestatesi nel mondo imprenditoriale e confindustriale, sempre più distante dalle indicazioni anacronistiche dettate dai sostenitori della riforma legislativa. Per le precisate ragioni, si profila all’orizzonte una stagione referendaria apertissima, diretta a modificare, in un modo o nell’altro, gli equilibri e le forze in campo dell’attuale sistema politico italiano.