Domenico Rotondi
I volontari e gli studiosi dei circoli molisani di Legambiente continuano a promuovere i valori dell’ambientalismo umanitario, in linea con la programmazione sostenibile fissata nell’agenda 2030 e sottoscritta nel settembre del 2015 dai paesi membri delle Nazioni Unite. Si tratta di un’azione diretta a riconsiderare consapevolmente i temi dello sviluppo rispetto alle crescenti disuguaglianze sociali, territoriali e di genere, nonché ad approfondire seriamente le problematiche legate al surriscaldamento globale. Perciò il Circolo ‘E. Cirese’ di Campobasso, in sinergia sia con il Comune di Bojano che con l’azienda pubblica ‘Molise Acque’, ha organizzato ‘Una passeggiata sull’acqua’ nel centro matesino, volta a ripercorrere un itinerario divulgativo sugli aspetti storici, culturali, scientifici ed ambientali del territorio.
Il percorso, partito dalla centrale piazza Pasquino, ha raggiunto la storica fontana del Cannello, ricca di suggestione e fascino avendo rappresentato il tradizionale lavatoio per l’intero quartiere. Successivamente i partecipanti hanno visitato l’importante impianto di captazione ‘Maiella’, dove Paolo Fagliarone, nella qualità di presidente del Circolo, ha tratteggiato il senso dell’iniziativa. “Il fatto che il Molise è ricco di risorse idriche non significa che non dobbiamo interrogarci su quanto sia sostenibile l’uso che ne facciamo. Abbiamo scelto Bojano – le sue parole – per riflettere sull’acqua e i suoi usi perché proprio lì il Biferno nasce, l’acqua è abbondante nel sottosuolo e viene captata con facilità, ma al contempo sempre a Bojano sono stati rilevati tempo fa inquinamenti da sversamento di caseina e dilavamento di letami. Bojano è quindi il luogo ideale per godere della copiosità di acqua pura, per esplorare gli usi che l’uomo ne ha fatto nel tempo, ma anche per essere consapevoli che dobbiamo farne un uso più razionale per tutelare l’ecosistema fiume e gli ambienti a valle”.
I partecipanti hanno poi proseguito verso la scoperta della fontana di Santa Maria dei Rivoli e del lungofiume ‘Calderari’, soffermandosi piacevolmente in alcuni punti di sosta. A questo punto Francesco Manfredi Selvaggi, nella duplice veste di architetto e responsabile scientifico dell’iniziativa, ha argomentato dettagliatamente in merito alla caratteristica idrica del Matese, così dicendo: “a Bojano la ricchezza d’acqua giustifica la formazione di un insediamento abitativo di consistenti dimensioni e, del resto, non solo le civiltà più progredite, ma anche le città più grandi sono quelle fluviali. L’abbondanza di risorsa idrica, tanto più che si tratta di acqua pura scaturendo da sorgenti e perciò potabile, ha permesso il sorgere di un centro popoloso. L’acqua è un bene essenziale oltre che per soddisfare la sete per tutta una serie di bisogni antropici. Il Calderari, un ramo del Biferno, si rivela fondamentale per allontanare gli scarichi fognari dall’ambito urbano che esso attraversa, quindi per ragioni igieniche. Un’altra ragione è, stavolta siamo nel settore alimentare, per irrigare la fascia di orti che lo fiancheggia; nella medesima finalità rientra pure il mulino che sta all’inizio dell’altro braccio del Biferno a Pietrecadute e, ancora, connesso al nutrimento vi è l’allevamento di trote al quale è collegato un laghetto di pesca sportiva vicino alla sorgente di Maiella. L’acqua che scorre nel Biferno dà vita anche ad alcune iniziative paleoindustriali, dalla segheria idraulica di via Ciammarucone alla centrale idroelettrica di Pietrecadute; vi è poi un’attività produttiva che si svolgeva un tempo su una sponda del Calderari nel sito di, appunto, Tintiere Vecchie in cui si tinteggiava la lana tosata delle pecore per la macellazione delle quali doveva sicuramente esserci nelle vicinanze di questo rio un mattatoio. La principale lavorazione artigianale è, ieri come oggi, quella casearia senza dubbio legata al Biferno perché la produzione di latticini richiede molta acqua. Da non molto il nostro fiume è stato visto in un’ottica ricreativa: l’alveo per le escursioni in canoa, gli argini per passeggiate lungofiume. L’economia boianese integra i beni della montagna (boschi e pascoli innanzitutto) con la notevole disponibilità idrica del fondovalle. Per merito del cospicuo quantitativo d’acqua ivi presente questa città fin dalla notte dei tempi è stata un caposaldo della transumanza e quindi un polo di scambi che da intermittenti, l’andata e ritorno delle greggi tra Abruzzo e Puglia, sono diventati continui assumendo Boiano un ruolo di mercato stabile. La vocazione commerciale è favorita dal passaggio di una fondamentale arteria di età romana che nell’abitato si trasforma in decumano il quale contende lo spazio al Calderari, c’entra sempre il fiume quando si parla di Boiano sia se fonte di prosperità sia se d’intralcio alla circolazione viaria come in questo caso, nel bene o nel male è una presenza ingombrante. Il corso d’acqua produce disturbo alla cittadinanza allorché favorisce il formarsi della nebbia la quale, nonostante a volte sia assai persistente, non ha dissuaso le persone a stare qui da oltre 2.000 anni, troppo vantaggioso è avere a portata di mano un’ingente quantità d’acqua da sfruttare per usi civili, agricoli.”
Dopodiché il nutrito gruppo di partecipanti ed appassionati ha terminato la visita guidata a Bojano ascoltando le parole di Angelo Sanzò, il quale, nella qualità di geologo e dirigente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea), ha ricordato l’importanza del Massiccio del Matese, perché rappresenta uno straordinario giacimento idrico per i territori di riferimento e, perciò, merita ogni forma di tutela da parte di tutte le istituzioni nazionali e regionali.
Sul punto, secondo molti, bisogna ulteriormente chiarire i termini della questione legata all’incredibile insabbiamento della legge istitutiva del Parco Nazionale del Matese.