“Poter parlare a Papa Francesco? Un segno dall’alto”. Gabriele Maglieri, l’agricoltore che si farà portavoce del mondo rurale molisano, rimanda le accuse al mittente: “Non sono stato designato grazie alla politica”

Maglieri, il giovane agricoltore che parlerà a Papa Francesco, qui con il premier Matteo Renzi

FABIANA ABBAZIA

Sarà lui a farsi portavoce dinanzi a Papa Francesco il prossimo 5 luglio delle tante difficoltà degli agricoltori del Molise, ma anche delle eccellenze, spesso poco valorizzate, della regione. Gabriele Maglieri, agricoltore di 28 anni di Riccia, con un diploma di Laurea in Agraria conseguito all’Università degli Studi del Molise e ancora studente nel medesimo Ateneo per conseguire la magistrale, porta avanti il lavoro dei campi intrapreso cent’anni fa dalla sua famiglia. Emozionato per l’esperienza che si appresta a vivere, si racconta a CBlive nell’esclusiva intervista.

Tuttavia, l’importante responsabilità ricaduta sulle sue spalle in occasione della visita in Molise del Santo Padre ha suscitato anche diverse polemiche in regione che sembrano offuscare la gioia del ragazzo riccese. Più di qualcuno, infatti, non ha esitato a commentare come la scelta dell’arcivescovo della diocesi di Campobasso-Bojano, Gian Carlo Maria Bregantini, ricaduta sul nome del giovane agricoltore non sia stata poi così casuale.

Secondo alcuni, infatti, Gabriele, amministratore in quota al Partito Democratico al Comune di Riccia, nonché responsabile ambiente dei Giovani del Pd e tesoriere dell’associazione politica “Big Bang Molise” guidata da Micaela Fanelli, potrebbe essere stato designato proprio per la sua militanza politica. Un’ipotesi sulla quale, però, non ci sta il giovane agricoltore di Riccia che, raccontando l’aneddoto che ha fatto sì che fosse indicato per raccontare il mondo agricolo al Santo Padre, coglie l’occasione per rimandare tutte le accuse al mittente.

Quella che vivrai il prossimo 5 luglio sarà un’esperienza unica. Sei emozionato? Sì, davvero tanto. Sto raccogliendo proposte e idee nel settore dell’agricoltura, per farmi portavoce dinanzi al Santo Padre di una voce che sia più ampia possibile. Per questo motivo, sto incontrando e mi sto confrontando con chi opera nel mio stesso comparto, provando a fare una sintesi di tutto quello che sta venendo fuori da questi momenti di dialogo”.

A Papa Francesco racconterai le tante difficoltà degli agricoltori Molisani. Quali sono? “Sicuramente parlerò dell’aumento dei costi di produzione, che non coincidono con i prezzi dei prodotti, rimasti stabili dagli anni 80”.

Potresti farci un esempio pratico? “Pensiamo, ad esempio, al latte, che negli anni ottanta costava 850 lire a litro, mentre il costo del gasolio era di 200 lire. Oggi, invece, il latte viene venduto a 50 centesimi, ma il costo del gasolio è arrivato addirittura a un euro. Una sproporzione eccessiva”.

In questo senso il mondo della politica che cosa può fare per essere vicino a chi opera nel settore? “Quello che io e tanti miei colleghi chiediamo, è una corretta distribuzione dei Fondi Europei che spesso si perdono per strada, ma anche una maggiore vicinanza a chi, spesso, perde occasioni importanti, solo perché non riesce a risolvere i tanti problemi legati alla burocrazia”.

Proposte a livello locale? “Dal Molise arriva la proposta dell’effettiva valorizzazione dei prodotti locali. Bisogna spingere maggiormente in questa direzione, magari anche attraverso un apposito Consorzio di tutela delle tipicità del Molise, che vada a salvaguardare gli interessi del consumatore. Sulle tavole di quest’ultimi dovrebbero arrivare, infatti, prodotti locali e non più, ad esempio, il latte importato dalla Germania”.

Su tanti agricoltori perché pensi abbiano scelto proprio te? “Sulla scelta di Padre Giancarlo sono state dette molte cose, ma la verità è che la mia caparbietà, il mio amore per l’agricoltura e quello che ho preso come un forte segnale dall’alto, mi hanno regalato la possibilità di essere il portavoce del mondo agricolo nei confronti del Santo Padre. Lo scorso 12 aprile ho incontrato Monsignor Bregantini all’Istituto Professionale per l’Agricoltura di Campobasso, in occasione del 50esimo anno della nascita delle scuole agrarie in Molise. In quell’occasione, l’arcivescovo ha fatto cenno a una nuova innovazione che alcuni giovani imprenditori molisani stavano mettendo in campo nelle proprie aziende, ovvero quella della “semina su sodo”. Una nuova tecnologia, meno invasiva, ma di prospettiva per la coltivazione dei campi. Rimasi sorpreso e soddisfatto di questo, perché uno di questi giovani ero io e il Vescovo aveva avuto modo di apprezzare questa nuova tecnologia proprio presso l’azienda di un mio caro amico, Giacinto Ricciuto di Limosano. In realtà l’attività che noi svolgiamo è nata in Argentina ben quaranta anni fa grazie agli emigrati italiani. Durante il momento conviviale, Bregantini intento a degustare un bel piatto di pasta e fagioli si stava confrontando con il professor Salvatore Ruggiero, intento a confutare le tesi acquisite dal Monsignore in merito alla semina su sodo. È stato in quel momento che, seppur non chiamato in causa, mi sono inserito nel discorso per difendere quel particolare tipo di tecnica. Bregantini, così, mi ha guardato e detto, testuali parole: “allora caro Gabriele tu parlerai del mondo rurale molisano al nostro amato Francesco mettendo in risalto, non solo le qualità eccelse che hanno le terre del Molise, ma anche dell’aspetto innovativo e professionale che contraddistingue le aziende agricole della regione”.

Insomma una pura casualità? “Più che altro un segno dall’alto. Mi piace definirlo così”.

Bregantini, quindi, lo hai conosciuto solo in quell’occasione? “Sì. Lui non mi conosceva”.

Dopo quel giorno cosa è successo? Dopo l’emozione di quel momento, in realtà ebbi l’ufficialità solo durante la conferenza stampa di Bregantini, una decina di giorni fa. Fu mia madre a chiamarmi e dirmi “Bragantini ha detto che sarai tu a parlare a Papa Francesco del mondo agricolo”. Da quel giorno abbiamo iniziato un percorso di lavoro propedeutico per l’evento tanto atteso”.

Cosa ti senti di rispondere a chi dice che il tuo nome sia stato fatto più per una questione politica che religiosa? “Voglio dire che non è così. Io non vivo e non ho mai vissuto di politica. Diventare amministratore è stato un traguardo che ho raggiunto decidendo di mettere a disposizione degli altri le mie competenze e la mia voglia di fare, per di più a costo zero. Per prima cosa, continuo a fare il mio mestiere di agricoltore e tutto quello che ho fatto nella mia vita me lo sono sempre sudato. Quando mi sveglio alle 4 e trenta del mattino per andare a lavorare e alle 10 sono in Municipio per il consiglio comunale, magari sottraggo del tempo al mio lavoro, ma lo faccio per portare avanti delle battaglie, degli ideali in cui credo. Dunque a differenza di coloro che si sono fatti promotori di tali polemiche e illazioni, rispondo che io non vivo e non dipendo dalla politica, ma dal mio lavoro. Ora la cosa più importante è che stupide strumentalizzazioni siano messe al bando e che si ritrovi uno spirito unitario in vista di un evento unico per il nostro Molise”.

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