MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
Nonostante l’effetto Nimby sui temi ambientali, i risultati sono davvero molto lontani dalle aspettative. È una terra malata, quella molisana fotografata dall’Arpa Molise per il 2014 dove proliferano gli ‘ecoreati’. Così diventa sempre più frequente trovare, tra un bestiame al pascolo ed un terreno coltivato, un’area in cui sono ammassati rifiuti nocivi, rivelare parti di scarti tossici interrati oppure aree in cui vengono appiccati roghi per smaltire ‘velocemente’ munnezza scomoda.
L’Agenzia ha fatto una ricerca dei siti in cui, nel 2014 in Molise, sono interrati rifiuti radioattivi attraverso i classici scavi di trincea ma avvalendosi anche di droni e rilievi con georadar e il quadro che ne esce non è dei migliori. Secondo le mappe presenti nel dossier i maggiori focolai d’inquinamento si trovano lungo la costa molisana e nell’hinterland di Campobasso dove sono stati contati, su un totale di 198 siti, ben 159 siti tossici, insomma quasi la totalità, con 72 segnalazioni trasmesse e 27 segnalate dalla Procura.
DATI – Sui 159 siti molisani inquinati, ben 78 aree hanno rifiuti che provengono da operazioni di costruzione e demolizione che necessiterebbero di discariche illegali ma che, costando troppo per lo smaltimento, vengono abbandonate in luoghi isolati. Nelle discariche abusive viene abbandonato di tutto: dall’amianto ai pneumatici, dagli scarti elettrici e le batterie ai metalli come rottami di motorini o pezzi di carrozzerie delle automobili, dai metalli, passando per i ‘classici’ legno, vetro e plastica fino alle miscele più tossiche di catrame bituminoso, per concludere con i rifiuti combustibili.
Scarti buttati non solo nei terreni ma anche alla foce dei fiumi: una mappatura che individua ben 31 punti della regione in cui c’è buttato alla mercé di tutti l’amianto e 13 aree di combustione rifiuti mentre in 49 siti sono stati trovati munnezza elettrica ed elettronica.