Se il verdetto di “Goletta Verde” di Legambiente ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti i residenti, i bagnanti o i frequentatori assidui del lungomare nord Cristoforo Colombo a Termoli, è importante precisare che la situazione generale delle nostre acque non è delle più felici, anzi.
Due campionamenti su tre, effettuati lungo le coste molisane nella mattina di lunedì 1° agosto 2016, hanno purtroppo confermato l’alto tasso di inquinamento presente in mare. Oltre allo sversamento di scorie radioattive e fanghi tossici delle industrie, si va ad aggiungere la grande inciviltà del singolo individuo che contribuisce, in maniera incisiva, all’avvelenamento di aria, terra e acqua.
Considerando che il Mediterraneo è un mare chiuso, il cui ricambio delle acque è molto lento, possiamo ben intendere lo spessore ragguardevole del problema. E se un singolo individuo poco può fare per evitare lo sversamento di prodotti chimici industriali in acqua, potrebbe invece migliorare notevolmente lo stato di salute del mare prestando un’accurata attenzione a comportamenti e azioni del quotidiano. Quella di abbandonare per strada (o sulla spiaggia) rifiuti di ogni tipo, è una pessima condotta che a lungo andare è in grado di creare una serie di gravissimi danni il cui peso disastroso aumenta di giorno in giorno.
Per cercare di capire quali siano gli effetti prodotti sull’ambiente dall’abbandono incivile degli oggetti di uso comune, è fondamentale valutare i tempi singoli di degradazione.
Una gomma da masticare, ad esempio, necessita di ben cinque anni per essere smaltita dall’ambiente.
Un mozzicone di sigaretta richiede da uno a due anni.
Il torsolo di una mela, tre mesi.
Una bottiglia di vetro, circa 400 anni.
Una bottiglia o un sacchetto di plastica, dai 100 ai 1000 anni. Idem per piatti e posate di plastica.
Un pannolino, circa 400 anni.
Fazzoletti e tovaglioli di carta, tre mesi.
Il cartone del latte o di un succo di frutta, un anno.
Una lattina di alluminio, 500 anni.
Una buccia di banana, due anni.
Un accendino di plastica, dai cento ai mille anni.
Solo nel Mar Adriatico (risultato il più inquinato in assoluto) si contano ben ventisette rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato (dati Legambiente), con un’altissima concentrazione di plastica.
L’ingestione di questo materiale è tra le principali cause di morte delle specie marine, senza contare il problema del consumo di pesce: attraverso l’alimentazione ittica, si assumono sostanze tossiche, cancerogene, quotidianamente e in dosi eccessive.
Pensando, invece, al problema dello smaltimento dei mozziconi di sigaretta, si devono considerare un consumo medio giornaliero di tredici sigarette per fumatore (dati 2016 dell’Istituto Superiore della Sanità). Gettando questi insidiosi rifiuti negli appositi contenitori, in un solo weekend si risparmierebbero al mare e alle spiagge ben venti milioni di mozziconi.
Appare evidente che la salute del nostro ambiente, delle nostre acque, dipende principalmente dal senso civico di ognuno di noi. Se è vero che occorrono urgentemente più controlli e sanzioni da parte delle autorità preposte, è oltremodo innegabile che il singolo cittadino del mondo può fare la differenza per migliorare la qualità della vita di tutti.