CRISTINA SALVATORE
Solo un anno fa il ministro Graziano Delrio, a proposito del ponte sullo stretto di Messina, sosteneva che l’Italia avesse altre priorità. Concetto assolutamente condiviso dallo stesso premier, Matteo Renzi. Oggi pare che qualcosa sia cambiato, probabilmente il traghetto preso da qualche parente di questa gente importante, deve aver subito un enorme ritardo e fatto perdere la coincidenza ‘Reggio Calabria – Salerno’, per cui la ricotta nei cannoli è andata inevitabilmente in malora. Non può essere accaduto altro! Alle critiche sulla inutilità di questo progetto e sul bisogno di pensare a cose più importanti, chi ci governa sostiene di aver stanziato “un miliardo di euro per la cura delle periferie, di avere un piano per il dissesto idrogeologico e uno per le scuole”.
Il piano consiste nel fingersi morti, come si fa quando si incontrano gli orsi. No perché tutte queste idee e questi pensieri per i problemi del Paese, da soli, non bastano a farci arrivare in tre ore da Campobasso a Roma. Non bastano a farci viaggiare sicuri e non bastano a prevenire il crollo degli edifici in caso di terremoto. Ma per carità, pensiamo al ponte: grazie a questa opera colossale, per arrivare a Palermo da Roma ci vorranno solo sei ore e non più le tradizionali dieci. Invece noi molisani possiamo beatamente impiegare sei ore per arrivare nella capitale, con la modernissima Freccia, e affidarci a qualche santo interessato alla nostra causa affinché, volendo, ci restituiscano anche il treno per Termoli, per esempio.
Non possiamo neanche arrivare con serenità al santuario di Padre Pio per dimostrargli devozione e attaccamento disinteressato perché dopo l’incidente ferroviario nei pressi di Andria, in Puglia, la paura del binario unico ha cominciato a stuzzicarci maliziosamente l’ansia. Per non parlare dello stato in cui versano le autostrade: una interruzione per ogni voglia di arrivare all’autogrill, tanto per capire se le gambe le abbiamo ancora o le dobbiamo buttare.
Comunque, la solita cantilena per addormentare le coscienze è che quella dei posti di lavoro in più. Non ci vuole certo un genio a capire che pure asciugare le pozzanghere con il ventaglio crea occupazione. Così come non ci vuole uno scienziato per comprendere quanto sia sconsigliabile un ponte costruito in una delle zone sismiche più pericolose del Mediterraneo. Non ci vuole uno scienziato perché in questo caso il primo ministro Renzi dovrebbe sentire il parere di un geologo. Certo, la scusa adesso sarà “beh ma con un bel crollo sullo stretto saremo capaci di garantirvi almeno un milione di posti di lavoro”, vi pare?