Cronache marziane / Oggi e domani, il Molise resterà ‘chiuso per lutto’

CRISTINA SALVATORE

La scritta “Zuccherificio del Molise”, che viene cancellata come si fa con gli errori di grammatica sulla bella copia di un compito in classe d’italiano (ossia un colpo di scolorina e via), rende bene l’idea di quello che sta accadendo in questa piccola, eppur sempre ricca, regione.

Verrebbe quasi da riscriverci su “chiuso per lutto”, anche se il morto, stavolta, non ha fattezze e lineamenti umani. Perché a spirare è stato un evanescente interesse nei confronti delle sorti del territorio e dei suoi cittadini e lavoratori tutti.

L’economia nostrana, dopo anni di inutile accanimento terapeutico, non ce l’ha fatta. Si potrebbe tirare un sospiro di sollievo oppure maledire il destino e l’oscurità, ma almeno due considerazioni andrebbero fatte.

Il Molise potrebbe essere paragonato ad un figlio maltrattato e denutrito. Abbandonato a sé stesso e lasciato morire per inedia – salvo poi farsi prendere da panico e rimorsi e, quindi, volerlo ostinatamente riportare in vita- , sopraggiunge inesorabile la cruda realtà, che ci sbatte in faccia un corpo inerme, adagiato sul letto di un nosocomio privato in punto di morte, ma nutrito attraverso tubi e macchinari sofisticati per garantirgli una respirazione artificiale. Troppo tardi.

Se poi pensiamo che sorte analoga è toccata all’azienda tessile di Pettoranello, qui scatta anche la recidiva e si potrebbe addossare la colpa ai vegani in aumento poiché preferiscono lo zucchero di canna integrale a quello raffinato e la finta pelle a quella animale.

Per la fine dell’azienda tessile, probabilmente, staranno già pensando di scaricare le responsabilità sui titolari delle bancarelle del mercatino dell’usato, quello che si tiene ogni mercoledì e venerdì mattina al quartiere Cep di Campobasso; quello che fa più folla di Renzo Arbore in Piazza Prefettura, a giugno.

Qualcun altro,  sicuramente, avrà pensato di mettere in mezzo il brutto vizio dilagante di bere il caffè amaro e vestirsi con abitini no-logo, ma fino ad ora non è giunta una sola nota stampa in merito, perciò restano solo papabili supposizioni mischiate a cattivi pensieri.

E comunque, gira e rigira, verrà fuori che la colpa è tutta dell’esercito di vegetariani e vegani “no global” che stanno piano, piano invadendo il mondo, moltiplicandosi come i negozi cinesi sul territorio. Per chi non lo sapesse, questi mangiatori di erbe non solo traggono linfa vitale dalle verdure, ma non si azzardano a comprare capi in vera pelle o giacche con colli di pelo di Husky; non si nutrono di porco, agnello e cozze e preferiscono gli zuccheri grezzi a quelli lavorati chimicamente. Un disastro per l’economia molisana. Gli addetti ai lavori, però, probabilmente avevano fiutato da tempo questa nuova “tendenza” e, sempre probabilmente, immaginavano che non avrebbe avuto scampo neanche l’addetto alla scelta delle semenze di barbabietola da spargere nei campi molisani. Perciò, magari (chissà?), molti personaggi illustri e facoltosi, hanno cercato di mettere da parte qualche soldino per poter comprare due o tre casolari in giro per il mondo, barche e ville sparse a caso e garantirsi, così, un futuro dignitoso in vista di periodi di magra abbondantemente prevedibili grazie ad avvisaglie internazionali inequivocabili.

Ai lavoratori precari, ai giovani senza futuro e ai licenziati senza scampo, resta invece la bellezza di sedersi sul divano (dell’unica casa che hanno ancora) a leggere i comunicati stampa che qualche signore illustre di questa regione manda ad una velocità- in termini di prontezza istantanea nel botta e risposta- tale che, la sonda spaziale “Juno”, al confronto, sarebbe da editare su Wikipedia come “schiappa claudicante”. Che uno, poi, potrebbe chiedersi cosa sarebbe successo se la stessa sveltezza nel ribattere al nemico fosse stata applicata per risolvere questioni di interesse collettivo. Chissà. Sono supposizioni, eh!

E intanto vengono in mente tutte le promesse fatte sotto elezioni, e tutte le aspettative puntualmente deluse. E poi, a seguire, i reparti al ‘Cardarelli’ che chiudono, le corse in treno che si dimezzano, le strade che franano, le navi che salpano per non tornare più, i negozi in vendita, le aziende che falliscono… oh, qui bisognerebbe fare una rettifica del titolo iniziale perché, il Molise, non è chiuso per lutto: il Molise è chiuso per tutto!

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