MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
Per la serie “coppie che scoppiano” in Abruzzo e Molise si registra il maggior numero di divorzi rispetto a tutte le altre regioni dell’Italia meridionale. Storie d’amore in frantumi, matrimoni in rovina dopo pochi mesi, la crisi è dietro l’angolo per tutti, coppie consolidate e non. A spiegare i motivi generali di un fenomeno sempre più in crescita è Francesco Basilico, psicologo e psicoterapeuta, esperto in sessuologia clinica.
Quali sono le cause più comuni per cui una coppia entra in crisi? “Poichè ogni coppia è diversa da un’altra , le cause varieranno da coppia a coppia. Per questo motivo preferisco parlare di cause interne e cause esterne alla coppia: per cause interne intendo il legame affettivo e psicologico, per esterne invece l’intrusione di terzi nel rapporto (che siano essi dei familiari e non, come ad esempio le “suocere” o i\le colleghi\e di lavoro). Quando intervengono questi fattori esterni avviene che il singolo mette in discussione se stesso e il proprio rapporto con l’altro e le proprie abitudini e mette in atto una valutazione del livello di soddisfazione personale (inteso come raggiungimento di obiettivi e scopi) e di soddisfazione all’interno della coppia. Una volta “tirate le somme” di questa valutazione, qualora il bilancio sia positivo avviene la discussione all’interno della coppia orientata al raggiungimento degli obiettivi comuni, nel caso in cui invece il bilancio è “negativo” può avvenire la rottura e quindi lo stato di crisi (e spesso si fantastica su quanto potrebbe essere bello fare una determinata cosa con un’altra persona!)”.
Quali sono i campanelli d’allarme della crisi, oltre al classico tradimento? “Effettivamente quando si arriva al tradimento è evidente che la coppia è già in crisi da diverso tempo! Per campanelli di allarme si intendono tutti quegli eventi, quei segnali che fanno presagire che qualcosa non va: la mancanza di spontaneità nei gesti che giorno dopo giorno vanno scemando sempre più, la comunicazione all’interno della coppia: o non si comunica più (se non per “comunicazioni di servizio” quali é finito il latte oppure è scaduta la bolletta) o si comunica troppo (ovvero si litiga!), il delegare sempre proprie responsabilità al \alla partner (“tanto ci pensa lui\lei a fare questa cosa, tanto o lo faccio io o lui\lei è lo stesso!”); l’appoggiarsi, l’affidarsi totalmente al proprio partner, come se il peso delle responsabilità ricadesse esclusivamente su di una persona, come per esempio l’accudire i figli partendo dall’educazione alla gestione dei compiti a casa fino al seguirli nelle attività extrascolastiche (sportive e\o ricreative).Un campanello di allarme molto significativo è la diminuzione e\o mancanza dei rapporti sessuali: nel momento in cui essi vengono a mancare allora si che la coppia è in crisi!”.
Come può una coppia superare la crisi? “La coppia può superare la crisi aprendo un dialogo: prima di tutto individuale dove ognuno si ferma a fare una valutazione oggettiva del proprio operato e dei propri scopi ed obiettivi prefissati, per poi estendere questo dialogo nella dimensione di coppia, cercando di far combaciare il più possibile i propri scopi in scopi comuni ad entrambi. Spesso questa attività risulta molto difficile perchè intervengo fattori emotivi che non permettono una lettura oggettiva della realtà, ma al contrario farà in modo tale che la “bilancia ” penda sempre a proprio favore: questo non farà altro che generare conflitto”.
Secondo i dati Istat i matrimoni durano sempre meno, perché secondo lei? “Credo che questo sia dovuto al fatto che le giovani coppie arrivano al matrimonio senza aver veramente conosciuto il\la proprio\a partner: spesso (e questo lo evidenzio nella pratica clinica) si decide al matrimonio dopo pochissimi mesi di fidanzamento (in media 6 mesi 1 anno) durante i quali tutto funziona bene, perchè si è ancora in una fase di rodaggio della coppia. Generalmente ho notato che le giovani coppie “scoppiano” dopo pochi mesi di matrimonio (periodo in cui avviene la convivenza) nei quali emergono quelle problematiche comuni della convivenza dove è necessario “svestirsi” dei panni del single e vestire quelli del coniugato\a, quindi cercare di far combaciare esigenze comuni e\o eliminare quelle modalità di comportamento acquisite nella famiglia di origine: per fare un esempio semplice terminato il pasto sparecchiare la tavola e fare i piatti e non attendere che questo compito sia svolto dal coniuge, solo perchè a casa non ero avvezzo a farlo (tanto ci pensa mamma!)”.
Con la crisi economica si riducono i numeri del divorzio e si opta per una scelta parsimoniosa: essere separati in casa. Che danno crea questa convivenza forzata? “Essenzialmente l’essere separati in casa è la cosa più deleteria che possa esistere, soprattutto se in casa ci sono dei minori. Il continuare a vivere sotto lo stesso tetto con la persona un tempo amata non fa altro che generare malumore, stress, emozioni quali la rabbia e la tristezza che non fanno altro che autoalimentarsi in cicli disfunzionali che a loro volta generano altro stress, malumore, rabbia e tristezza. Si finisce con l’entrare in un vortice senza fine e nel caso in cui ci sono figli, sono loro i primi a risentire dello stress e della tensione che i genitori creano intorno a loro stessi. Se un matrimonio finisce è importante che finisca anche la convivenza, in modo da avere una base “tranquilla” dalla quale far ripartire la propria vita”.
Rispetto al trend meridionale, Abruzzo e Molise sono le regioni in cui si divorzia di più, come mai? “Questo credo che sia legato perlopiù ad un fattore culturale, dove le comunità meridionali hanno la tendenza ad essere più legate alla tradizione e ai vincoli dettati dalla religione. Abruzzo e Molise sono regioni più centrali e quindi il trend è più alto rispetto a quelle meridionali, ma al contrario più basso rispetto alle regioni settentrionali”.
In Molise quante coppie, fidanzati, conviventi, sposati, si affidano a percorsi di psicoterapia per salvare una relazione? “Non sono in grado di dare una stima precisa, ma nel confrontarmi con altri colleghi ho notato che il numero è aumentato negli ultimi anni, anche se sono ancora molto, molto pochi rispetto ad altre regioni. Sicuramente lo stigma sulla psicologia e sulla psicoterapia non aiuta le coppie a chiedere aiuto”.
Che consigli vuol dare alle coppie per rendere duraturo il loro rapporto? “Essenzialmente due: comunicare sempre tutto quello che non va ed essere estremamente sinceri perché meglio una brutta verità che dieci belle bugie.Naturalmente affidarsi a dei professionisti per risolvere quelle problematiche che da soli non si è in grado di risolvere”.