MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
La vecchia scuola ‘G.Barone’, sita in via G.Marconi a Baranello, luogo di passaggio per intere generazioni del paese, in queste ore sta morendo sotto il tiro dell’escavatore della ditta Camardo e Iannacone snc e gli occhi malinconici dei baranellesi che la vedono sgretolarsi poco a poco.
La storia della scuola elementare e media di Baranello – La scuola ‘G.Barone’ era nata nel marzo del 1962 su un terreno che era stato donato dalla famiglia del dottor Vincenzo Niro e rientrava nel quadro governativo che aveva inserito il prolungamento scolastico. Con la nascita di questa scuola, anche i baranellesi meno abbienti avevano – così – l’opportunità di poter studiare. “Una struttura recentemente ristrutturata ed adeguata alle norme di sicurezza” cosi si legge nel libro di Claudio Niro ‘Baranello, storia, cultura, tradizione’ del maggio 2002, a pochi mesi dal sisma fatale, perché così sembrava ad occhio nudo: una struttura forte e resistente. Senza sapere che in realtà il piano sopraelevato, costruito nel 1976 circa e che accoglieva le classi delle scuole medie, era totalmente non a norma. Il sisma del 31 ottobre 2002 con le sue scosse di magnitudo 3.2 ha raso al suolo la scuola “Francesco Jovine” di S.Giuliano di Puglia, uccidendo 27 bambini ed una maestra, mentre la struttura di Baranello è stata ‘graziata’ ma, da allora in poi, dichiarata inagibile.
Così il comune di Baranello, insieme ad altri comuni dell’hinterland del cratere, ha ricevuto dei finanziamenti in merito all’edilizia scolastica che prevedevano la demolizione e la ricostruzione di nuove strutture scolastiche più sicure.
Demolizione e ricostruzione post sisma 2002 – Il primo lotto scolastico, che comprende la sezione Primavera e la scuola dell’infanzia, è stato costruito ex novo con la posa della prima pietra il 27 marzo 2010 alla presenza dell’allora Presidente della Regione Michele Iorio e il Presidente del Consiglio Vincenzo Niro. Una parte del complesso scolastico che ha beneficiato dei fondi del CIPE n.3/2006 pari a 750 mila euro da destinare presumibilmente alla progettazione – 80 mila euro – al coordinamento alla scurezza – 22.500 euro – al collaudo statico per la sturttura in cemento armato – 4.500 euro – ed infine per lo studio geologico ben 4.700 euro.
Una tempistica eccezionale per il secondo lotto che, sulle ceneri della vecchia scuola vedrà sorgere una piazzetta e la scuola di I e II grado, attingendo dai fondi del CIPE n.62/ 2011 che rientrano nel programma quadro dell’Edilizia Scolastica e la ricostruzione post sisma che ha visto, a fine giugno, l’accordo firmato dal Governatore Frattura e il Ministero dell’Istruzione, elargendo per il Molise ben 28 milioni relativi a questo tipo d’intervento. La demolizione e la ricostruzione relativo alla scuola ‘G.Barone’ prevede un costo pari a 2.360.197 euro.
L’abbattimento dei murales del prof. Cerino – Con la vecchia scuola saranno demoliti nelle prossime ore anche i dipinti che si trovano nell’atrio della struttura, opere del prof. Franco Cerino con la collaborazione degli studenti di Baranello, che riprendono tematiche storiche come lo sbarco sulla luna oppure il murales che rappresenta l’abito del gruppo folk di Baranello. Opere che l’amministrazione avrebbe voluto recuperare, vista l’affezione dei baranellesi ai murales, azzardando l’idea di una racconta fondi anche con codice iban che, in realtà, si è rivelata fallimentare. In merito a questa raccolta, il sindaco Maio ha dichiarato: “Insieme alla scuola, anche i murales saranno abbattuti visto che i costi del loro recupero si aggiravano intono ai 20.000 euro. Il fotografo Mario Santoro ha fatto delle foto ad alta risoluzione e decideremo insieme come riprodurle. La raccolta fondi con i salvadanai continua sulla base delle singole sensibilità dei cittadini che hanno offerto ed a breve faremo insieme un resoconto su come gestire il denaro raccolto.”
Insorgono gli architetti del Molise nella ricostruzione post sisma: “Meritiamo rispetto” – Cade a pennello, non relativa al caso specifico della vecchia scuola di Baranello, la protesta dell’ordine degli architetti del Molise che, nel piano di ricostruzione post sisma 2002 delle strutture, vedono estremamente ridotte le loro consulenze tecniche. Una vera ingiustizia che vede il 30% di questi professionisti vivere sotto la soglia della povertà con una classe politica che riduce considerevolmente il loro lavoro in regione, inversamente proporzionata all’aumento dell’Iva e dell’Inarcassa che gli architetti molisani devono sborsare: “A dodici anni dall’evento calamitoso è inaccettabile assistere alla riduzione dei compensi professionali dopo che l’intera ricostruzione si è basata, e tuttora si basa, sul lavoro svolto dai tecnici attraverso l’attività di identificazione e quantificazione dei danni, prima, e la redazione di progettazioni esecutive, poi, proprio perché si tratta di quegli stessi progetti che consentono all’attuale classe politica regionale di essere fiera delle sottoscrizioni dei vari “Accordi Quadro di Programma” , i cosiddetti APQ. Inoltre non va dimenticato che i compensi professionali sono frutto di una percentuale concordata con una specifica ordinanza commissariale, la n. 13/2003, e che tali compensi sono stati già ampiamente ridotti a causa degli aumenti degli oneri fiscali. E’ ancor più inaccettabile se si pensa alla profonda disparità che si verrebbe a creare, a parità di condizioni iniziali e di prestazioni professionali espletate, tra chi sino ad ora ha visto già liquidate le proprie competenze e chi, invece, per manchevolezze certamente non addebitabili a se stesso ma alla classe politica di questa Regione che ha fatto sì che a dodici anni dal sisma, in maniera indegna, non si è ancora conclusa l’attività di ricostruzione dell’intera “Classe A”, si trova soltanto oggi a concludere l’iter per ottenere il finanziamento del proprio progetto”. All’unisono insorgono e chiedono maggiore rispetto per la loro professione soprattutto nella ricostruzione post sisma.