Storie di Giovani Archivi - CBlive https://www.cblive.it/category/rubriche/storie-di-giovani La città di Campobasso in diretta Wed, 13 Apr 2022 11:42:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 https://www.cblive.it/wp-content/uploads/2018/01/cropped-android-icon-144x144-32x32.png Storie di Giovani Archivi - CBlive https://www.cblive.it/category/rubriche/storie-di-giovani 32 32 I giovani, il Molise, il futuro. Per Giovanni, Simone e Carmine lo streetwear come simbolo di aggregazione giovanile. In arrivo a Campobasso lo store temporaneo del nuovo brand https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/i-giovani-il-molise-il-futuro-per-giovanni-simone-e-carmine-lo-streetwear-come-simbolo-di-aggregazione-giovanile-in-arrivo-a-campobasso-lo-store-temporaneo-del-nuovo-brand.html https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/i-giovani-il-molise-il-futuro-per-giovanni-simone-e-carmine-lo-streetwear-come-simbolo-di-aggregazione-giovanile-in-arrivo-a-campobasso-lo-store-temporaneo-del-nuovo-brand.html#respond Wed, 13 Apr 2022 11:42:02 +0000 https://www.cblive.it/?p=114100 Cresce l’attesa per conoscere la start up molisana di 5mc2. Un nuovo messaggio di aggregazione e rigenerazione giovanile, una best practice come risposta e riscatto agli eventi pandemici che hanno visto i giovani smarriti e privati degli spazi di libertà. È questa la motivazione di fondo per il brand di abbigliamento tutto molisano 5mc2, creato …

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Cresce l’attesa per conoscere la start up molisana di 5mc2.

Un nuovo messaggio di aggregazione e rigenerazione giovanile, una best practice come risposta e riscatto agli eventi pandemici che hanno visto i giovani smarriti e privati degli spazi di libertà.

È questa la motivazione di fondo per il brand di abbigliamento tutto molisano 5mc2, creato da tre giovani di Campobasso, Giovanni, Simone e Carmine, che hanno deciso di investire sulle proprie risorse creative per lo sviluppo del territorio. 5mc2 è un brand nato da un’autentica passione per la moda e il design, che spinge un team di tre ragazzi, uniti da un profondo legame d’amicizia, a creare qualcosa che potesse rappresentare un’idea di “luxury streetwear”, un marchio attraverso il quale poter raccontare una storia che trasmettesse al consumatore un senso di appartenenza al progetto.

Attesissima a Campobasso è la “sorpresa” pasquale promossa dai giovani del gruppo per la nuova apertura nel centro storico del capoluogo dello store temporaneo con l’intento di far conoscere il brand di abbigliamento molisano programmata per venerdì 15 e sabato 16 aprile, in via Ferrari, 75. Luogo questo simbolo di ritrovo giovanile. Un luogo dove si respira l’abbandono e il degrado ma che vuole riscattarsi con l’esempio di buone pratiche.

La start up nasce dalla passione per l’abbigliamento e dalla creatività di 3 giovani ragazzi molisani, uniti da un profondo legame d’amicizia che li ha spinti a creare qualcosa che potesse rappresentare un’idea di “luxury streetwear”, un marchio attraverso il quale poter raccontare una storia che trasmettesse al consumatore un senso di appartenenza al progetto.

Una storia di un’amicizia longeva separata dalla distanza fisica rimasta sempre in connessione attraverso lo streetwear. Spinti da una forte missione promotrice del Made in Italy e della sostenibilità, ormai pane quotidiano, l’accattivante brand esorta “la creazione di capi a-temporali che non siano solo di passaggio nei nostri armadi – come affermano i produttori – ma che tendano a restare, e durare nel tempo”.

Dopo il grande successo nella creazione di un format che unisce e aggrega i ragazzi accomunati da una grande passione, i giovani di 5mc2 fanno ritorno a Campobasso.

Il loro obiettivo è quello di dimostrare ai giovani molisani che nulla è perduto e che, con un chiaro obiettivo e con l’intraprendenza, le passioni coltivate, lo studio affinato dalla competenza, si può trasformare “un sogno in una realtà tangibile, senza dover scappare dalla terra natia, che ha da offrire molto alle piccole realtà imprenditoriali.

Dalla filosofia di Albert Einstein secondo cui “la creatività é contagiosa. Trasmettila”, il gruppo vuole lanciare un messaggio positivo, una risposta al buio e al decadentismo che hanno caratterizzato questi ultimi anni con le tante sfide difficili da affrontare, con l’emergenza sociale aggravata dalla pandemia planetaria, per vincere le sfide globali. Tra queste vi è il risveglio del senso estetico.

La storia del brand

L’avventura di 5mc2 inizia nel 2020 quando Simone e Carmine, dopo aver contribuito a svariati progetti per alcuni brand locali di Campobasso, decidono di rimboccarsi le maniche e creare il proprio marchio insieme al supporto di Giovanni, che entra nel team per la parte di marketing e comunicazione.

Dopo i primi drop a inizio 2021, nei mesi successivi avviene un rebranding, frutto di un graduale processo che

mette al centro l’importanza della “creative freedom”, includendo le visioni di illustratori e designer. Il futuro di 5mc2 è denso di nuovi progetti in fase di sviluppo; il brand intende mantenere elevato il focus sulla produzione Made in Italy che da sempre lo caratterizza, sulla sostenibilità, sulla cura nei dettagli a partire dalla realizzazione dei packaging e sul costante rapporto di trasparenza e fidelizzazione con il cliente, che entra a far parte del mondo 5mc2 lungo il cammino creativo e di crescita del marchio.

Allora, come dicono Simone, Giovanni e Carmine, “sedetevi comodi e allacciate le cinture perché il viaggio è appena iniziato”.

 

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La forza creativa e innovatrice dei giovani può trasformare il futuro dell’umanità https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/la-forza-creativa-e-innovatrice-dei-giovani-puo-trasformare-il-futuro-dellumanita.html https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/la-forza-creativa-e-innovatrice-dei-giovani-puo-trasformare-il-futuro-dellumanita.html#respond Thu, 12 Aug 2021 07:25:58 +0000 https://www.cblive.it/?p=107000 In occasione della 21° Giornata internazionale della gioventù, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), sottolinea l’importanza della forza creativa e innovatrice dei giovani. Si tratta di un’energia che può trasformare radicalmente il futuro dell’umanità. La Giornata Mondiale istituita da dal ONU Istituita dall’Assemblea generale dell’ONU, la Giornata Mondiale della Gioventù  ha lo scopo …

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In occasione della 21° Giornata internazionale della gioventù, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), sottolinea l’importanza della forza creativa e innovatrice dei giovani. Si tratta di un’energia che può trasformare radicalmente il futuro dell’umanità.

La Giornata Mondiale istituita da dal ONU

Istituita dall’Assemblea generale dell’ONU, la Giornata Mondiale della Gioventù  ha lo scopo di promuovere la consapevolezza del Programma Mondiale d’Azione per i Giovani fino al ventiquattresimo anno di età. Il Programma d’azione mondiale chiede che ci si concentri in modo particolare 10 aree essenziali: istruzione, salute, ambiente, occupazione, ragazze e giovani donne fame e povertà, abuso di droghe, attività del tempo libero, delinquenza giovanile e piena ed effettiva partecipazione dei giovani alla vita della società e nel processo decisionale.

La forza creativa e innovatrice dei giovani

“La possibilità di poter dischiudere la propria mente a nuovi orizzonti spesso si accompagna all’età verde; – scrive Romano Pesavento, Presidente del CNDDU –  molti giovani oggi si stanno rendendo protagonisti di azioni finalizzate alla promozione di tematiche umanitarie. È importante che gli adulti accompagnino le nuove generazioni nel percorso evolutivo, proponendo a scuola argomenti di attualità e progetti incentrati sulla cura del pianeta e dell’essere umano.”

Due giovani che hanno cambiato il mondo

Malala e Greta sono due fulgidi esempi di quanto il contributo degli adolescenti possa risultare costruttivo, innovativo e foriero di civiltà per tutto il genere umano. Le due studentesse in questione hanno infatti affrontato tematiche che dovrebbero stare a cuore di tutti i potenti della terra: il diritto all’istruzione, la discriminazione femminile, la pace nel mondo, il cambiamento climatico. “Dobbiamo cambiare adesso perché domani potrebbe essere già tardi” (Greta Thunberg). “La giornata di Malala non è la mia giornata. Oggi è la giornata di ogni donna, di ogni bambino, di ogni bambina che ha alzato la voce per reclamare i suoi diritti.” (Malala Yousafzai)
I giovani vanno ascoltati e nei giovani bisogna credere per sperare nella affermazione planetaria dei diritti umani.
Il CNDDU invita docenti e studenti ad ascoltare il Messaggio del Segretario Generale, Antonio Guterres, per la Giornata Mondiale della Gioventù 2021 e a postarlo sui propri canali social per condividerne il pensiero.
CP

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Clara Woods: la vita oltre la disabilità https://www.cblive.it/rubriche/divulgazione-approfondimenti-e-news-su-salute-e-benessere/clara-woods-la-vita-oltre-la-disabilita.html https://www.cblive.it/rubriche/divulgazione-approfondimenti-e-news-su-salute-e-benessere/clara-woods-la-vita-oltre-la-disabilita.html#respond Sat, 17 Apr 2021 06:00:40 +0000 https://www.cblive.it/?p=103389 Piacere, sono Clara! Clara Woods è una ragazza di quattordici anni a cui un ictus ha provocato una disabilità importante, sia in termini di movimento, sia di articolazione del linguaggio. Clara è la prima, coraggiosa abitante di questo territorio dell’oltre. Non parla e non sa leggere, ma comprende tre lingue. Ha una paralisi che le …

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Piacere, sono Clara!

Clara Woods è una ragazza di quattordici anni a cui un ictus ha provocato una disabilità importante, sia in termini di movimento, sia di articolazione del linguaggio. Clara è la prima, coraggiosa abitante di questo territorio dell’oltre. Non parla e non sa leggere, ma comprende tre lingue. Ha una paralisi che le impedisce di muovere metà del suo corpo, ma dipinge. La sua pittura è la via di accesso alle sue parole, alla sua storia densa e intrisa di un dolore profondo, ma animata dall’amore vivo di una famiglia straordinaria che le ha offerto un motivo per non spegnersi e, invece, brillare di luce nuova.

La famiglia

Betina, Carlo e Davi sono gli altri tre eroi di questa storia straordinaria. La grande casa dell’amore, del resto, si costruisce su fondamenta solide e tutte legate insieme. Passando attraverso un grande dolore, la famiglia Woods ha indirizzato le risorse di Clara verso la potentissima esperienza della pittura, arte catartica e preziosa per gli stimoli che può offrire all’indagine della propria persona. 

Oggi Clara vive negli Usa con la sua famiglia. Sta scoprendo nuovi orizzonti, sta entrando in contatto con una nuova cultura, una nuova lingua, un nuovo clima. Tante, tante tele attendono di essere dipinte e di raccontare le nuove storie della sua vita. Mentre Clara cresce come persona e come artista, non immagina quanto grande è il contributo che lascia ogni giorno a questo mondo bizzarro. Dai luoghi dell’oltre il suo sorriso arriva raggiante e spazza via la paura che non sia possibile aprirsi alla vita con una disabilità. Lei ci guarda tutti da quella riva e agita la sua mano per salutarci e ricordarci che le cose possono andare in un modo diverso. Dovremmo farci un salto in questo posto!

Betina, la madre di Clara, è stata così gentile da concederci il tempo per una intervista su questa storia e noi vorremmo condividerla con voi.

Quando siete venuti a conoscenza del problema di Clara? Cosa è accaduto in quel momento?

Diciamo che alla sua nascita ci siamo accorti che c’erano delle cose che non andavano. Clara non si girava nel letto e la sua mano destra non si apriva. Fu, però, durante il suo settimo mese che realizzai che c’era qualcosa di molto serio: un giorno eravamo all’Ikea e vedemmo una bambina della sua età che gattonava. Scoppiai in un pianto dirotto: la nostra Clara non lo faceva. Quel giorno il mondo mi crollò addosso. Condivisi con Carlo, il babbo di Clara, i miei pensieri. Lui ha già una figlia con l’atrofia muscolare da un primo matrimonio, e pensammo che potesse trattarsi di questo. Infine, però, siamo riusciti ad ottenere i risultati degli esami che confermavano che Clara non avesse la SMA. Io, per immaturità, non avevo in effetti fatto durante la gravidanza gli esami che avrei dovuto fare. Mi ero detta che sarebbe venuto quello che doveva venire. In seguito i dottori hanno scoperto che Clara aveva avuto un ictus e le hanno prospettato un’esistenza da vegetale, ma noi genitori le abbiamo fatto intraprendere un percorso di riabilitazione e Clara ci sorprende ogni giorno con continui progressi.

Cosa è accaduto nelle vostre vite dopo la nascita di Clara?

Clara è sempre stata un dono per noi. Non l’abbiamo mai considerata una disgrazia. Abbiamo sempre accettato la sua condizione. Ho pianto spesso, ho litigato con Dio tante volte, ho sperato che guarisse e che accadesse un miracolo, ma intanto ci siamo subito rimboccati le maniche e subito abbiamo cercato di capire  cosa fosse meglio per lei.

Come e quando nasce l’idea di decidere di raccontare la storia di Clara?

Nasce nel 2016. A quel punto non avevamo più speranze che Clara imparasse a scrivere a leggere o che potesse parlare. Mi sono detta, allora, che l’avrei trasformata in una influencer. Lei è bella, solare, mi son detta, e può trasmettere dei grandi messaggi! Così, avendo io sempre lavorato nel marketing, ho deciso di creare il suo profilo di Instagram e ho cominciato a pubblicare contenuti su di lei.

Come vive Clara oggi la sua disabilità? Come l’ha vissuta finora?

Alti e bassi, dipende dai momenti. Ha sofferto, certo, perché ci sono diverse cose che non può fare. Ci sono stati dei momenti difficili: non riusciva a vestirsi, per esempio. Poi, non ha mai avuto amici o amiche della sua età. Tanti rapporti d’amicizia sono stati spinti da noi, ma sono finiti. Clara è molto conscia della sua disabilità. Noi siamo stati sempre molto chiari: le abbiamo spiegato che per essere accettati c’è del lavoro da fare, dunque lei sa che il suo non sarà un futuro normale e che c’è da lavorare tantissimo.

Come comunica a scuola o fuori da casa?

Lei a scuola ha una maestra di sostegno che sta imparando a conoscerla. Qui nella scuola americana, Clara ha un tablet con il quale riesce a comunicare abbastanza bene, ma si avvale anche dei gesti. Io do una mano nel senso che la mattina scrivo per la scuola tutto ciò che Clara ha fatto il giorno prima e fornisco una base per i suoi racconti. Fuori da casa con chi non conosce è ovviamente più complicato. Clara non sa usare la lingua dei segni. Ci abbiamo anche provato, ma imparare quella lingua significa usarla solo con i sordi. Lei ha persino sempre rifiutato di usare i tablet prima di convincersene adesso. Vedremo come andrà a finire. Dovremo trovare un sistema di comunicazione che possa utilizzare fuori.

Come e quando nasce la sua passione per la pittura?

Clara ha cominciato a dipingere da piccolina. Poi ha smesso e ha ricominciato nel 2016, con la stessa maestra che la seguiva da bambina. A quel tempo, però, dipingeva le sue tele per lo più di nero e distruggeva tutti i quadri. Poi, piano piano, ha cominciato a disegnare delle forme. Abbiamo notato che era man mano più tranquilla mentre dipingeva, più a suo agio. Sembrava che avesse trovato una certa pace interiore. Poi, nel 2017, le regalai un libro per bambini su Frida Kahlo e quella lettura ha cambiato tutto. Clara si è perdutamente innamorata di Frida. Anche Frida è riuscita ad arrivare lontano nonostante la sua disabilità e i suoi problemi. Da quel momento è nato tutto questo percorso di innamoramento per la pittura. Non solo, Clara ha scoperto che la sua pittura poteva piacere alle persone e che attraverso quella poteva costruire dei rapporti e la sua vita.

Dove sono esposte le opere di Clara?

Nelle case dei collezionisti, di chi ha comprato le sue opere. Clara non è ancora arrivata ad un museo. Ha esposto in passato, ma oggi non ci sono sue opere esposte. Con la pandemia, poi, si è fermato tutto.

Perché avete deciso di trasferirvi negli Usa?

Perché era un vecchio mio sogno nel cassetto. Io sono brasiliana, sono stata a Firenze per sedici anni e penso che qui a livello di business ci siano molte più opportunità, che ce ne siano specialmente per Clara. Pensavo anche che qui la scuola fosse migliore ed in effetti è per loro un’esperienza straordinaria. Il tempo qui dove siamo è sempre caldo e anche quello aiuta la deambulazione di Clara, che soffre molto il freddo. Qui poi la mentalità è differente, a me quella europea stava molto stretta. Insomma, mi sono detta che dovevamo provare questa cosa!

Che cos’è Clara Woods LLC?

Clara Woods LLC è l’azienda che abbiamo creato qui, negli Usa. Prima c’era Clara Woods, che era l’azienda italiana e che abbiamo chiuso per poter continuare il lavoro qui. Clara Woods LLC nasce con due scopi: uno è creare un brand internazionale per Clara, che abbia un team che opera con lei e per lei e che parli al mondo di disabilità e inclusione. In questo modo, se mai a me e Carlo accadesse qualcosa, lei avrebbe qualcosa di suo su cui lavorare. Le permetterebbe di vivere e di sentirsi realizzata. Non solo, in Clara Woods LLC vorremmo anche lanciare un’agenzia che a sua volta promuova il talento di persone disabili che per qualche motivo – economico e non – hanno difficoltà ad affermarsi nel mercato.

Redazione CBlive

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Concorso dedicato ai laureati o dottorati e laureandi https://www.cblive.it/cultura/concorso-dedicato-ai-laureati-o-dottorati-e-laureandi.html https://www.cblive.it/cultura/concorso-dedicato-ai-laureati-o-dottorati-e-laureandi.html#respond Mon, 22 Mar 2021 17:36:11 +0000 https://www.cblive.it/?p=102669 Un premio per la promozione del capitale umano Istituito il concorso dedicato ai laureati o dottorati e laureandi, per la Promozione del Capitale umano del paese, dieci premi per tesi di laurea e di dottorato dedicate in modo esplicito e diretto a tematiche connesse all’evoluzione del regionalismo italiano, agli strumenti di raccordo tra la politica regionale e …

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Un premio per la promozione del capitale umano

Istituito il concorso dedicato ai laureati o dottorati e laureandi, per la Promozione del Capitale umano del paese, dieci premi per tesi di laurea e di dottorato dedicate in modo esplicito e diretto a tematiche connesse all’evoluzione del regionalismo italiano, agli strumenti di raccordo tra la politica regionale e le politiche nazionali e sovranazionali, alle potestà normative tra autonomia e sussidiarietà, come pure all’esercizio della clausola di supremazia e dei poteri sostitutivi, oltre al ruolo delle regioni nella legimatica ed al loro posizionamento all’interno della futura architettura istituzionale dell’Unione e nella governance del Recovery Plan.

Dedicato ai laureati o dottorati e laureandi

Con l’istituzione di questo premio, la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome , ha inteso promuovere diverse iniziative dirette allo studio, ricerca e conoscenza sui temi del regionalismo italiano nella dimensione nazionale e sovranazionale. Il Premio si rivolge a studiosi italiani e stranieri in possesso del certificato di Laurea magistrale o Dottorato di ricerca. Ogni candidato potrà partecipare alla selezione con un solo elaborato (tesi di Laurea magistrale o tesi di Dottorato di ricerca) discusso presso un’Università italiana nel periodo compreso tra l’1.01.2019 e il 30/09/2021.

Un contributo in denaro per i migliori

La Conferenza premierà dieci Tesi di Laurea e di Dottorato con l’assegnazione di un contributo in denaro di 2.500 euro (al lordo delle ritenute previste dalla normativa) per ciascun premiato. I vincitori saranno premiati nel corso di una cerimonia pubblica organizzata dalla Conferenza. La domanda di ammissione dovrà essere indirizzata alla Conferenza dei Presidenti – Area Affari generali. Si intendono ammesse le domande complete sotto ogni aspetto indicato nel bando e pervenute entro e non oltre le ore 23.59 del 15/10/2021, esclusivamente a mezzo PEC, unicamente da un indirizzo di Posta Elettronica Certificata, e inviata al seguente indirizzo:  segreteria@pec.parlamentiregionali.it, con allegata la sopra indicata documentazione. Nell’oggetto della PEC dovrà essere riportato: “Bando Premio: Per la promozione del Capitale umano del Paese”. La copia integrale del bando e i suoi allegati sono reperibili sul sito della Conferenza www.parlamentiregionali.it .

L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome , di cui il Presidente Micone è componente. “ Un modo concreto per incuriosire e destare interesse nei nostri ragazzi – ha dichiarato Micone –  verso temi attuali e in continua evoluzione, quali il regionalismo, la potestà legislativa ed il ruolo delle Regioni nelle politiche locali, nazionali e all’ interno dell’ Unione europea. Inoltre, ritengo che sia un modo per far sentire vicine le Istituzioni ai ragazzi in momento storico ricco di incertezze ” .

Carola Pulvirenti

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Dedicato ai giovani molisani fra i 18 e i 35 anni https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/dedicato-ai-giovani-molisani-fra-i-18-e-i-35-anni.html https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/dedicato-ai-giovani-molisani-fra-i-18-e-i-35-anni.html#respond Tue, 02 Feb 2021 19:45:43 +0000 https://www.cblive.it/?p=101045 Si terrà il 9 e l’11 Febbraio il laboratorio online dedicato ai giovani molisani. Una preziosa opportunità di orientamento all’utilizzo della piattaforma Your First EURES Job, progetto creato per promuovere il lavoro, il tirocinio e l’ apprendistato nei paesi europei. Sono invitati ad iscriversi gratuitamente i giovani interessati ad acquisire nuove competenze professionali, mediante esperienze …

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Si terrà il 9 e l’11 Febbraio il laboratorio online dedicato ai giovani molisani. Una preziosa opportunità di orientamento all’utilizzo della piattaforma Your First EURES Job, progetto creato per promuovere il lavoro, il tirocinio e l’ apprendistato nei paesi europei.
Sono invitati ad iscriversi gratuitamente i giovani interessati ad acquisire nuove competenze professionali, mediante esperienze di lavoro, apprendistato o un tirocinio in un altro paese Ue, + Norvegia o Islanda. Il laboratorio è formato da due sessioni online della durata di circa 2 ore e si terrà dalle 16 alle 18 nelle seguenti date: 9 e 11 Febbraio 2021.
La prima sessione sarà dedicata ad un’attività di conoscenza dei partecipanti e ad una prima analisi delle competenze possedute. La seconda sessione del laboratorio sarà focalizzata sulla parte di empowerment e sulla simulazione di registrazione alla piattaforma Your First Eures Job. La partecipazione al laboratorio è gratuita, ma i posti sono limitati. E’ necessario quindi registrarsi tramite il seguente link: https://www.eurodesk.it/yfej-molise
Your First EURES Job è un progetto finanziato dal Programma europeo per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI), che aiuta i giovani che desiderano svolgere un’esperienza lavorativa all’estero e assiste i datori di lavoro che ricercano figure professionali con diverso profilo nel mercato europeo.
Carola Pulvirenti

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Dall’isolamento forzato all’iper-creatività: così nascono ‘Le recluse’, le carte da gioco della pandemia. A idearle una giovane campobassana https://www.cblive.it/cultura/dallisolamento-forzato-alliper-creativita-cosi-nascono-le-recluse-le-carte-da-gioco-della-pandemia-a-idearle-una-giovane-campobassana.html https://www.cblive.it/cultura/dallisolamento-forzato-alliper-creativita-cosi-nascono-le-recluse-le-carte-da-gioco-della-pandemia-a-idearle-una-giovane-campobassana.html#respond Wed, 25 Nov 2020 15:35:20 +0000 https://www.cblive.it/?p=98863 Una spada che si trasforma in tampone, un bastone che diventa termometro, una coppa in una mascherina e denari tramutati in germi virali: sono ‘Le Recluse’ le carte da gioco a tema 2020, rebranding creativo delle tradizionali napoletane, nate durante il periodo di isolamento forzato di quattro amiche che contemporaneamente sono risultate positive al Covid-19. …

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Una spada che si trasforma in tampone, un bastone che diventa termometro, una coppa in una mascherina e denari tramutati in germi virali: sono ‘Le Recluse’ le carte da gioco a tema 2020, rebranding creativo delle tradizionali napoletane, nate durante il periodo di isolamento forzato di quattro amiche che contemporaneamente sono risultate positive al Covid-19.

Tra queste l’ideatrice e illustratrice del progetto, la designer campobassana Laura Marianera, titolare insieme a alla toscana Silvia Favero di un studio grafico con sede a Firenze.

“A fine agosto, – racconta l’ideatricemolisana – ero a Campobasso e durante una cena con tre amiche d’infanzia, Elda, Federica e Claudia ho contratto il Covid-19 e insieme a me tutte loro. Appena rientrata a Firenze, una volta scoperta la mia positività, mi sono dovuta isolare per evitare di contagiare il mio compagno. Il mio isolamento è durato oltre 40 giorni. Ero bloccata in una stanza, nel solo perimetro della camera da letto, le giornate erano tutte uguali e il tempo non passava più. Decisi che dovevo distrarmi e risollevarmi, occupare la testa con altro e così ho iniziato a pensare a come trasformare queste mie emozioni”.

Stavo vivendo questa situazione in contemporanea con le mie amiche e ho deciso di fargli un regalo – prosegue Laura – di sviluppare delle illustrazioni, ironizzando su quello che stavamo vivendo, enfatizzando i momenti e i simboli che stavano caratterizzando la nostra positività e il nostro modo di vivere questa nuova e spiacevole situazione. Volevo lasciare qualcosa di bello in un momento decisamente brutto attraverso ciò che mi riesce meglio, il disegno.  Ho iniziato a buttare giù delle bozze di illustrazioni che legassero il gruppo di “recluse” alla simbologia della pandemia, e così, da un gioco, quasi in maniera naturale, mi sono ritrovata a strutturare quello che si è rivelato poi un vero e proprio progetto grafico”.

Le Recluse’ sono, infatti, una rivisitazione delle tradizionali carte napoletane con quattro nuovi simboli (tampone, termometro, virus e mascherina) che possono rappresentare le storie di tante altre persone risultate positive al Coronavirus.

Dalla Briscola a Tresette, dalla Scopa a Rubamazzo, ‘Le Recluse’ si prestano a varie interpretazioni, ideali per portare quel pizzico di fantasia anche sotto l’albero di Natale.

I quattro nuovi simboli contengono il seme Tampone (Laura, è quella che ha effettuato il maggior numero di controlli, ben 6 tamponi nei suoi 42 giorni di isolamento); il seme Virus (Elda, occupava il tempo modificando gli scatti delle quattro amiche inserendo al posto degli occhi l’emoticon del virus, per strappare a tutte un sorriso); il seme Termometro (Federica, ha avuto costantemente 37.5 di febbre durante i 30 giorni di positività) e infine il seme Mascherina (Claudia, da quando è tornata in libertà, sgrida prontamente chiunque le passi davanti con la mascherina fuori posto).

Carte per giocare al solitario oggi, sperando di tornare a divertirsi insieme domani.

Le carte ideate dalla giovane campobassana possono essere acquistate e sono disponibili in pre-order scrivendo alla mail info@progettoundici.com oppure contattando la pagina Instagram.

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Roberta Oliva, “artigiana del colore” tra arte e liuteria https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/98579-roberta-oliva-artigiana-del-colore-tra-arte-e-liuteria.html https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/98579-roberta-oliva-artigiana-del-colore-tra-arte-e-liuteria.html#respond Thu, 19 Nov 2020 07:00:34 +0000 https://www.cblive.it/?p=98579 LUCIANA IAMARTINO Roberta Oliva, molisana di Bojano, ragazza semplice e con la quale si discorre piacevolmente, non si definisce un “artista” bensì, un’“artigiana” del colore. Opere diverse l’una dall’altra, impossibili da riprodurre e ne spiega il motivo: “Mi sono avvicinata al mondo della pittura per la prima volta nel 2015. La tecnica che utilizzo è …

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LUCIANA IAMARTINO

Roberta Oliva, molisana di Bojano, ragazza semplice e con la quale si discorre piacevolmente, non si definisce un “artista” bensì, un’“artigiana” del colore.

Opere diverse l’una dall’altra, impossibili da riprodurre e ne spiega il motivo: “Mi sono avvicinata al mondo della pittura per la prima volta nel 2015. La tecnica che utilizzo è frutto di un percorso di sperimentazione realizzato nel corso di questi ultimi anni. Si tratta, sostanzialmente, di un genere astratto che pone l’accento sulla preparazione del colore composto da acrilici, tempere ed oli vari, lasciando, invece, al momento della stesura quella che potremmo definire l’espressione di un gesto estemporaneo”.

La tecnica pittorica di Roberta viene utilizzata anche per la creazione di altre tipologie di oggetti come gioielli e lampade. L’artista aggiunge: “Ho provato ad applicare questa tecnica su supporti differenti per poter poi giungere alla realizzazione di oggetti di comune utilizzo che avessero un tocco simile a quello espresso nei quadri. Nella fattispecie ho creato una serie di gioielli e di lampade”.

Il 20 dicembre del 2019 è stata aperta al pubblico una delle sue mostre pittoriche presso il Drop di Campobasso, dove, oltre ai quadri, erano state esposte anche “Le Maschere” dipinte a mano.

Quello delle “Maschere” è un tema molto particolare, trattato ampiamente anche da Pirandello e l’artista sceglie questo soggetto per mettere in luce le diverse sfaccettature dell’Io: “La scelta di esporre delle maschere è stata una sorta di provocazione rispetto all’autenticità dell’essere umano.  Reputo che, quasi in tutte le persone, si tenda ad utilizzare una o più di esse a seconda della circostanza nella quale ci si trova. Nella società attuale, si dà una grande importanza all’apparenza: è molto difficile e raro riuscire a mantenere la propria personalità genuinamente intatta, facendo emergere il proprio Essere, senza badare ai condizionamenti esterni”.

Roberta Oliva, laureata in “Conservazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, ha trascorso diversi periodi della sua vita in Spagna, lavorando in una galleria d’arte e prendendo parte all’organizzazione di diversi eventi culturali.

Questi soggiorni in Spagna, hanno condizionato, in modo incisivo, le sue opere: “Conoscere da vicino le opere di numerosi artisti, aver lungamente dialogato con loro – continua l’artista – ha avuto, senza ombra di dubbio, una decisiva influenza nell’orientare il mio lavoro. Non mi riferisco, tuttavia, ad un artista in particolare quanto piuttosto all’ analisi delle molteplici esperienze creative con le quali sono venuta a contatto”.

L’utilizzo di così tanti colori sulle sue tele richiama le opere dell’architetto Gaudì. “Ho sempre guardato con incanto le opere del Gaudì. Ho maturato la decisione di studiare Arte mentre come turista ero a Barcellona di fronte alla Sagrada Familia. Poter vivere, successivamente, nella sua città non mi ha lasciata indifferente”.

Roberta ha un altro hobby tramandato da suo padre, legato al mondo della musica: la costruzione di strumenti musicali:Quello della liuteria è un hobby più recente. Ho intrapreso da poco la costruzione del mio primo strumento, grazie all’ausilio prezioso di mio padre che coltiva questa passione ormai da molti anni. Attualmente stiamo realizzando insieme un Ukulele, ma abbiamo già ulteriori progetti per il futuro, tra i quali, quello di dare vita ad una serie di chitarre romantiche in stile primo Ottocento”.

In questo periodo storico, che ha messo a dura prova il mondo intero, costringendoci ad uno stile di vita ben diverso da quello a cui eravamo abituati, ci ritroviamo a trascorrere molto più tempo con noi stessi e, spesso, da questo incontro, nascono nuove idee. È questo il caso della nostra artista che asserisce: “Personalmente, in questo momento, nel quale non è consentito, fra le altre cose, organizzare mostre ed eventi di alcun genere, mi sto dedicando alla produzione di una nuova serie di quadri che, spero, di poter esporre il prima possibile. Credo che l’isolamento sociale, possa essere letto anche come un momento di riflessione che ci suggerisce la nascita di nuove idee e nuovi progetti, un momento che favorisce la ricerca interiore e la creatività, portandoci a scoprire o riscoprire, passioni per dar voce, magari, al talento con il quale ognuno di noi convive”.

Ogni persona, in questa particolare situazione che stiamo vivendo, dovrebbe prendere spunto da quest’ultima riflessione dell’artista e dare sfogo, per quanto possibile, alla propria creatività con lo scopo di alleviare, almeno, il disagio senza precedenti che sta investendo tutti. Molti hanno attraversato e attraversano momenti particolarmente difficili a causa di questa pandemia dalla quale non si intravede, nell’ immediato, una qualche via di uscita. In situazioni come questa, potrebbe rivelarsi fatale cedere ad un pessimismo sempre più ingombrante e devastante. Ed è proprio in questi momenti che un buon consiglio può fare la differenza.

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Nicolangelo Testa, giovane molisano, referente tecnico della Maserati più veloce di sempre https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/nicolangelo-testa-giovane-molisano-referente-tecnico-della-maserati-piu-veloce-di-sempre.html https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/nicolangelo-testa-giovane-molisano-referente-tecnico-della-maserati-piu-veloce-di-sempre.html#respond Tue, 10 Nov 2020 06:30:59 +0000 https://www.cblive.it/?p=98228 Nicolangelo Testa, nato a Termoli nel 1990, è un giovane talento molisano, oggi referente tecnico della nuova Maserati più veloce di sempre. Dopo la maturità conseguita al Liceo Scientifico “A.Romita” di Campobasso, nel 2011 si diploma in organo al Conservatorio di Musica “Lorenzo Perosi” di Campobasso, consegue poi la Laurea triennale in Ingegneria Meccanica all’Università …

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Nicolangelo Testa, nato a Termoli nel 1990, è un giovane talento molisano, oggi referente tecnico della nuova Maserati più veloce di sempre.

Dopo la maturità conseguita al Liceo Scientifico “A.Romita” di Campobasso, nel 2011 si diploma in organo al Conservatorio di Musica “Lorenzo Perosi” di Campobasso, consegue poi la Laurea triennale in Ingegneria Meccanica all’Università degli Studi di Cassino per trasferirsi in Emilia Romagna e laurearsi in Ingegneria dell’Autoveicolo all’Università “Enzo Ferrari” di Modena.

Dall’Università “Enzo Ferrari” allo stabilimento Ferrari di Maranello i chilometri sono pochi così come i giorni, appena tre, che separano Nicolangelo dall’entrare a far parte del team Ferrari.

Oltre al suono del pianoforte anche il rombo dei motori è musica per le sue orecchie, come nasce la passione per le autovetture? “Ho sempre avuto la passione per le macchine, soprattutto per le corse automobilistiche. Grazie al mio papà, che lavorava in officina, mi sono avvicinato sin da piccolo al mondo delle quattro ruote”.

Com’è stato il primo contatto con il mondo del lavoro? “Durante il periodo di studi ho lavorato come ingegnere di pista in una squadra corse ufficiale Lamborghini su vetture da competizione. Appena dopo la laurea sono entrato nel team Ferrari, ero uno dei più giovani. Il lavoro che ho svolto è stato complicato, bisogna avere una visione d’insieme del veicolo a 360°, motivo per cui il primo approccio è stato sicuramente non semplicissimo. Entrare in una realtà competitiva come Ferrari o Maserati è molto avvincente. Sicuramente fin dall’inizio mi sono trovato in un ambiente stimolante”.

Su quali progetti ha lavorato? Ora su quale sta lavorando? “In Ferrari sono entrato a lavorare come test-engineer sul progetto Ferrari Roma fino alla presentazione della stessa, mi occupavo di effettuare test sui prototipi del modello in pista ed in strada. Sono passato poi in Maserati come referente tecnico della nuova Maserati stradale più veloce di sempre mai costruita, la Maserati Ghibli Trofeo equipaggiata con motore v8 da 580 cv e una velocità massima di 326 km/h. Ora sono referente tecnico del modello Ghibli e Quattroporte, sono a capo di un gruppo di persone che si occupa di effettuare i test sulla vettura. Essere a capo di una squadra è una soddisfazione personale e mi dà molta gioia”.

Quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di un progetto? “C’è parecchio lavoro sia in termini di tempo che di energia e risorse. In questo ambito ci sono molte variabili durante la fase sviluppo ed è necessario portare a casa il risultato per mettere in produzione e successivamente su strada una vettura vendibile ai clienti”.

Come reputa l’esperienza universitaria fuori dalla sua regione? “Per quello che volevo fare nella vita è stato fondamentale andare a studiare fuori regione. La patria dell’automobile si trova in Emilia Romagna, Modena e Bologna infatti sono le zone delle aziende automobilistiche Ferrari, Maserati e Lamborghini”.

Se fosse rimasto in Molise che possibilità avrebbe avuto? “Il Molise non è un luogo in cui questo tipo di lavoro può prendere piede perché non ci sono le aziende automobilistiche e neanche le aziende satellite, a parte la FIAT a Termoli”.

Dove si vede in futuro? “Mi vedo a lavorare sempre nel mondo dell’automobile, spero di poter restare in Italia, ma se dovessi ricevere offerte più vantaggiose dall’estero sono disposto a trasferirmi”.

Quale consiglio darebbe ai ragazzi che decidono di restare in Molise con una laurea in Ingegneria? “Consiglio loro di avere sempre un obiettivo chiaro in testa e lavorare al massimo per perseguirlo. E’ importante porsi un obiettivo ben chiaro per il futuro e fare in modo di raggiungerlo senza arrendersi”.

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Giuseppina D’Amico, molisana in Africa, racconta l’emergenza Covid-19 tra povertà e contagio https://www.cblive.it/cronaca/91981-giuseppina-damico-molisana-in-africa-racconta-lemergenza-covid-19-tra-poverta-e-contagio.html https://www.cblive.it/cronaca/91981-giuseppina-damico-molisana-in-africa-racconta-lemergenza-covid-19-tra-poverta-e-contagio.html#respond Fri, 10 Apr 2020 15:17:24 +0000 https://www.cblive.it/?p=91981 L’emergenza Covid-19 è arrivata anche in Africa. Un’emergenza sanitaria di grandi dimensioni rappresenterebbe una catastrofe. A raccontarci la situazione in Uganda è la molisana Giuseppina D’Amico, project coordinator di Good Samaritan ODV. “Il primo caso in Uganda è stato accertato il 21 marzo, ma già da tre giorni prima il Governo aveva predisposto la chiusura delle scuole …

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L’emergenza Covid-19 è arrivata anche in Africa. Un’emergenza sanitaria di grandi dimensioni rappresenterebbe una catastrofe. A raccontarci la situazione in Uganda è la molisana Giuseppina D’Amico, project coordinator di Good Samaritan ODV.

“Il primo caso in Uganda è stato accertato il 21 marzo, ma già da tre giorni prima il Governo aveva predisposto la chiusura delle scuole e dell’aeroporto internazionale”, ha affermato Giuseppina D’Amico.

“Le misure restrittive – ha spiegato la molisana che da alcuni anni lavora a Gulu – sono state rinforzate dal 1° aprile con un progressivo lockdown per quindici giorni: dalla sospensione degli spostamenti da e verso l’Uganda, assicurato dal dispiegamento dell’Esercito, sono sospesi tutti gli spostamenti privati e pubblici all’interno del Paese, coprifuoco dalle 18,30 alle 6,30, chiuse le attività tranne quelle di prima necessità”.

“Considerati i numeri non elevati si potrebbe pensare a misure eccessive – le parole della molisana di Monacilioni, Giuseppina D’AmicoMa, in realtà, la prevenzione è tutto, soprattutto in contesti come l’Uganda, dove la maggior parte della popolazione è immunodepressa e dove persiste un pessimo sistema sanitario. Se il Covid-19 dovesse prendere piede sarebbe una strage. D’altro canto, le misure sociali prese non sono adeguate”.

“La struttura per cui lavoro, la Comboni Samaritans, si è, sin da subito, attivata per seguire le direttive governative, sospendendo le attività legate alla formazione e al monitoraggio, che prevedevano il contatto tra le persone. La cooperativa è stata chiusa, come l’attività amministrativa. La fattoria resta l’ultimo progetto attivo con la produzione e vendita del latte, seppur tra mille problemi”, ha concluso Giuseppina D’Amico.

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Storie di giovani/ Il commovente racconto di Simona Di Chiro e del suo guerriero speciale, il piccolo Totò https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/storie-di-giovani-il-commovente-racconto-di-simona-di-chiro-e-del-suo-guerriero-speciale-il-piccolo-toto.html https://www.cblive.it/rubriche/storie-di-giovani/storie-di-giovani-il-commovente-racconto-di-simona-di-chiro-e-del-suo-guerriero-speciale-il-piccolo-toto.html#respond Tue, 10 Dec 2019 09:45:04 +0000 https://www.cblive.it/?p=88111 Un messaggio di speranza e di forza da mettere sotto l’albero in vista del Natale: la giovane Simona Di Chiro, di Baranello, racconta tutto l’amore che la porta a lottare giorno dopo giorno accanto a suo fratello, il ‘piccolo Totò’. Racconta la leucemia che ha colpito Totò a soli 4 anni ma anche la sua …

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Un messaggio di speranza e di forza da mettere sotto l’albero in vista del Natale: la giovane Simona Di Chiro, di Baranello, racconta tutto l’amore che la porta a lottare giorno dopo giorno accanto a suo fratello, il ‘piccolo Totò’. Racconta la leucemia che ha colpito Totò a soli 4 anni ma anche la sua forza di volontà e il sorriso che questo bambino non perde mai, neanche durante i periodi più difficili.

Simona, ci racconti la storia del tuo fratellino Antonio, o meglio “del piccolo Totò”? Antonio è il fratellino che ho sempre sognato e non a caso dico ogni volta che è stato il regalo più bello che mamma e papà potessero mai farmi. Ma nell’estate 2015, all’età di quattro anni, Antonio aveva spesso e in maniera anomala la febbre. Dopo alcuni accertamenti al Pronto Soccorso di Campobasso, subito c’è stato il trasferimento al Policlinico Agostino Gemelli di Roma, dove dopo pochi giorni ci hanno dato la diagnosi: leucemia linfoblastica acuta. Era così piccolo che sapeva dire poche paroline e quando qualcuno gli chiedeva il suo nome, lui rispondeva “Totò”. E così ha inizio il calvario di questo piccolo grande uomo: Totò, dopo un lungo e difficile percorso di chemioterapia, guarisce. Ma a distanza di neanche un anno, la malattia torna. Se con la prima malattia il mondo ci era caduto addosso, con la ricaduta il dolore è stato ancora più intenso, difficile anche da raccontare. Ma io e la mia famiglia, grazie alla forza e al coraggio ineffabile di mia madre, eravamo nuovamente pronti ad affrontare tutto con il sorriso perché per Antonio, ormai grandicello e consapevole di cosa gli aspettava, era importante vivere la malattia in serenità ma del resto… è impossibile stargli accanto e non sorridere! Ma a parte il sostegno e l’amore inesauribile che possiamo offrirgli, sono molti i momenti difficili ed Antonio è, ancora oggi, nelle mani della medicina e sta lottando per la vita”.

Come affronta, seppur così piccolo, la sua malattia? “Antonio è un bambino di eccezionale vitalità: ha sempre il sorriso e anche quando la chemioterapia lo fa stare molto male, lui sfrutta quel poco di energia che gli resta per impugnare un colore o per unire i pezzi di un puzzle. Con la sua dolcezza ha conquistato tutti diventando la mascotte dell’ospedale: è conosciuto ed amato da tutti! Inoltre è anche un paziente modello: in tutti questi anni, Antonio, non ha mai pianto e si fa fare tutto, dal semplice prelievo di sangue a procedure più invasive. Ma non senza chiedere prima “cosa mi devi fare?”, “perché me lo devi fare?”, “in cosa consiste?”… Lui infatti sa tutto, fino a sapere anche i nomi delle medicine, e vuole potersi fidare degli infermieri e dei medici”.

Come cerchi di alleviare le sue giornate in ospedale? “Sin da quando è nato gli sussurravo all’orecchio che sarei stata sempre al suo fianco e così è e sarà per sempre. La sua malattia non ha fatto altro che unirci ancora di più: se prima lo portavo al parco in mezzo ai fiori adesso sono io che devo creare il parco intorno a lui e lo faccio armandomi di forbici, matite, cartoncini colorati…. perché i fiori veri non possono entrare in reparto per questioni di sicurezza. La vita in ospedale non è semplice, soprattutto per periodi così lunghi: si perde la concezione del tempo e anche dello spazio in quanto la vita si riduce spesso a stare tra le quattro mura della stanza che ti viene assegnata. Diventano difficili anche le cose più facili, come prendere Antonio in braccio e stritolarlo di coccole perché c’è da fare attenzione alle flebo, ai cerotti e tanto altro. Eppure noi facciamo tutto insieme, dal pigiama party, alla serata in disco-music, agli aperitivi, ai pic-nic, alle passeggiate per il corso, alle recite teatrali… e tutto questo con la forza della creatività e dell’immaginazione. Un altro punto forte del nostro legame è la fiducia: Antonio sa che qualsiasi cosa io gli dica, brutta o bella che sia, è vera e insieme la affrontiamo. Quando sono al suo fianco non sento fame, sete, stanchezza… sento solo di voler fare l’impossibile per renderlo felice!”

Ci racconti come si vive, da familiari, una malattia pediatrica? Stare accanto ad un bambino malato non è per niente facile perché ti senti impotente in quanto devi affrontare qualcosa più grande di te. Zero sono le risposte alle innumerevoli domande che ti poni e infinite sono le paure da gestire. Quando Antonio mi prende il viso tra le sue manine e mi chiede domande del tipo “ma perché mi sono ammalato di nuovo? Io le ho prese le medicine! Ho sbagliato io?”… mi ritrovo occhi negli occhi con lui e mi rendo conto che anche lui, a soli otto anni, si pone delle domande e non trova risposte.  Inoltre, vivere in un reparto di oncologia pediatrica non significa avere solo il dolore del tuo caro ma vivi tutte le sofferenze degli altri piccoli pazienti e delle loro famiglie: purtroppo in questi lunghi anni molti bambini che abbiamo conosciuto non ce l’hanno fatto e per noi è stato ed è davvero devastante…”

Cosa hai imparato e cosa stai imparando da questa esperienza?Vorrei tanto poter rispondere a questa domanda dicendo che “da questa esperienza ho imparato a dare importanza alle cose che davvero contano nella vita” o dire che “questa esperienza mi ha reso più forte” ma… non è così. Anzi, forte mi ci sentivo più prima. Da questa esperienza ho imparato che il dolore può essere talmente intenso che ti manca il respiro, ho imparato che una mente e un corpo giovane, come i miei, possono sentire la stanchezza psico-fisica di una persona di almeno 20 anni di più. E poi ho imparato che esiste un modo strepitoso di affrontare la vita ed è rinchiuso in piccoli corpi: nei bambini”.

Spesso usi i social per dare informazioni e sensibilizzare alla ricerca, una speranza per tutte le persone ammalate… “Ormai i social sono diventati uno dei mezzi più potenti per la circolazione e la condivisione delle informazioni e allora perché non sfruttarli per far arrivare alle persone messaggi del tipo che la donazione di sangue salva davvero delle vite? Anzi, le trasfusioni di sangue sono una delle cose essenziali per poter affrontare le terapie. Il sangue lo abbiamo tutti eppure sono ancora poche le donazioni. La cosa più aberrante è che, nonostante la tanta pubblicità, molte persone ignorano l’importanza fondamentale di tale gesto. O perché non testimoniare che ci sono associazioni che davvero utilizzano i soldi per aiutare le persone in difficoltà? Ebbene si. Ci sono associazioni che offrono un alloggio gratuito, altre che organizzano eventi tipo gite, spettacoli e altre iniziative per i piccoli pazienti, tutto in completa sicurezza. Quando pubblico un post con Antonio, ricevo tantissime risposte e mi rendo conto che io e il mio fratellino,  insieme, lanciamo messaggi d’amore e di incoraggiamento anche per altre persone che soffrono per un motivo o per un altro. Mi piacerebbe dire che sogno un mondo dove i bambini non possano mai ammalarsi ma al momento mi limito a sognare che la nostra regione, il Molise, e tutte le regioni del Sud d’Italia, possano offrire servizi adeguati per le cure dei più piccoli cosicché le famiglie riescano a rimanere unite e soprattutto i bimbi possano affrontare la malattia senza che quest’ultima stravolga del tutto la loro vita. Per sostenere e curare il piccolo Totò, tu e tua mamma vi siete trasferite a Roma. Cosa vi manca del Molise? E al dolce Totò cosa manca di casa sua?”

Cosa ti senti di dire a chi come te, mamma, sorella, zia di un bambino malato, sta vivendo questo momento della propria vita?È difficile dire qualcosa ad un familiare di un bambino malato perché mi rendo conto che spesso molte parole di fronte al dolore sono inefficaci. So solo che più il dolore è forte e più lo trasformo in momenti di felicità con il mio fratellino. Non posso dare nessuna lezione di vita perché ancora una volta la lezione più bella ce la danno loro: i bambini. L’unica cosa che mi sento di dire è: se non si arrendono loro perché dobbiamo arrenderci noi?”.

L’intervista si conclude con il ‘Grazie’ gioioso del il piccolo Totò, sempre accanto a sua sorella Simona. La storia del piccolo ma grande guerriero Totò è un esempio per tutti noi.

 

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