Trasporto Pubblico Locale, centrodestra battuto in Consiglio regionale. Dietro il ‘no’ delle opposizioni, supportate da Iorio, Calenda e Aida Romagnuolo, la volontà di tornare al voto
La maratona domenicale a Palazzo D'Aimmo manda ko la maggioranza guidata da Toma
La crisi era nell’aria e puntuale è arrivata a ridosso del Natale. Per la maggioranza del governatore Toma è la prima vera fase di stallo ad appena un anno e mezzo dalle elezioni regionali. Il centrodestra è andato sotto, dieci contro undici, alla votazione per la riforma della legge sul Trasporto Pubblico Locale, che intendeva modificare la normativa in vigore dal 2000.
La maggioranza è stata battuta da un emendamento presentato dalla consigliera ex Lega, Filomena Calenda, col quale, in pratica, si è modificato l’impianto della riforma dell’assessore ai Trasporti, Vincenzo Niro. A votare con le minoranze del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, l’ex governatore Michele Iorio e le consigliere, elette con la Lega, poi espulse dal partito per i contrasti con l’ex coordinatore regionale e assessore Luigi Mazzuto, Filomena Calenda e Aida Romagnuolo.
Si resta, dunque, col lotto unico e gara aperta, mentre l’impianto originario prevedeva il doppio lotto.
Al momento, dunque, la maggioranza non esiste più e lo si era capito, durante la scorsa settimana, anche dalle dichiarazioni rilasciate dall’ex governatore Michele Iorio, contro cui duri sono stati gli interventi in aula del Sottosegretario Quintino Pallante e del consigliere regionale Andrea Di Lucente.
A votare con la maggioranza: Toma, Micone, Nico Romagnuolo, Di Lucente, Tedeschi, Cefaratti, Matteo, Pallante, Scarabeo e D’Egidio.
A votare con le opposizioni, dunque, Iorio, Aida Romagnuolo e Calenda, insieme con i pentastellati Greco, Manzo, Primiani, Nola, De Chirico, Fontana e i piddini Facciolla e Fanelli.
L’assessore Vincenzo Niro ha provato a spiegare il nuovo impianto della legge, ma ormai i giochi erano fatti. Ma sul voto ci sono da fare almeno due considerazioni: l’argomento era di quelli scottanti con il coinvolgimento dei gruppi forti del territorio. E questa è una considerazione, ma dietro questa bocciatura c’è un dato politico: il centrodestra, che già in occasione delle elezioni comunali di Campobasso, capace di ‘regalare’ Palazzo San Giorgio al Movimento 5 Stelle, apparve disunito e lacerato, non esiste più. E da più fronti ci sarebbe la volontà di staccare la spina e tornare alle urne, per assicurare ai cittadini molisani una maggioranza coesa, duratura e dal cui vertice arrivino le soluzioni per i problemi dei molisani.