Sanità, confronto in Consiglio regionale. Giustini fotografa lo stato dell’arte “ma pronti a lasciare se lo deciderà il Governo”
Il passato che ha segnato il presente, ma anche le decisioni arrivate con il consenso locale. Sono questi gli aspetti che saltano all’attenzione durante l’intervento dei commissari alla Sanità che avviene nell’Aula di Palazzo D’Aimmo, prima del Consiglio monotematico del pomerigggio.
Giustini e Grossi trascorrono, infatti, la mattinata in audizione alla Conferenza dei Capigruppo alla Regione Molise. Il primo intervento, quello di Giustini, ripercorre le criticità del sistema che si sono accumulate nel corso degli anni, ma alla fine approda anche alla gogna mediatica subita per aver messo in atto soluzioni concordate con i vertici della Regione
“Quando di fronte alla carenza dei medici proposi di rivolgerci ai medici militari, nonostante tutte le autorizzazioni locali e ministeri, fui letteralmente massacrato, con il governatore Toma e l’assessore Mazzuto che andarono a Roma a chiedere la mia testa. In quell’occasione furono offese le forze armate e le forze di Polizia. Non so dire il perché di quella situazione, ma fu colpita la dignità delle istituzioni“.
“Se il Governo lo riterrà opportuno – le parole pronunciate subito dopo da Giustini – termineremo il nostro mandato. C’è da dire che il debito sanitario risale negli anni. Quanto stabilito dalla legge di Stabilità del 2014, che prevedeva per il 2015 quaranta milioni di euro di trasferimento dallo Stato, fu una sorta di regalo al Molise, affinché si potesse completare il Piano Operativo Sanitario 2015-2018, ma non raggiungendo tutti gli obiettivi prestabiliti il Molise ha poi perso otto milioni. Con legge regionale dell’ottobre 2019 è stato approvato un trasferimento alla sanità di 15 milioni da trasferire alla sanità, soldi che devono coprire parte del disavanzo. Ad oggi solo 4,2 milioni sono stati impegnati per le fiscalità del 2018. Impegnati ma non trasferiti. Questo significa che per noi e Roma di fatto siamo a zero”.
“In totale dovevano essere trasferiti 27 milioni di fiscalità – incalza Giustini – Il Punto Nascite a Termoli fu chiuso perché mancavano i medici. Dodici anni di blocco di assunzioni hanno creato un vuoto enorme nel personale sanitario. In tutto questo, grave è stata la perdita di una figura come Gennaro Sosto, che si è dimesso. Una delle poche note positive, il Decreto Calabria, una vittoria per le regioni, come il Molise, con un alto deficit. Grazie a quest’ultimo c’è stato lo sblocco del turnover. A metà agosto eravamo già pronti per i concorsi. Siamo arrivati a Natale e manca la Commissione, che deve essere nominata dal governatore. Questa – conclude – è la fotografia della sanità molisana”.
Subito dopo l’intervento del sub commissario Grossi che mette in risalto il dato sulla mobilità passiva dal 2012 al 2018. “Nel 2012 ha raggiunto 51milioni con un saldo positivo di 36milioni, nel 2018 la mobilità passiva ha, invece, raggiunto la quota di 80milioni di euro con un saldo di mobilità attiva di 16milioni di euro. Non solo è peggiorata la mobilità passiva, ma ci sono stati anche meno introiti per quella attiva. Area più colpita quella della costa che usufruisce di altre regioni. Lì la mobilità passiva si dirige verso l’Abruzzo”.
Poi le priorità su cui lavorare: la rete dell’emergenza in primis. “Sul territorio ci sono 16 ambulanze e 44 guardie mediche. Un servizio che non è stato sufficientemente potenziato nel corso degli anni, ma chedovrà ora prevedere il potenziamento dell’elisoccorso. Attualmente ci sono due basi di cui una all’Aquila, restano i problemi sui voli notturni, ma c’è da sviluppare tutta questa attività. E se la convenzione con l’Abruzzo non sarà esaustiva possiamo guardare alle altre regioni, Lazio, ma anche Puglia. Le reti tempo dipendenti dovranno infatti essere efficaci ed efficienti, sul piano degli esiti dobbiamo ancora migliorare molto”.
Una fotografia decisamente preoccupante quella di un sistema sanitario regionale quasi al collasso e su cui, nel corso degli anni, hanno influito precise responsabilità.