Concorso dirigenti, in Consiglio prova di forza di una maggioranza in frantumi. Seduta fiume diventa un mero esercizio della retorica
Una maggioranza in frantumi. È questo il quadro che emerge dalla seduta fiume del Consiglio regionale monotematico dedicato ai bandi per dirigenti emanati dalla Regione. Respinti i sette atti delle minoranze che avrebbero voluto ampliare il dibattito sul più ampio tema della tutela del lavoro. In modo particolare concentrandosi anche sui 600 precari storici dell’ente, così come sul personale delle comunità montane e quello dell’agenzia di Protezione Civile. Sei quelli proposti dal PD, uno avanzato dal Movimento Cinque Stelle.
In tarda mattinata l’iscrizione degli atti all’Ordine del Giorno vengono respinti solo per la norma che impone un voto favorevole dei 2/3. Di fatto nei numeri, però, la maggioranza che fa capo al governatore va sotto. 11 a 8, addirittura 12 a 7 i favorevoli all’iscrizione. Tra le proteste delle minoranze, gli atti non vengono discussi, ma le cifre raccontano di una maggioranza che quasi non esiste più, nonostante lo sforzo del consigliere Di Lucente che, riallineatosi alla linea presidenziale, si scaglia contro la consigliera Fanelli rea, secondo il consigliere, di aver presentato una sfilza di atti in una seduta che avrebbe dovuto produrre un unico documento condiviso da minoranze e maggioranza.
Documento che di fatto però non ci sarà nemmeno alle 22. Ora nella quale la seduta del Consiglio viene chiusa.
Nel frattempo il governatore ai dubbi che le minoranze avevano sollevato attraverso quei sette atti ha comunque risposto, leggendo lunghissime relazioni.
Un escamotage necessario che lo ha fatto controbattere agli avversari politici eludendo la prova dei numeri, alla quale la sua maggioranza non avrebbe retto.
In serata saranno, infine, due i documenti che non troveranno la quadra per essere iscritti all’Ordine del Giorno ed essere discussi.
Il primo, avanzato da Pallante come primo firmatario, impegna a trasmettere il risultato del dibattito al capo del dipartimento che ha emanato i bandi per rilevare eventuali anomalie. Il secondo, con la Fanelli prima firmataria, punta a sospendere i concorsi e l’eventuale annullamento in autotutela.
Entrambi gli atti, al di là della discussione, sarebbero stati comunque inviati da Toma al dirigente competente. Questo almeno ciò che il presidente riferisce all’Aula prima del voto per l’iscrizione.
Una scelta, quella del governatore che fa infuriare le minoranze che, in fondo, nella decisione del presidente ravvisano la bontà delle loro intenzioni e di quanto messo nero su bianco in quegli atti bocciati a inizio seduta. Alla fine nessuno dei due documenti ha i numeri per essere iscritto e discusso.
Il Consiglio regionale monotematico non produrrà così nessun deliberato.
Un mero esercizio retorico è l’amara conclusione di un Assise regionale servita a nulla e che termina con un semplice resoconto di Consiglio che sarà “inviato alla struttura competente per ravvisare eventuali anomalie”.
“La campanella dell’ultimo giro è arrivata”, il commento della capogruppo PD, Micaela Fanelli. “Speriamo che il contributo dato oggi in Assise serva per tornare indietro e ripristinare il concetto di giustizia”.
“Una maggioranza che si regge sullo 0,2% non la salverà a lungo. In questo momento state uccidendo i sogni di tanti giovani molisani”, dice il capogruppo pentastellato, Andrea Greco, rivolgendosi al governatore.
“Avevo chiesto un accesso agli atti che mi è stato negato, impedendomi di fatto di svolgere la mia attività istituzionale”, l’accusa che arriva dalla consigliera dissidente di centrodestra, Aida Romagnuolo.
“Per iscrivere un atto all’Ordine del Giorno servono i due terzi, quindi serve a poco parlare di uno 0,2%”, sono invece le parole pronunciate dal sottosegretario Pallante in risposta a Greco.
Accuse e recriminazioni che, a sera tarda, mettono la parola fine su una seduta fiume che, oltre a un mero esercizio retorico, a poco o a nulla è servita.
Insomma, un’altra buona occasione persa. Ovviamente per l’intero Molise.