Manifestazione di solidarietà verso il collega sospeso dal servizio, ma soprattutto un’iniziativa di protesta nei confronti della decisione presa dal Dap. Così come annunciato da Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, questa mattina, lunedì 4 febbraio, si è tenuto dinanzi alla casa circondariale di Campobasso il raduno di quanti giudicano ingiusta la sospensione dell’agente che ha puntato la pistola in faccia al detenuto fuggito dal carcere.
“Non cambieremo idea e non arretreremo di un passo neanche in caso di punizione nei miei confronti”, ha detto Di Giacomo rivolgendosi con tanto di megafono ai presenti: circa trecento secondo le stime degli organizzatori.
“Oggi siamo qui – ha continuato – per esprimere solidarietà al collega, ma anche per un intero sistema, quello carcerario, che oggi va assolutamente rivisto. Nelle carceri si verificano aggressioni continue nei confronti della Polizia Penitenziaria e nei confronti dei detenuti più deboli, che mettono a rischio il concetto stesso di rieducazione. Lo scorso anno nelle carceri italiane sono stati ritrovati 750 telefonini. Questo significa che c’è ancora chi riesce a impartire ordini all’esterno”.
Ma per Di Giacomo non bisogna nemmeno dimenticare la questione dei 20mila estracomunitari presenti nelle case circondariali dello Stivale. “C’è il grande problema dei nigeriani che comandano e il mondo della politica non può essere sordo a tutto questo. È ora che la politica si faccia carico di tutte queste problematiche in modo serio”.
Dal segretario generale poi i ringraziamenti al presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ma anche all’assessore di Palazzo San Giorgio, Francesco De Bernardo e al consigliere Alberto Tramontano per essere stati presenti alla manifestazione.
“Il capo dipartimento ha fatto la cosa più semplice: la sospensione”, – ha detto il segretario che ha poi fatto sapere come lo stesso sindacato abbia presentato regolare denuncia per chiedere la rimozione delle immagini dai social network. “Non c’è stata nessuna attenzione ai colleghi e questo non ci sembra una cosa giusta. La denuncia presentata da noi sarebbe dovuta, invece, essere inoltrata dal Dap”.
Lo stesso Di Giacomo si è poi detto fiducioso di poter incontrare il Ministro Bonafede e portare, “nel giro di una settimana una buona notizia”.
“E’ vero – conclude Di Giacomo – le norme vanno applicate, ma serve il contatto con la realtà. Ed è proprio questo che è mancato in tale episodio: decidere di lasciare in 12 ore un padre di famiglia senza stipendio non è una cosa di cui andare fieri”.