Un vero e proprio massacro mediatico, quello andato in scena sul profilo Facebook del sindaco di Campobasso, Antonio Battista, dopo che, nel pomeriggio di martedì 27 febbraio 2018, con un post, per veicolare più velocemente una comunicazione di servizio, ha annunciato la riapertura delle scuole.
Insulti ed epiteti postati nei commenti, che lasciano senza parole, soprattutto alla luce del fatto che a farli sono ragazzi e ragazze nemmeno maggiorenni.
I ragazzi della società del domani che, nell’oggi, non si distinguono per un comportamento esemplare.
Dall’altro lato degli smartphone, amministratori le cui scelte, seppur non condivisibili, sono la rappresentazione di un’Istituzione che, a prescindere da tutto, merita rispetto.
Nel mezzo i genitori: veri responsabili di una generazione allo sbando.
Troppo impegnati per non redarguire i propri figli, troppo presi da altro da non poter porre fine a un episodio sconfinato semplicemente in una realtà, che chiederebbe una riflessione sui doveri etici e morali di chi ha il compito di educare.
La famiglia in primis perché la scuola viene dopo e senza la famiglia educare o, meglio ri-educare è difficile se ciò viene reso impossibile dai genitori. Sempre troppo amici dei loro figli, sempre pronti a un sì e a dire che in ogni caso la colpa è degli altri, sono i genitori che contribuiscono a una comunità che ha perso i valori di un tempo, il rispetto di un tempo.
Una generazione forte a parole, estremamente fragile nei fatti. Abituata a commentare e a sputare violenza su tutto e tutti senza compiere mai autocritica. Ma è così che si diventa violenti, è così che si accorciano le distanze dalle parole ai fatti, quando basterebbe iniziare a condannare proprio quelle parole.
Solidarietà al primo cittadino, il quale ha preferito non commentare l’aggressione verbale subita, e a tutti coloro che, quotidianamente, sono oggetto di attacchi di chi, nella società tecnologica in cui viviamo, non conosce le regole del vivere civile, né tra la gente né davanti a un computer o a uno smartphone.