Storie di giovani / In tasca una laurea da architetto, ma Valentina mette le “Mani in pasta” e porta le ricette del Molise a Lisbona
CRISTINA SALVATORE
Valentina Toscano, 30 anni, di Montenero di Bisaccia, e Elisa Sartor, 31 anni, di Milano, sono le giovanissime co- fondatrici del progetto culturale e creativo “Mani In Pasta”, nato a Lisbona (Portogallo) nel gennaio del 2012 dalla fusione tra architettura, passione per il buon cibo e creatività.
L’idea è partita organizzando pranzi e cene itineranti per Lisbona. Valentina e Elisa, le due co-fondatrici, sono arrivate in Portogallo con una laurea in architettura in tasca e un progetto ben chiaro da realizzare: il loro obiettivo era quello di trovare spazi interessanti per poter esercitare questa attività e dove poter riunire quante più persone possibile. “Mani In Pasta”, infatti, ha soprattutto uno scopo socioculturale, ossia quello di portare anche nei quartieri più complicati della capitale portoghese un’esperienza di convivio che per queste imprenditrici è fondamentale. In una lunga chiacchierata del progetto ce ne parla la molisana Valentina.
Raccontaci un po’ come si svolgono le vostre cene o pranzi conviviali: “In sostanza noi organizziamo pranzi e cene per 40 o 50 persone – con formato di pasta fresca fatta da noi – e lasciamo al pubblico sempre un glossario, perché ‘Mani in pasta’ non è un progetto rivolto solo alla pasta fresca, è un progetto creativo culturale che vuole divulgare la cultura gastronomica italiana tradizionale rivisitata in chiave contemporanea. Lasciamo, quindi, sempre un glossario, dove con una grafica tutta personalizzata, raccontiamo l’origine del piatto di pasta, l’evoluzione, proverbi tipici relativi allo gnocco o al tortellino, anche per fare un po’ di didattica. Il format di eventi è basato su questi pranzi e cene, o un aperitivo per un target di persone un po’ più ampio, 60/80. Abbiamo organizzato eventi anche dentro negozi, spazi dismessi, poi, piano piano, il nome si è sparso e siamo state chiamate anche dal Comune di Lisbona per organizzare una cena annuale. Abbiamo chiuso la stagione del Teatro municipale di Lisbona più importante, dove abbiamo fatto performance di pasta fresca (tagliatelle) dal vivo insieme ai bambini, che poi abbiamo servito al pubblico del teatro. Lavori importanti fatti finora sono stati commissionati dal Comune di Lisbona, il Teatro Maria Matos (teatro municipale di Lisbona), la Triennale di Architettura, il Festival del Cinema Italiano a Lisbona per la conferenza stampa.”.
Sul vostro sito ho visto che realizzate anche borse e magliette che riportano scritte legate al cibo, come mai questa idea? “Ecco, un momento importante del progetto è stato ad ottobre 2015 in cui abbiamo lanciato, essendo architette di formazione, questa linea di borse, magliette, zainetti fatte a mano da noi. Abbiamo disegnato un alfabeto di lettere, con la libertà di comporre qualsiasi parola, e abbiamo iniziato a giocare con le parole, legandole e al cibo. “Tonno subito” “sono di-strutto”: giocare con le parole con doppio significato. Sta andando molto bene e vogliamo spingere su questa componente di merchandising. Abbiamo già avuto ordini consistenti e stiamo aprendo un rete di punti vendita in Italia. Adesso vendiamo online, ci sono dei locali che stanno comprando”.
Avete intenzione di tornare in Italia prima o poi? “Non abbiamo intenzione adesso di tornare in Italia, magari potremmo aprire Mani in Pasta in Italia. Ma tornare in pianta stabile no. Magari torniamo e apriamo una succursale nel nostro Paese ben volentieri, ma adesso no. Noi vorremmo comunque esportare questo format, abbiamo anche già avuto delle proposte per acquisizione di marchio ma per adesso è nostro”.
Una sede in Molise? La tua terra d’origine? “Ci farebbe super piacere tornare in Molise, ma dovremmo essere invitate. Molte ricette che riproponiamo sono tipiche dei luoghi in cui siamo cresciute. Io per esempio amo riproporre i cavatelli con il sugo di ventricina. Per portare un po’ di “Mani in Pasta” in Molise, io lancerei una “sfida” alle amministrazioni locali, e magari proprio a Montenero di Bisaccia, che poi é il mio paese”.
A proposito di chef Rubio e “Forchetta Pop”. Com’è andata? “Chef Rubio ha scelto di venire tra lo staff di Mani in Pasta e questa è una cosa fondamentale per noi che abbiamo autoprodotto l’evento. In pratica si è trattato di un evento offerto completamente da noi, gratuito per il pubblico, dove le persone venivano e tutti insieme ammassavamo la pasta. Abbiamo fatto il formato della mugnaia, abruzzese, tipico del teramano. Il kit che abbiamo dato a tutti era una forchetta, perché volavamo fosse l’oggetto che avesse tutto il pubblico, il simbolo dell’evento, con cui le persone mangiavano questa ‘forchettata’ di mugnaia. Abbiamo ammassato sui pianali di legno e riversato (come si faceva anticamente – sempre perché ci piace riproporre tradizioni che altrimenti stanno scomparendo) questa mugnaia sulle stesse, condito e… tutti hanno mangiato con la forchetta sullo stesso supporto, lo stesso formato di pasta con lo stesso strument!. Una cosa democratica, conviviale, sociale. Noi cerchiamo di portare anche nei quartieri più complicati di Lisbona il nostro pubblico, e far arrivare questa esperienza del convivio che per noi è fondamentale, perché speriamo che riunisca la gente”.
I vostri progetti per il futuro quali sono? “Ad ottobre é nato MIP DESIGN: La nuova linea di design MIP “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Borse, T-shirt e zainetti “interattivi” che, come ti accennavo prima, giocano con le parole della gastronomia italiana generando connessioni urbane e sociali. 100% fatte a mano e stampate da noi con un alfabeto di timbri realizzati presso il FabLab Lisboa. Vogliamo sottolineare il carattere sociale delle connessioni reali (non virtuali e non digitali, quindi genuine) che sia gli eventi che gli accessori MIP vogliono incentivare. E per fare ciò, MIP sceglie di giocare con la lingua italiana che per noi é la più divertente e appetitosa. Crediamo nell’importanza della lingua italiana e delle connessioni per attirare un eventuale sponsor legato al mondo delle telecomunicazioni o della lingua italiana, appunto. Un nuovo modo di fare “food desig”, non disegnando oggetti di cucina, ma giocando graficamente con le parole legate al cibo! L’evento “Forchetta Pop”, ad esempio, ci piacerebbe esportarlo nel mondo, magari farlo a Campobasso. Abbiamo lanciato questo primo evento e stiamo vedendo se riusciamo a replicarlo in Italia o all’estero, magari invitati dall’amministrazione”.
Cercate qualcuno che possa finanziarvi per poter allargare gli orizzonti? “Si, certo. Al momento abbiamo avuto una sponsorizzazione tecnica de “La Molisana”, che è stata l’unica sponsorizzazione avuta. Per due volte c’ha inviato farina di semola di grano duro (all’estero è difficile trovare grano macinato a pietra), poi abbiamo fatto tutto da sole. Infatti, stiamo cercando degli sponsor più grandi, ditte di comunicazioni, connessioni che possono essere interessate anche al lato creativo del progetto e non solo al cibo perché non siamo né i primi né gli ultimi a fare pasta fresca nel mondo…però noi riportiamo le ricette antiche, non scontante che nei ristoranti non si trovano facilmente”.