Attentato in Costa d’Avorio, quattro molisani poco distanti dalla sparatoria. Paura e sgomento: “Impossibile comprendere”
FABIANA ABBAZIA
“Sparare all’impazzata in nome di un Dio su donne e bambini che giocano sulla sabbia non è umanamente comprensibile”. È questo il pensiero che uno dei quattro molisani che si trovava poco distante dal posto dell’attentato terroristico avvenuto in Costa d’Avorio ha espresso a caldo sulla sua pagina Facebook, appena dopo aver fatto sapere ai familiari e agli amici di star bene. Amedeo Roccio, insieme ai fratelli Antonio e Roberto Armenti e il giovane Francesco Pallotta, era poco distante dalla spiaggia di Grand-Bassam, nei pressi dei resort popolati da occidentali, dove alcuni uomini con volto coperto e armati di kalashnikov hanno provocato la morte di 16 persone, di cui 2 soldati.
I molisani, tutti di Roccaravindola, da oltre un anno si trovano per lavoro in Costa d’Avorio e ieri come di consueto, stavano trascorrendo la domenica insieme. Una giornata tranquilla, di riposo, prima di poter essere pronti per una nuova e intensa settimana di lavoro. A un tratto gli spari, la paura e la corsa disperata per cercare un posto sicuro. Un paradiso terrestre diventato all’improvviso un inferno.
Nella ricostruzione dei fatti di un nuovo attacco terroristico, rivendicato dal movimento jihadista dell’Africa Occidentale Al Murabitun (lo stesso che aveva rivendicato l’attacco di Mali di pochi mesi fa), qualcuno ha raccontato come gli attentatori pretendevano dalle loro vittime che prima di essere uccise urlassero “Allah Akhbar”, e loro stessi continuavano a inneggiare alla grandezza del proprio Dio, mentre la sabbia chiara si macchiava di sangue. Una scena questa, rievocata da un ufficiale militare, citato dal giornale francese Le Monde, sulle cui pagine la testimonianza di uno dei dipendenti degli hotel afferma di come gli spari siano durati almeno “un’ora e mezza”.
Quattro delle vittime sono europee, tra loro un francese e un tedesco, è quanto fatto sapere dal ministro dell’Interno Hamed Bakayoko. Una trentina di persone sono invece rimaste ferite, tra cui anche un bambino.
In uno scenario simile, i molisani in terra africana, a pochi metri dalla sparatoria continuano a essere spaventati, sotto choc, ma tirano un sospiro di sollievo, alzano gli occhi al cielo e ringraziano il loro Dio che li ha salvati, ma soprattutto si uniscono “al dolore dei familiari che hanno perso i loro cari”. Lacrime di sofferenza uguali in tutte la nazioni di appartenenza delle vittime.